Bello e alienato
Era il 1951 quando Klaatu, l'alieno dall'aspetto umano, atterrò sulla Terra con un avvertimento per l'umanità. Erano gli anni della Guerra Fredda fra USA e URSS, degli armamenti nucleari e della psicosi del "nemico in casa". Sessant'anni dopo Scott Derrickson recupera un classico della fantascienza anni Cinquanta aggiornandolo alla mutata condizione politica e ambientale. L'alieno Klaatu è interpretato questa volta da Keanu Reeves che, dopo aver incarnato lo spirito disincarnato di Neo, l'Eletto di Matrix, e raggiunto l'immortalità tecnologica nel cinema virtuale dei fratelli Wachowski, assume sembianze umane e acquista finalmente un corpo di carne e sangue. Ancora una volta l'attore riconferma il suo essere "soglia", luogo di transito tra un entrare e un uscire, tra un mondo reale e uno solo sognato o ipotizzato. È il padre alieno e guerriero di un'umanità sull'orlo di una crisi di nervi, capace di farla (ri)nascere a forza di amore e di messaggi alle nazioni.

La nave, la tuta e l'automa
Scott Derrickson: Quando mi proposero di girare il remake di Ultimatum alla Terra decisi subito di mantenere inalterati gli elementi leggendari della versione di Robert Wise, mi riferisco in particolare alla nave spaziale, alla tuta indossata da Klaatu, all'automa Gort e alla frase "Klaatu barada nikto". Nella versione del 1951 questi quattro "ingredienti" erano estremamente progressisti per l'epoca, per questa ragione li ho conservati e riproposti. Mi sono concentrato soprattutto sui primi tre, apportando opportune modifiche e caratterizzandoli, come fece a suo tempo Wise, in modo che esprimessero un mondo e una cultura esterna a noi.

Umanamente alieno
Keanu Reeves: Avevo visto Ultimatum alla Terra da ragazzino. La nostra versione della storia è in un certo senso diversa dall'originale, soprattutto la parte che riguarda e coinvolge il mio personaggio. Siamo partiti da un altro punto di vista. Alla fine delle riprese ho avuto addirittura la sensazione che avessimo invertito le cose: nel film di Wise l'alieno è inizialmente affabile, sembra umano, si finge umano poi però assume un'aria sinistra e lascia la terra con un severo ammonimento. Nel remake omonimo accade invece esattamente il contrario, Klaatu appare da subito ambiguo e ostile ma nel procedere degli eventi finisce per assumere caratteristiche umane e per prendere decisioni umane. Mi è piaciuto interpretare un alieno, ripensandoci è la seconda volta che mi capita. La prima fu diversi anni fa ma si trattava di vita vera: ero un ragazzo costretto a trasferirsi in una nuova scuola superiore. Ricordo che in quel nuovo istituto mi sentii alieno come Klaatu.

Scongiurare la crisi ambientale
Scott Derrickson: L'avvertimento che il primo film lanciava "alla Terra" negli anni è stato scongiurato, l'umanità ha evitato l'olocausto nucleare. Le armi nucleari non sono sparite, certo, ma non sono nemmeno state usate. Sono consapevole che l'umanità è propensa a procurare danni a se stessa e alla natura ma allo stesso tempo sono fermamente convinto che noi uomini sapremo affrontare e superare le emergenze future. Il mio ottimismo mi induce a sperare che troveremo una soluzione positiva anche per il problema ambientale, motivo centrale del film e allarme reale. Al momento giusto faremo ciò che serve per il nostro pianeta. Il mio film di fatto contempla la possibilità di un cambiamento nell'uomo. Chissà magari fra altri sessant'anni si farà un nuovo remake di Ultimatum alla Terra che tenterà di risolvere un altro problema ancora e la crisi ambientale sarà soltanto un ricordo.