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Romanzo criminale approda in tv

Dopo il film di Michele Placido, le vicende della banda della magliana vengono adattate per il piccolo schermo.
di Alessandra Giannelli

Una nuova fiction Sky
Stefano Sollima (58 anni) 4 maggio 1966, Roma (Italia) - Toro. Regista del film Romanzo Criminale - La serie.

giovedì 6 novembre 2008 - Televisione

Una nuova fiction Sky
Dopo Quo Vadis, Baby? Sky propone un'altra fiction (ma molti progetti sono in cantiere!) tratto dall'omonimo film, ed anche libro: Romanzo Criminale. Alla Casa del cinema, a Roma, a presentare il nuovo prodotto c'erano tutti: i rappresentanti di Sky, lo scrittore Giancarlo De Cataldo, il regista Stefano Sollima, il produttore Riccardo Tozzi (Cattleya) e l'intero cast artistico: tutti giovani attori esordienti, tra cui spicca la più nota Alessandra Mastronardi (I Cesaroni). Una serie successiva al famoso film di Michele Placido, nutrita di ulteriori racconti perché tante erano le storie tra le pieghe della rinomata vicenda della banda della Magliana. Riccardo Tozzi, produttore sia del film che della serie, si dice soddisfatto di questa seconda realizzazione, risultato di molte scelte centrate perché il romanzo, oltre ad essere una storia, è un mondo e questo è unico nel panorama italiano dei romanzi di questi ultimi anni ed è stato il presupposto di una serie; un mondo in cui entrare e rimanere, come stare a casa propria, che è lo specifico del prodotto seriale. Un progetto importante, su cui però, sebbene interpellati in merito, nessuno svela quanto sia effettivamente costato. La serie ha già trovato una distribuzione internazionale.

Riflettere sulla storia italiana
Presentati anche gli attori, tra cui: Francesco Montanari (il Libanese), Vinicio Marchioni (il Freddo), Alessandra Mastronardi (Roberta, la fidanzata del Freddo), Alessandro Roja (il Dandi), Marco Bocci (l'ispettore Scialoja), Daniela Virgilio (Patrizia).
A "consegnare" al pubblico la serie Tom Mockridge, amministratore delegato Sky Italia, che ribadisce come l'intento di Sky sia quello di soddisfare il grande pubblico, sfidando la concorrenza, con l'obiettivo di avvicinare il linguaggio televisivo a quello cinematografico, puntando sulla qualità e con Romanzo criminale, la serie, questo è accaduto. Giancarlo De Cataldo, il "papà" delle realizzazioni filmiche, ringrazia gli sceneggiatori della serie televisiva perché, in tempi velocissimi e con grande inventiva, hanno realizzato il corpo narrativo dei dieci episodi (puntate singole settimanali), che andranno in onda dal 10 novembre: "Ci sono ancora, anche nel libro - racconta De Cataldo - i "missing files" ovvero l'archivio culturale di 'Romanzo criminale', qualcosa di nascosto al film, che non era stato ancora raccontato e che qui trova la sua espansione. È una riflessione su quel tempo, sulla storia di quegli anni, una riflessione sulla malavita, sul nostro rapporto con il male e la criminalità; una riflessione sulla storia italiana, su come è cambiata a partire dagli anni Settanta. Tutto questo, che era meravigliosamente compresso nel film, ha avuto la possibilità di espandersi, di ritornare a fluire nella serie. Questa produzione dimostra come si dovrebbe lavorare in un gioco di squadra. Il clima che si è creato, insieme a Sky, a Cattleya, al cast, è stato "elettrico", "febbricitante", era uno stare insieme per realizzare qualcosa che restasse. Poi si può sbagliare, si può non incontrare il gusto del pubblico, il giudizio è aperto, ma l'entusiasmo e la forza che c'era dentro sono la forza del progetto. Lavorare con Sky è stato un modello per quello che è il modo di raccontare, per quella spinta 'anglosassone', un po' diversa dalla nostra antiquata concezione dei rapporti che c'è stata mostrata".

Il cast
L' "allenatore", invece, di questa squadra, che ha lavorato per 26 mesi, è il regista Stefano Sollima: "Di questi due anni e mezzo di lavoro, mi rimangono tanti bei ricordi perché rimettere in scena oggi 'Romanzo criminale', soprattutto dopo il film di Placido, con un cast incredibile, non era affatto facile per il possibile paragone. Non era semplice, specialmente per il cast di esordienti come quello nostro, attori che ci hanno dato tanto da un punto di vista umano. Sono stati mesi e mesi di lavoro faticoso e li ringrazio per quanto hanno dato a questo progetto, senza di loro non ce l'avremmo assolutamente fatta".

Per questa Roma, raccontata fuori dagli stereotipi tipici della Roma che si vede spesso in televisione, quali scelte, sulla scenografia e sui costumi, avete dovuto fare?
S tefano Sollima: La scelta era quella di raccontare, ad un pubblico giovane, che io mi auguro sia il nostro pubblico, la storia della "banda" che è impossibile prescindere dalla città, dalla Roma degli anni Settanta. Era fondamentale ricostruire bene il periodo storico e senza troppi limiti. La produzione, in questo, è stata eccezionale perché ci ha fatto girare a Roma, dove non è facile muoversi, perché noi ci muovevamo come elefanti: arrivavamo nei quartieri, toglievamo tutte le macchine…ancora ci odiano!

In quali quartieri di Roma è stato girato?
S tefano Sollima: Praticamente in tutti: Magliana, Tiburtina, San Basilio, ma anche in Centro, a Trastevere, ovunque!

Come è avvenuta la scelta degli attori?
S tefano Sollima: Abbiamo fatto i provini e non è scontato, perché nel film non hanno fatto i provini. Noi, invece, ci siamo permessi il lusso di andare a cercare, per il singolo personaggio, il migliore attore che lo potesse interpretare, come dire, fregandocene anche del possibile nome. Ci hanno consentito di fare un cast libero.

C'è un rischio emulazione? Ve la siete posta la domanda?
G iancarlo De Cataldo:Sono eroi negativi, hanno un certo fascino, ma fanno anche una brutta fine e, francamente, non credo che ci possa essere questo rischio. Ci sono altre serie, come I soprano, dove non ci sono eroi positivi, ma sono storie che hanno grande fascino. Personalmente vado "in automatico" su due domande: perché il magistrato scrive e se c'è un cattivo insegnamento quando si racconta il male. Sono giunto a "distillare" queste risposte: perché sa scrivere e si, si può raccontare il male!
Stefano Sollima: Io, da neo padre, ritengo che il problema di vietare la visione ad un pubblico influenzabile, come quello dei giovani, non sia necessario; i ragazzi non devono essere guidati da chi fa intrattenimento, ma da chi gli sta vicino. Se si mette in onda Batman, dopo non è che tutti volano, ma sarò io a spiegare a mio figlio perché Batman vola.

Come si spiega il successo di un romanzo che racconta il peggio del peggio nel contesto civile? C'è il rischio che un prodotto che racconta il male, e che lo fa bene come in questa fiction, possa in qualche modo produrre qualcosa di meno positivo?
G iancarlo De Cataldo: Personalmente, rivendico il diritto di raccontare storie in cui il male, il lato oscuro, abbiano un ruolo preponderante. C'è una sterminata produzione letteraria, che possiamo far risalire a Caino, che attraversa Riccardo III, passa per Delitto e Castigo, le fiabe di Emma Perodi che racconta anche "il male". Noi alleviamo ed educhiamo i nostri bambini attraverso la paura per insegnare loro a combattere la paura. Si tratta di insegnare, attraverso i simboli, a difendersi dalla paura, che è uno dei più poderosi strumenti di governo e di controllo che in questi ultimi anni abbiamo avuto. Se c'è una "persistenza" di Romanzo criminale, dobbiamo iniziare ad interrogarci sulla persistenza di tutte le opere che affrontano il tema del male, che non si nascondono dietro una rappresentazione finta della realtà. Quanto al fatto se si possa essere dei cattivi maestri, se si possa influenzare, condivido quello che dice Sollima perché anche io sono padre ed esercito il mio ruolo, dialetticamente, sulle immagini, sulla televisione, sul cinema. Non bisogna avere questa sfiducia nelle persone, così da ritenere che tutti prendono e si armano perché vedono che gli altri lo fanno. Se nasce un fenomeno criminale, nasce da situazioni complesse, da determinate epoche storiche. Se alcuni milioni di ragazzi scendono in piazza, non è perché hanno visto i film sul '77, ma perché evidentemente provano un disagio reale. Lo stesso vale per le rappresentazioni del male.

Nella serie si vedrà l'intreccio tra politica e criminalità?
S tefano Sollima: Si, assolutamente, noi abbiamo goduto anche di un racconto più esteso, che ci ha consentito di approfondire. Nel racconto televisivo ci siamo avvicinati di più alla realtà, in certi casi, rispetto a quanto avesse fatto il film. Tutto l'intreccio politico c'è perché non si comprenderebbe come un gruppo di criminali, neanche particolarmente elevati, potesse avere il controllo della città e dialogasse continuamente con apparati dello Stato. È sconvolgente questo, non che noi l'abbiamo raccontato, spesso anche "ingentilendo" il racconto.

Come vi siete preparati a questa interpretazione?
A lessandro Roja: Io ho visto il film e ho letto il libro. Però, rispetto alla preparazione, si doveva fare un altro discorso e cioè dimenticare quello che si era visto, leggere la sceneggiatura attentamente e poi lasciarsi influenzare da altre cose, come La notte brava di Bolognini, cui mi sono ispirato per alcune scene del mio personaggio.
V inicio Marchioni: Io sono rimasto molto appiccicato al romanzo di De Cataldo perché ci sono molte descrizioni che, per me, sono state importanti. Ho visto e studiato anche il fumetto, ho rivisto dei film di Pasolini e ho fatto il mio percorso.
M arco Bocci: Il film l'ho visto nel 2005, quando è uscito, poi, mi sono riletto il romanzo con gli occhi di Scialoja, mi sono costruito una sorta di "gabbia", ho preso delle coordinate e ho dato fantasia ed immaginazione, restando aggrappato alle sceneggiature che sono fantastiche. Ho cercato di capire i rapporti, le relazioni delle persone negli anni Settanta, che sono molto diverse da quelle di oggi.
F rancesco Montanari: Per come sono stato educato io professionalmente, il nero su bianco è "la bibbia" e, quindi, se tu hai un nero su bianco notevole, come nel caso della nostra sceneggiatura, poi si dà il massimo.
D aniela Virgilio: ho visto il film una volta e poi mi sono concentrata sul libro. Sono partita da me e ho fatto il contrario, praticamente!

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