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Sacro e profano: la prima volta di Madonna

Arriva nelle sale italiane il debutto in lungo della pop star internazionale.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

In parte Madonna, in parte artista, in parte regista
Holly Weston - Vergine. Interpreta Holly nel film di Madonna Sacro e profano.

giovedì 11 giugno 2009 - Incontri

In parte Madonna, in parte artista, in parte regista
C'è odor di autobiografia dietro Sacro e profano, l'opera prima della regina del pop presentata lo scorso anno alla Berlinale. Saranno quelle scarpette appese al chiodo che fanno tornare in mente gli esordi come ballerina di Luisa Veronica Ciccone, in arte Madonna, o la storia dell'aspirante musicista che deve subire le fantasie sadomaso dei suoi clienti per riuscire a pagarsi le prove con la band, o quel bisogno "spirituale" della farmacista che sogna di fare la volontaria in Africa a tratteggiare idealmente la personale cronaca di vita della star internazionale. Qualcuno, parlando di Madonna, l'ha definita "in parte spiritualista, in parte narcisista, in parte sex symbol, in parte scrittrice di libri per bambini, in parte artista, in parte madre...". A conti fatti la neoregista non poteva non realizzare un film che raccontasse – attraverso tre storie divise in parti più o meno uguali – qualcosa di lei mentre posava lo sguardo sull'altro. Come ha ammesso la stessa autrice, senza farne un mistero. "È stata un'esperienza completa, che mi ha permesso di esplorare e mettere insieme tutte le cose che amo e che m'interessano, dalla letteratura alla musica alla danza. L'idea iniziale era di fare un cortometraggio, ma poi mi sono innamorata dei personaggi e ho voluto farli vivere più a lungo, così ne ho creati di nuovi e il triangolo A.K. - Holly - Juliette è cresciuto. Terminato il film mi sono resa conto che ognuno di loro rappresenta un aspetto della mia personalità e così l'esperienza si è rivelata tanto artistica quanto terapeutica". A tenere insieme le fila che intrecciano le tre storie del film è un musicista quanto di più lontano si possa immaginare dalla scintillante pista da ballo della regina del pop: Eugene Hütz, leader dello scatenatissimo collettivo gypsy punk Gogol Bordello. Sua è una delle battute più belle di Sacro e profano. "Quando morirò andrò dritto in Paradiso. E tu mi chiederai perché" dice ad un tratto il suo personaggio, A.K.. "Ho pregato abbastanza? No. Ho condiviso abbastanza? No davvero. Sono stato abbastanza modesto? Decisamente no. Allora cosa ti rende così sicuro di finire dritto in Paradiso, mi chiederai. E io ti risponderò, perché dico la verità".

Il vantaggio di fare un film con Madonna
Eugene Hütz: Non ho dovuto cambiare il mio look per lavorare a questo film, e questo è già un bel vantaggio. Rispetto a Ogni cosa è illuminata, che era un film decisamente intricato, in Sacro e profano non mi sono dovuto inventare un personaggio da zero. Era scritto tutto nel copione e io non ho dovuto fare altro che tirarlo fuori. Sono rimasto per tutta la durata delle riprese nella modalità "musicista rock'n'roll". Però avrei voluto che alcuni aspetti fossero stati messi maggiormente a fuoco nella sceneggiatura. Come la disperazione, ad esempio. Il film è incentrato su quel momento della vita in cui sei alla ricerca di te stesso, quando la rabbia esistenziale fa solo parte della facciata. Forse ci sarebbe dovuta essere più rabbia nel mio personaggio, o almeno è quanto è successo a me, nella vita reale.

Affinità elettive
Eugene Hütz: La collaborazione con Madonna è nata in maniera del tutto spontanea. Cinque giorni prima del Live Earth non ne sapevo assolutamente nulla. È stata una decisione presa così su due piedi. Credo che entrambi volessimo scioccare il pubblico, fare qualcosa che nessuno si fosse aspettato. Ma è ovvio che lo spirito che ci abbiamo messo era quello di due persone che si stanno divertendo un mondo, per quanto possano sembrare distanti anni luce l'uno dall'altra. Diciamo che a legarci è il rock'n'roll, ma anche un certo grado di intellettualismo e una bella dose di intrattenimento fisico. Io e Madonna siamo essenzialmente dei performer, gente che in qualche modo è legata al teatro e al palcoscenico. In fondo abbiamo molte più cose in comune di quanto la gente non creda.

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