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TFF 26: il nuovo Torino Film Festival

Presentato dal direttore Nanni Moretti la nuova edizione del Festival della capitale sabauda.
di Edoardo Becattini

Un festival attento alla contemporaneità
Nanni Moretti (Giovanni Moretti) (70 anni) 19 agosto 1953, Brunico (Italia) - Leone.

venerdì 7 novembre 2008 - News

Un festival attento alla contemporaneità
Con circa 230 titoli in programma, si presenta al pubblico il nuovo Torino Film Festival, da ventisei anni uno degli indici più importanti presenti in Italia per conoscere e valutare il valore del cinema contemporaneo internazionale, nelle sue numerose stratificazioni e nei suoi differenti formati. Alla seconda esperienza come direttore del festival, il regista Nanni Moretti ha presentato questa mattina le varie sezioni della rassegna e i film a cui lui e i coordinatori delle varie sezioni Emanuela Martini e Massimo Causo, hanno deciso di dare privilegio per il modo del tutto particolare di declinarsi al tempo presente. In undici giorni (dal 21 al 29 novembre) sarà così possibile assistere ad una amplissima panoramica, fra lunghi e cortometraggi, sullo stato del cinema al giorno d'oggi e in vari angoli del pianeta.
Sono quindici i titoli del concorso ufficiale "Torino 26", nella maggior parte di provenienza occidentale (solo uno il film orientale, di origine cinese) e, per lo più, come è tradizione del festival, aperto ad opere prime e a registi non ancora affermati. Al contrario, nella sezione "Fuori Concorso" saranno presenti le ultime opere inedite degli autori più significativi di questo momento. Fra queste, il titolo di maggior peso è senza dubbio il film di Oliver Stone W., biografia romanzata della vita di George W. Bush, presidente uscente degli Stati Uniti d'America marcato da uno dei più bassi consensi popolari della storia. Oltre al film di Stone, che acquisisce ulteriore importanza per il fatto di non aver ancora conquistato una distribuzione in Italia, trovano uno spazio di visione anche importanti pellicole passate ai maggiori festival europei come Cannes e Berlino: l'ultimo Jia Zhang-Ke, 24 City, Il giardino di limoni di Eran Riklis, Katyn, ritorno al dramma storico per il grande maestro polacco Andrzej Wajda, Bam Gua Nat (Night and Day) di Hong Sangsoo, Somers Town dell'inglese Shane Meadows (autore dell'ottimo e poco conosciuto This is England), e infine l'esordio da regista dell'icona pop Madonna, Filth and Wisdom. Molta attesa anche per il nuovo Kim Ki-Duk, Dream, e per il nuovo film del regista inglese John Maybury, che dopo aver raccontato alcuni aspetti della vita del pittore Francis Bacon in Love is the Devil, con The Edge of Love si concentra sulla biografia del poeta Dylan Thomas e mette a confronto le due dive moderne Keira Knightley e Sienna Miller.

La sezione collaterale "Lo stato delle cose" come ogni anno cerca di intercettare temi urgenti e molto vicini all'agenda contemporanea: quest'anno è stato pertanto deciso di rivolgere lo sguardo all'aspetto politico e soprattutto al rapporto fra giovani e la politica. Anche in questa sezione troveranno visibilità film che nelle competizioni estere hanno già suscitato grandi dibattiti ed attenzione. Su tutti spicca l'opera prima di Steve McQueen, premiata a Cannes con la Camera d'Or, Hunger, che racconta con uno stile fortemente realistico le ultime ore di Bobby Sands, membro dell'IRA che in carcere si battè fino alla morte per il riconoscimento di uno status civile per i carcerati. Oltre a questa si fanno notare la nuova opera semi-documentaristica di Larry Charles (regista di Borat), Religulous, intenta ad analizzare con toni fortemente satirici alcune ritualità delle varie religioni del mondo. Anche se durante la conferenza di presentazione si è fatto esplicito riferimento al fatto che il tema giovani e politica non nasce con l'intento di celebrare i quarant'anni del '68 e dei suoi movimenti culturali, più opere della sezione rimandano all'argomento: Mai 68, La belle ouvrage di Jean-Luc e Loic Magneron; La conquista della vita del grande intellettuale Silvano Agosti, e il cortometraggio di Caroline Deruas Garrel, moglie di un noto sessantottino del cinema, Philippe Garrel, che in Le feu, le sang, les etolies, documenta la protesta creativa e artistica che lei stessa e sua figlia misero in piedi subito dopo la vittoria elettorale di Sarkozy nel 2007.
Confermata anche per quest'anno la novità morettiana della sezione "La zona", indubbiamente la sezione più attenta alla cinematografia di ricerca. In questa, verranno omaggiati grandi artisti del cinema sperimentale e delle nuove avanguardie come Stephen Dwoskin, Ken Jacobs, e il regista giapponese Koji Oguri. Inoltre, verranno presentate le ultime opere di Tonino De Bernardi, Raoul Ruiz e Luciano Emmer, e una grande sorpresa dell'ultimo Cannes, El cant dels Ocels. Sempre con una certa attenzione alla politica, in una specifica sezione intitolata romanticamente "L'amore degli inizi" verranno riproposte opere di sei autori vecchi e nuovi (Giuseppe Bertolucci, Claudio Caligari, Peter Del Monte, Marco Tullio Giordana, Salvatore Piscicelli e Paolo Virzì) che hanno trattato lo stato civile e politico del nostro paese e che per l'occasione presenteranno il loro film e dialogheranno con Nanni Moretti. Fra tanta attenzione al contemporaneo e alle nuove ombre e luci della nostra società, anche lo spazio retrospettivo si allarga e rivolge il suo omaggio a due autori ed una corrente che hanno fatto la storia del cinema. Verrano così riproposte le complete filmografie di Jean-Pierre Melville e Roman Polanski (quest'ultimo fisicamente presente al festival per ricevere l'omaggio) e alcune opere della cosiddetta British Renaissance della generazione cineasti britannici attivi principalmente dagli anni Settanta ai Novanta dei grandi cineasti britannici della precedente generazione, da Derek Jarman a Peter Greenaway, da Mike Leigh a Stephen Frears, da Neil Jordan a Ken Loach, con un omaggio speciale all'autore televisivo Dennis Potter.

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