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Moana, Lapo, Uomini che odiano le donne

Operazioni giustificate destinate al successo.
di Pino Farinotti

La vendita e i modelli
Moana Pozzi (Anna Moana RosaPozzi) 27 aprile 1961, Alessandria (Italia) - 16 Settembre 1994, Lione (Francia).

lunedì 22 giugno 2009 - Focus

La vendita e i modelli
Sky sta producendo il serial sulla vita della regina delle pornodive. L'operazione è destinata ad un grande successo. Moana è la summa, perfetta, non ottimizzabile, dei valori e dei codici che prevalgono, nei media, nello spettacolo, nella comunicazione generale, da alcune stagioni. E' un grande manifesto, un sintomo del "contemporaneo".
Non è l'unico di questi giorni. Ci sono almeno tre iniziative esemplari distribuite su tre media: la pubblicità, il cinema, la televisione. E riguardano caratteri diversi che però fanno parte della stessa proposta, della stessa vendita. L'assunto è che la vendita, dunque il gradimento, dunque l'audience, tutto giustificano. E' risaputo. In nome della vendita si progetta il prodotto appropriato, che arrivi al pubblico più largo. Pubblico largo significa televisione del pomeriggio, della prima serata, del week end, e pubblico di un certo cinema. La tentazione, la seduzione di quel prodotto sta nel sollecitare certe memorie, gusti, istinti dell'utente, un po' reconditi, un po' proibiti. Le parole sono guardonismo, pornografia, violenza, varie trasgressioni.
Tormentata
Tocca a Violante Placido rappresentare la bionda tormentata e "maledetta", morta a soli 33 anni, forse per un tumore al fegato, forse di A.I.D.S. Nel suo book Moana dava i voti ad alcuni dei suoi (molti, infiniti) clienti, il più alto spettava e Roberto Benigni, il più basso a Renzo Arbore. Certo basterebbe questo capitolo per una sequenza irresistibile del serial. Violante si è dichiarata incantata del modo di vivere libero, ribelle, senza condizionamenti e pieno di entusiasmo di Moana. Ha concluso: "è un progetto serio". Il regista Alfredo Peyretti ha detto "il film deve essere sensuale, non pornografico". Ma Moana non era regina del porno? Era il suo manifesto ed era la sua definizione. E come può non essere porno il film che la riguarda? Sarebbe come raccontare Colombo senza l'America e Napoleone senza le battaglie. Moana è dunque un carattere travolgente destinato a un'immensa audience (ma in che fascia della giornata?). L' "esempio Moana", certo affascinante, stuzzicante, certo estremo, non avrebbe trovato accoglienza, per esempio, nella Hollywood dell'età dell'oro, quella della morale assoluta, dove se due si baciavano su un letto potevano solo star seduti tenendo un piede a terra, e dove una donna fedifraga alla fine doveva essere punita duramente, salvo clamorosa redenzione. Anche questi erano estremi. A mezza strada può emergere un altro modello, una Erin Brockovic (anche questa storia vera) valorizzata dalla migliore Julia Roberts. Era la storia di una ragazza disinvolta, fidanzati, figli, più o meno trascurati, da padri diversi, che si barcamenava in tutti i modi. Finché, collaborando a uno studio legale, si trovò a scoprire le responsabilità di una multinazionale che scaricava in un fiume sostanze cancerogene. Impegnò tutta se stessa per far ottenere alle famiglie decimate dal cancro il giusto risarcimento. In Erin, "maledetta/trasgressiva", era prevalsa la parte dell'eroina buona, vecchia maniera. Sono passati dieci anni dal film di Soderbergh, un intervallo che ha fatto perdere molti punti di appeal al personaggio, risultato alla fine troppo tradizionale, buono dunque stucchevole. Forse i produttori, adesso, avrebbero gestito la storia in maniera diversa, privilegiando i tratti oscuri o morbosi, se c'erano. Non c'è dubbio, dunque, che Moana oggi, come appeal, batte Erin.
Lapo
Poi c'è la pubblicità. Campeggia un cartellone che presenta Lapo, inquadrato nel volto e nella parte alta del torace, braccia larghe in una specie di indicazione del crocefisso, che promuove Radio Virgin. Il "rampollo torinese" è da tempo presente nella comunicazione: gli inglesi lo indicavano come il modello-eroe delle giovani generazioni (ricche) italiane; si presta come testimonial di prodotti da lui disegnati, si parla di lui come di possibile presidente della Juventus. La sua opinione è fra le prime sollecitate dalle testate della carta e della tivù. Si cerca di vendere il prodotto Lapo –ed è interessante, e triste che sia sufficiente dire Lapo, senza cognome, come per i principi e i re- con intenzione, perseveranza. Eppure quel modello non avrebbe i requisiti necessari per dettare vendita, identificazione e comportamento. Meglio, non li avrebbe avuti un tempo. Fino a qualche tempo fa Lapo non sarebbe stato proponibile. Era un fatto di opportunità, di gusto e di eleganza. Mi guardo bene dall'usare il termine "morale". Sbagliare i congiuntivi, arrivare alla fine della frase con qualche inciampo adesso è, come si dice, trandy, funziona. Qualche piccolo incidente di percorso rende il carattere-Lapo ancora più interessante. Per Lapo, e per Moana, si attiva un meccanismo, molto molto efficace, e potente, che esclude la parte...diciamo imbarazzante (sempre che qualcuno si imbarazzi) della loro vicenda per stralciare le parti utili al marketing attuale.
Il terreno è fertile per quel tipo di proposta. Il seme cade e germoglia.
Sadico porco
È presente nelle sale il film Uomini che odiano le donne, la locandina dichiara: "Io sono un sadico porco, un verme stupratore". Una didascalia che lavora sui "sentimenti" detti sopra. Non è facile risolvere tutto con un unico, onnicomprensivo aggettivo, potrebbe essere trash, che è attuale, ma forse debole. Sadico-porco-verme-stupratore: un bel pacchetto per la vendita. E funziona. Nel caso del film diretto da Oplev, tratto dalla trilogia Millennium di Larsson (morto giovane dunque già eroe) quello strillo è strumentale ma è anche distorto, non rappresenta la vicenda, è a togliere, e a peggiorare, perché quel film è migliore di quella proposta di acquisto. Oltre al…gusto c'è anche il dolo.
Moana è un'eroina del nostro tempo. Come Lapo. Così come "sadico-porco-verme-stupratore" è una dida trionfale del nostro tempo. Il marketing punta su quei modelli e su quelle parole. E' visibile una faccia della medaglia. Il rovescio è al buio, non si vede. E non esiste.

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