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Obama, l'attore

Nel gesto e nella parola, non c'è dubbio che il neopresidente si sia ispirato anche al cinema e ai suoi modelli.
di Pino Farinotti

Rushmore

giovedì 6 novembre 2008 - Focus

Rushmore
Chi va al cinema certamente conosce il monte Rushmore, l'enorme monumento scultoreo del massiccio delle Black Hills, che domina Rapid City. Il Rushmore è protagonista di Intrigo internazionale di Hitchcock, esattamente come lo sono Cary Grant e James Mason. È un "attore". Con quel film del '59 le visite al monumento aumentarono in modo esponenziale. Ed è legittimo domandarsi quanti lo conoscerebbero se non ci fosse stato Hitchcock. Dunque quella montagna bianca che sovrasta la città del Sud Dakota appartiene certamente alla nazione e alla storia, ma anche al cinema. Ed è anche legittimo pensare che Obama, attento a leggende e mitologie, la conosca molto bene, in tutti i suoi significati. Il complesso nacque nel 1927, fu completato nel '41 e intendeva rappresentare le facce dominanti dei primi 150 anni di storia degli Stati Uniti: i Presidenti Washington, Jefferson, Theodore Roosevelt e Lincoln. Personaggi immensi e diversi. I loro volti sono severi, inespressivi, quasi arcigni. Se mercoledì 5 novembre 2008, idealmente, su quei volti di granito avesse preso forma un'espressione, sarebbe appartenuta al soggetto sulla destra, ad Abraham Lincoln. E sarebbe stata di soddisfazione. Per un'ottima ragione, una ragione che riguarda molto da vicino Barack Obama. La prima scultura, a sinistra, rappresenta Washington, primo presidente. L'uomo che aveva sconfitto gli inglesi, era nativo della Virginia, così come lo furono, rigorosamente, tutti i primi presidenti, compreso Jefferson (secondo soggetto da sinistra e 3° presidente), che si ritaglia quel posto d'onore anche come autore della "Dichiarazione d'indipendenza" (4 luglio 1776, festa nazionale) uno dei documenti fondamentali dell'umanità.

Schiavitù
Virginia significava Stato nobile, grandi proprietari terrieri - Washington possedeva una tenuta grande come la Corsica, con... tanti schiavi- soprattutto significava culla del Sud, e dunque "culla" della schiavitù, appunto. Theodore Roosevelt (terza figura) rappresenta l'America "fisica" che si sarebbe fatta rispettare dal mondo. Comandò personalmente la carica decisiva di San Juan nella guerra contro la Spagna (inizio '900) che gli fu utile nella campagna elettorale. Abraham Lincoln (figura a destra) con la guerra civile, "sradicò" il Sud: economia, esercito e cultura. Soprattutto, elaborando il 13° emendamento alla Costituzione, bandì la schiavitù. Era il 31 gennaio del 1865. Da quella data partiva il lungo cammino di applicazione, dolore e fede che ha portato all'evento di questi giorni che aprirà un'epoca e molte epoche. Questa striscia di 143 anni viene segnata da tanti personaggi che hanno rappresentato evoluzioni e conquiste, patrimonio di tutti. Seleziono fra i molti, alcuni nomi nella grande memoria popolare: Hattie McDaniel, la mamy di Via col Vento, primo premio Oscar ad attore di colore; Rosa Parks simbolo dei diritti civili, che nel 1955 si rifiutò di cedere il posto dell'autobus a un bianco; Mohammed Alì-Cassius Clay, il più grande pugile di tutti i tempi a sua volta "lottatore civile"; Louis Armstrong, talento e incanto esclusivi; Toni Morrison, scrittrice Premio Nobel; e naturalmente i leader dei movimenti come Malcom X e Luther King.

Bella e bianca
Le parole e le idee, appassionate, ispirate, di Obama, passeranno, negli anni, al vaglio della fattibilità e della realtà, nel frattempo l'uomo ha vinto perché ha saputo proporsi con efficacia. Nella sua dotazione c'è anche parte di quella degli uomini e delle donne appena citati. E, tornando a riferirci al cinema, certamente il candidato ha osservato, con attenzione, il gesto e imparato i toni, favorito dall'età e dall'aspetto. Una sorta di Sidney Poitier, il medico di colore che sposa la giovane, ricca, bella e bianca in Indovina chi viene a cena: un primo tabù violato, importante, anche se non era una... presidenza.

Film e interpreti "presidenziali" che Obama ha guardato con attenzione
Come a volte accade, il cinema arriva prima della realtà. Certo, fa meno fatica, basta la fantasia, basta il set. E dunque nei film alcuni presidenti di colore sono già stati eletti. Spesso si trattava di parodie o di giochi comici, una sorta di satira politica. Ma almeno due "presidenti" intendono porsi molto seriamente. Uno è televisivo, l'aitante Dennis Haysbert - una sorta di Denzel Washington giovane - che fa il capo della Casa Bianca protetto dall'instancabile e superdotato Kiefer Sutherland nel serial 24. Un altro è Morgan Freeman che fa un presidente credibile in Deep Impact, del 1998. Freeman è un attore molto amato da tutti, di ogni colore. Ma il salto dalla fiction alla realtà dieci anni fa sembrava davvero… pura fiction.

Movimento
Una voce che invece non era "fiction" ed è stata decisiva a favore di Obama, si è levata dal movimento del cinema. È notorio che lo spettacolo e la cultura, in prevalenza, siano tradizionalmente dalla parte dei democratici. Obama si è trovato al fianco, e non solo idealmente, icone garanti di immagine e portatrici di voti: da Brad Pitt a Robert De Niro, Robert Redford, George Clooney, Charlize Theron, Gwyneth Paltrow, Nicole Kidman, Halle Berry, Jennifer Lopez, fra gli altri. Sono gli stessi nomi che alle penultime presidenziali sostennero Kerry, l'antagonista democratico di Bush. Solo che Kerry… era Kerry. La sua personalità inadeguata quasi strideva a confronto con modelli così ingombranti. Mentre Barack in mezzo a tanti nomi, sul palco nei comizi, ci stava benissimo, sembrava uno di loro, divo fra divi. I divi che hanno dato corpo e volto a un presidente nei film sono molti, il serbatoio cui attingere per le citazioni è grande. Henry Fonda ha fatto il presidente più volte, a cominciare da George Washington giovane. In A prova di errore si trova ad affrontare una situazione tragica, catastrofica, davvero a mezza strada fra fantasy e quella che potrebbe (o forse avrebbe potuto) essere una realtà. Il sistema di sicurezza americano va in tilt e i bombardieri B 52 dirigono su Mosca per sganciare le atomiche. Il presidente certa in tutti i modi di fermarli, ma non ci riesce. Come prova di buona fede, e per salvare il mondo, darà ordine di distruggere New York. Chissà se Obama… Un altro presidente che lascia un segno è Fredric March in 7 giorni a maggio(1964). È un democratico di idee ultraliberali che firma un trattato di pace con la Russia, che prevede lo smantellamento degli arsenali nucleari. I repubblicani e i militari lo attaccano, lo accusano di debolezza e di tradimento. Ma March resiste e fino in fondo rimane fedele ai suoi principi pacifisti. Chissà… Obama? Fra i tanti interpreti la memoria richiama due presidenti eroi, anzi "supereroi": Bill Pullman in Independence Day, che salva il mondo, e Harrison Ford in Air Force One che salva… la Casa Bianca, non avendo nulla da invidiare al Tom Cruise di Mission Impossible.

Personale
Uno dei film "personali" più visitati da Obama è Il candidato, con un giovane Redford, candidato al Senato, che gira il paese parlando di principi e di uguaglianza e di cambiamento. Ma c'è un film che è un vero serbatoio di ispirazione e di contenuti perfettamente alla Obama, è Il presidente. Michael Douglas è un presidente democratico, vedovo, che vive una storia d'amore con Annette Bening ed è impegnato su due progetti fondamentali e progressisti. In un discorso alla nazione dice: "… sì, sono un membro tesserato dell'unione per le libertà civili, un'organizzazione il cui unico scopo è difendere i diritti dei cittadini (…) L'America non è facile, vi farà combattere, vi dirà vuoi la libertà di parola? Vuoi sostenere che questa è la terra dei libri? Allora il simbolo del tuo paese non può essere solamente una bandiera, il simbolo deve anche essere uno dei suoi cittadini che esercita il suo diritto di protestare su quella bandiera. Perciò esalta questo nelle tue scuole, allora potrai alzarti in piedi e cantare della terra dei libri (…)".
E parlando del suo antagonista repubblicano: "…Raduni un gruppo di elettori medi, per età, reddito, ceto, che ricordano con nostalgia i bei tempi andati e gli parli di famiglia, valori americani e carattere, poi agiti una vecchia foto…"
Dopo una parentesi personale, con sapiente cambiamento di tono, inserendo un elemento di commozione sulla moglie morta di cancro, Douglas arriva al gran finale. "… Attiverò la risoluzione che riguarda l'energia e la riduzione del 10% dello scarico di combustibile nell'arco di dieci anni. è di gran lunga il passo più deciso mai fatto nella lotta per invertire gli effetti del riscaldamento del globo…" Infine tocca un altro tabù: le armi: "…Non puoi iniziare a parlare di prevenzione se non ti sei sbarazzato della armi d'assalto e delle pistole. Le considero una minaccia alla sicurezza nazionale, io andrò di porta in porta se sarà necessario ma voglio convincere gli americani che ho ragione e me le farò consegnare…"
Non sembra … Obama?

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