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Montalbano è tornato!

Il celebre commissario nato dalla penna di Camilleri torna in tv con quattro nuovi episodi.
di Alessandra Giannelli

Le novità della nuova serie
Luca Zingaretti (62 anni) 11 novembre 1961, Roma (Italia) - Scorpione. Interpreta Montalbano nel film di Alberto Sironi Il commissario Montalbano - La vampa d'agosto.

mercoledì 29 ottobre 2008 - Televisione

Le novità della nuova serie
Presentate a Roma le quattro nuove puntate del celebre commissario. Grande attesa per questo ritorno, soprattutto per l'ironia, e la simpatia, del personaggio interpretato da un Luca Zingaretti in grandissima forma, unico, per il regista, in grado di interpretare Montalbano. La stampa è accorsa per accogliere la più importante serie di questi ultimi dieci anni. La novità più eclatante è una maggiore presenza femminile nella vita del commissario: accanto alla storica Livia, una serie di donne che riusciranno, stavolta, a sedurre il "nostro eroe". Uno dei tratti per cui Montalbano è amato è il valore della giustizia che questo personaggio, nato dalla penna di Camilleri, rappresenta, travalicando, a volte, anche la legge. Grande protagonista della presentazione è naturalmente lui: Luca Zingaretti!

È tornato Montalbano?
Tre anni fa dissi che non avrei più interpretato il Commissario, ma credo che le ragioni che mi indussero a dire questo non erano così fondate. Tradotto in altri termini: quando uno dice una stupidaggine, deve avere il coraggio di ammetterlo! Forse, strategicamente, l'idea poteva anche essere valida, però, in questi tre anni, durante i quali ho lavorato duramente a un'altra serie di progetti, il personaggio descritto da Andrea Camilleri mi mancava; mi mancava la troupe, con cui da dieci anni lavoro. Mi mancavano i miei colleghi con cui, per tre mesi all'anno, vado a lavorare in Sicilia. Mi mancava, appunto, l'ambiente siciliano: il contadino che alle sette di mattina viene sul set a portare la ricotta calda, il padrone della masseria che viene a portare il pane, così come il padrone del ristorante che apriva nonostante fosse chiuso per l'inverno e poi, soprattutto, mi mancava il personaggio. Montalbano è in continuo divenire perché l'autore continua a scrivere e, per un attore, è come avere a che fare con un amico, che vive in un paesino sperduto e lo si va a trovare ogni anno per raccontarsi dei tempi andati, ma anche delle nuove cose accadute. A me questa cosa mancava e, come ho sentito dire a Lina Wertmüller: "la vita dura una mezz'oretta", quindi uno deve anche divertirsi e volevo farlo. Però, rifare Montalbano, dopo l'affetto e la stima con cui il pubblico l'ha seguito, significava andare ad affrontare delle altissime aspettative e non volevamo deluderle. Ammetto che era anche una mia grandissima paura. La forza di Montalbano sta anche nella grande capacità di Alberto Sironi di aver tradotto in immagini quattro film all'altezza della situazione. Ma ciò è accaduto anche grazie al produttore che non ha tirato i remi in barca, ma ha di nuovo ambientato la serie in luoghi bellissimi. Se è vero che mi sono divertito, siamo stati anche capaci di fare un ottimo prodotto, grazie alla forza di questa "grande famiglia" e alla sua peculiarità che è quella di non mollare mai. La mia felicità è di aver raggiunto una soddisfazione professionale; ho visto che, nonostante fossero passati tre anni, noi abbiamo dimostrato una capacità di non mollare e questi film sono migliori dei precedenti perché c'è una sorta di cifra melanconica, ma forse non è esatto, direi una consapevolezza maggiore e questo anche grazie a Camilleri. Non mi pongo il problema degli ascolti.

Considerati gli attuali fatti sociali, il commissario chiamato in un liceo occupato a Vigàta, come si comporterebbe?
Forse bisognerebbe girare la domanda a Camilleri. Personalmente, dico solo che a me questi ragazzi piacciono perché, in un momento in cui si fa a gara a chi si tira indietro ed in cui tutto è in vendita, stanno lì in piazza sotto la pioggia. È un periodo senza maestri e la speranza è di una generazione che si costruisca da sola. In questo momento, ribadisco, questi ragazzi mi piacciono e anche tanto!

A proposito dell'evoluzione di questo personaggio, come lei l'ha visto cambiare?
Rispetto a questo personaggio, mi sembra di poter dire che c'è un'evoluzione che fa parte della vita umana. Nella finzione letteraria, in realtà, il personaggio è invecchiato di più di quanto non lo sia io. Nel personaggio c'è una solitudine più marcata, ma questo fa parte di tutte le grandi figure dei gialli letterari: l'eroe è sempre un po' solo. È uno che non molla la presa e ciò lo spinge verso una solitudine dolorosa. Abbiamo dovuto glissare su alcuni particolari dei romanzi di Camilleri, come il fatto che il personaggio va per i sessanta e fa fatica ad alzarsi dal letto, ma è difficile da raccontare in un film di un'ora e mezza. Così come il discorso della morte, che c'è nei romanzi, nel film avrebbe significato solo un grande stato depressivo.

Qual è il suo rapporto con Camilleri?
Andrea lo conosco da molto tempo. Io nell'81-82 sono entrato in Accademia e Camilleri vi insegnava e già all'epoca era uno straordinario affabulatore, per fortuna. Dico così perché, all'epoca, l'Accademia non aveva soldi per comprare le macchine da presa, che avrebbero permesso di insegnare regia televisiva, che era la sua materia. Allora lui preparava delle scene straordinarie e, con la sua immancabile sigaretta, riusciva a raccontare di tutto. C'è sempre stato un rapporto affettuoso e di stima, ma non smanceroso perché siamo due timidi. Poi io sono uscito dall'Accademia, dopo qualche anno, passando in una libreria ho visto una sua pubblicazione e, come avrebbe fatto chiunque, visto che lo conoscevo, l'ho comprato per simpatia, ma anche per sostenerlo. Ho lasciato il suo libro sul comodino per un paio di mesi, poi, non avendo da leggere, l'ho preso e volevo subito comprarne i diritti però non avevo una lira e non ero in grado di montare un'operazione su di me che, all'epoca, ero uno sconosciuto e lasciai andare la cosa. Dopo due anni, venni a sapere che un produttore aveva comprato i diritti e dissi al mio agente che, anche se lo volevano: alto, biondo e con gli occhi azzurri, io volevo quella parte! Fecero tanti provini, ma io lo vinsi. Dopo andai da Camilleri e gli dissi che avevo avuto la parte, ma che non l'avevo cercato prima. Lui sapeva tutto perché aveva seguito il casting. Oggi, come oggi, Andrea c'è vicino affettuosamente, ma non mi va di rompergli le scatole su questioni inerenti il personaggio. C'è una piccola cosa che non ho mai raccontato: una volta che con Alberto facemmo i provini, ero terrorizzato dal fatto che non andassi bene perché ero pelato, ma vedendolo, ho capito che non era un problema!

Alberto Sironi ha già detto: "Arrivederci ai prossimi Montalbano", lei condivide?
Io non dico più niente! Intanto ci godiamo questi, poi faremo delle riflessioni e vedremo anche la reazione del pubblico. Sicuramente il buon accoglimento da parte del pubblico sarà un buon viatico e...poi vedremo! Insomma, assolutamente non sto chiudendo le porte.

C'è qualche tratto caratteriale di Montalbano in cui si riconosce?
Probabilmente si, ma siccome io adoro Montalbano come uomo, se lui fosse un uomo in carne ed ossa, mi piacerebbe molto essere un suo discepolo. Se dicessi che mi piacerebbe essere come lui, sarei solo un vanesio. Diciamo che ci sono molte cose di Montalbano che mi piacciono e sono le cose in cui cerco di somigliargli.

Montalbano ha altre storie d'amore: era questo l'elemento necessario per portare il personaggio ad un nuovo pubblico?
Non credo che la scelta di Camilleri, e quindi anche la nostra, che il commissario abbia altre storie d'amore nasca dall'esigenza di acchiappare nuovo pubblico, è semplicemente quello che può avvenire, nell'arco di una vita umana, in un periodo di crisi. Questo è un elemento di novità organico, ma non strumentale.

Verrà sedotto in ogni episodio?
Lo spero!

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