Diario del Capitano Abrams
Jim Kirk è un problema ambulante, non sa cosa sia una vita tranquilla ma sa bene cos'è un naso rotto. Di botte ne ha prese e ne ha date, prima e dopo essersi arruolato. Quando scoppia l'emergenza non è tra i nominati per salire sull'Enterprise del capitano Pike, perché è già nei guai di suo, però il dottore di bordo ha il diritto di portare con sé un paziente e McCoy pensa bene di iniettare un potente vaccino nell'amico James e di lasciarlo raggiungere la sala comandi: solo lui può sventare l'imboscata dei Romulani, anche se questo significa dover discutere con un certo Spock...
Data astrale 14 novembre 2008: J.J. Abrams fa rotta su Roma e porta con sé alcune sequenze del suo prossimo Star Trek, nelle quali si affacciano Chris Pine nelle vesti di James Tiberius Kirk, Zachary Quinto in quelle del giovane dottor Spock e niente meno che Leonard Nimoy nella tuta che è sempre stata sua. E ancora: Anton Yelchin (Chekov), Eric Bana (Nero) e Winona Ryder.
Dopo la visione, più che mai suggestiva, scatta il conto alla rovescia dei giorni che mancano alla sortita in sala. Ma maggio è ancora lontano e il teletrasporto ancora impossibile. Come sopportare l'attesa? Ascoltando le parole del regista che ha accettato la sfida di spingersi "là dove nessun uomo è mai giunto prima".

Fan si nasce o si diventa?
A brams: Non sono mai stato un fan della serie di Star Trek, però lo sono diventato adesso. Un grandissimo fan. In verità, ho fatto il film proprio per chi, come me, non era un fan; spero di dar vita a nuove generazioni di appassionati.

Quali e quanti "gradi di separazione" c'erano tra J.J. Abrams e la saga di Star Trek?
Avevo un compagno, alle scuole elementari, che amava moltissimo Star Trek e, per essere come il mio amico, anch'io ho provato a guardarlo ma mi sentivo irrimediabilmente separato da quell'universo, non trovavo una connessione. Il problema era che non riuscivo ad entrare in contatto con i personaggi. All'inizio, per questo, avevo deciso di produrre il film ma di non dirigerlo, poi, lavorando alla sceneggiatura, me ne sono innamorato e ho cominciato ad essere geloso del futuro regista, allora mi sono autonominato per quel ruolo. Non mi sembra ancora vero di aver girato Star Trek, due giorni fa, in sala di montaggio, chiedevo ancora ai miei collaboratori: "veramente l'abbiamo fatto?"

Si dice che George Lucas le abbia dato un consiglio prezioso.
Vero. Mi ha consigliato di mettere le spade laser nel film. Ed era serio. Io non l'ho fatto, non ho messo in pratica il suo consiglio ma George mi è stato comunque di grande aiuto, davvero.

Tanto "Lost" che "Fringe" debuttano con un disastro aereo. Si può parlare di una vera e propria ossessione per il volo e la caduta?
È così. L'ho rifatto anche in Star Trek, lo so. È perché da piccolo amavo moltissimo i film sugli aerei ed erano tutti film che contemplavano un disastro. In ogni caso, a me pare ancora una cosa impossibile che un aereo possa decollare. Quasi non ci credo.

La manipolazione della temporalità, l'uso del flashback e del flashforward sono una sua marca stilistica forte e chiara. Star Trek sembra inserirsi perfettamente in questo contesto. A cosa si deve questa predilezione?
Giocare con il tempo, in un film o in una serie televisiva, permette di generare un rompicapo. Mi rendo conto che per lo spettatore può diventare difficile da risolvere ma io adoro guardare una cosa e dover cercare di capire come funziona, quali sono le relazioni tra le cose e tra i personaggi. In Fringe non l'ho ancora fatto ma credo che lo farò anche in quel caso.

Nel panorama della fantascienza quali elementi di novità porta l'undicesimo Star Trek?
Il mio obiettivo era quello di riuscire finalmente a bilanciare la storia dei personaggi e l'aspetto tecnologico-scientifico. Come avviene in Matrix e in Guerre Stellari, due opere che amo moltissimo, ma in pochi altri casi. Se c'è un personaggio ben costruito ma non c'è avventura il risultato è noioso e, al contrario, è impensabile un buon film che contempli solo l'avventura e non si curi del personaggio. Trovare il giusto equilibrio tra questi due aspetti è stata la mia preoccupazione principale e, credo, il miglior contributo che ho portato.

Dalle sequenze mostrate in anteprima è evidente che siamo in presenza di un sofisticato lavoro sul piano del sonoro. È un aspetto a cui dà molta importanza?
Per me il sonoro e la musica costituiscono il 51% dell'esperienza cinematografica. Riservo loro un'importanza enorme. Per questo ho voluti al mio fianco i migliori sound designer di sempre. I suoni, in questo progetto, forniscono anche un elemento di continuità rispetto al passato e dunque un omaggio ai fan della saga: non abbiamo conservato solo la silhouette dell'Enterprise e il guardaroba dell'equipaggio ma anche il rumore delle porte dell'astronave che si aprono e quello del teletrasporto, che erano suoni assolutamente caratteristici.

Quali precedenti cinematografici o televisivi hanno ispirato la costruzione del personaggio di Kirk? La sua introduzione riporta alla mente quella di Maverick in Top Gun.
Mi ha ispirato Top Gun, è vero, ma non molto altro. La verità è che ho evitato in tutti i modi di lasciarmi influenzare dai precedenti dieci film della serie o da Battlestar Galactica o da qualsiasi altra visione. Però ho sempre avuto una passione per Spielberg, al punto che quando ero più giovane gli ho scritto moltissime lettere, alle quali purtroppo non ha mai risposto. Del suo modo di girare ho cercato di replicare la varietà di piani, la capacità di passare in un attimo da un dettaglio ad un campo lunghissimo e viceversa.