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Cronenberg al Festival di Roma

Il regista de La promessa dell'assassino incontra il pubblico.
di Gabriele Niola

Il mio è un cinema di corpi, perchè questo siamo
David Cronenberg (David Paul Cronenberg) (81 anni) 15 marzo 1943, Toronto (Canada) - Pesci.

venerdì 24 ottobre 2008 - Approfondimenti

Il mio è un cinema di corpi, perchè questo siamo
Semplice, diretto, lineare e dotato di una chiarezza di idee invidiabile, David Cronenberg proprio non somiglia ai suoi film, ma è bello lo stesso. Al Festival del Film di Roma si è mostrato al pubblico, ha commentato alcune scene dai suoi film e ha risposto a domande sviscerando con sincerità e onestà il suo cinema e la sua visione della realtà. Soprattutto spiegando perchè fare film e con quale scopo, una cosa che raramente si riesce ad ottenere da un cineasta del suo calibro.
Il canadese autore di La mosca, Videodrome e più recentemente di La promessa dell'assassino ha subito messo in chiaro che il suo cinema è così violento, mutante e "fastidioso" perchè cerca sempre di mettere il pubblico davanti alla realtà delle cose, davanti all'essenza dell'essere umano ovvero il suo corpo, parola di cui non ha esitato ad "abusare" per tutto l'incontro.
La malattia peggiore di tutte per Cronenberg è l'invecchiamento, il lento disfarsi delle cose che avviene ogni giorno sotto i nostri occhi. Siamo noi che ci disfiamo e in questa distruzione del corpo sta l'essenza della vita e della paura umana.

Un cinema a stretto contatto con la filosofia
Non ha paura di risultare vanesio nè di volare eccessivamente alto David Cronenberg quando parla di filosofia e di ricerca dell'umanità nella società moderna, così come quando spiega alcune sue visioni e mostra le ricerche che compie nei suoi film, in primis sulla tecnologia.
"Molti dicono che la tecnologia de-umanizza ma non è vero! È umana, non può proprio esistere una tecnologia non umana perchè si tratta del prodotto dello spirito e in ogni caso è un'estensione del nostro corpo. La tecnologia ci riflette e ci rivela quali siano le nostre ispirazioni e i nostri sogni, cosa ci aspettiamo dal futuro e cosa vorremmo essere. Come può essere de-umanizzante?"
Allo stesso modo tratteggia quale si per lui l'essenza ultima di "fare film" cioè "venire a patti con la mia mortalità. Io vivo cercando di capire la vera essenza dell'essere umano ed è una delle cose che esploro nei miei film. eXistenZ per esempio discute davvero la questione dell'identità e sono sicuro che ce la dobbiamo guadagnare e poi lavorare per mantenerla. La ricostruiamo ogni mattina quando ci svegliamo e dobbiamo davvero lottare, lo si vede in tutte quelle persone che la perdono come gli schizofrenici. Senza identità ci perdiamo e non siamo più in contatto con la realtà".

Una violenza "disturbante"
Chiunque abbia visto un film di Cronenberg si è trovato di fronte a scene violente o paurose non tanto per quello che mostrano ma per come lo mostrano. Una sincerità ed una crudezza rare che sono costate non poche critiche al regista canadese ma che di certo lui non considera un difetto.
"È un clichè il fatto che non si debba mostrare una cosa per mettere più paura, lo dicono le persone che non amano vedere cose schifose su schermo. Solitamente citano Hitchcock come maestro del nascondere, ma in realtà lui non poteva far vedere certe cose per motivi di censura e quando ha potuto, come in Frenzy, l'ha fatto".
E di certo Cronenberg non si colloca nella categoria di coloro i quali nascondono. Mostrare è infatti un preciso imperativo della sua concezione di cinema. "Far vedere le cose vuol dire affrontarle, affrontare il fatto che gli esseri umani possano essere così. Poi dipende anche da che film fai, quando feci La zona morta non c'era molta violenza ad esempio".
Ovviamente poi vita e cinema non debbono coincidere, così ci tiene a precisare il regista, nonostante il suo lavoro possa sembrare ossessionato dalla violenza lui nella vita ne è assolutamente estraneo.
"Io ne sono scappato [dalla violenza] facendo film ma mi sembra davvero ovvio che parte della natura umana sia violenta, siamo ancora animali e nonostante la nostra intelligenza siamo comunque molto violenti. Ma la differenza con gli altri animali è che noi possiamo guardarla, studiarla, discuterne e provare a considerare una vita senza di essa anche se non ce l'abbiamo mai fatta".

Filmare i corpi
Lo si è detto in molte salse che quello di Cronenberg è un cinema di corpi. E lo è davvero anche nella mente dell'autore: "Molto di un film è filmare il corpo ovvero l'essenza filmica di quello che siamo", spiega egli stesso parlando del suo rapporto con gli attori. "Un attore è un corpo ed è un altro mondo rispetto ad essere un regista. Il loro corpo è il loro strumento è quello che sono per questo sono ossessionati dai capelli o dai vestiti. Alle volte basta dargli delle scarpe in tono e li si aiuta tantissimo".
Parole che non stupiscono da un regista che è adorato dai suoi attori "Credo capiti perchè gli lascio mano libera, li faccio creare in un ambiente sicuro e controllato" commenta un po' schernito.
Egli stesso inoltre ha recitato in diverse occasioni anche se scherzando ammette che non lo fa molto perchè gli propongono solo ruoli da scienziato pazzo o serial killer.

Cronenberg oltre il cinema
Protagonista anche di una mostra al Palazzo Delle Esposizioni di Roma, dove sono appesi dei fotogrammi dai suoi film che egli stesso ha rielaborato all'intero di un allestimento concepito dal figlio, David Cronenberg non si è mai limitato al cinema nè intende farlo in futuro.
Dopo l'allestimento di un'opera basata su La mosca, che a suo dire è stata un'impresa sfiancante e completamente diversa rispetto a fare un film, ora sta infatti scrivendo un libro."A dire il vero ho scritto solo 60 pagine al momento. È stata un'esperienza interessante, del resto mio padre era uno scrittore e io ho sempre pensato che avrei fatto lo stesso. Spesso mi sorprendo di fare il regista! È per questo motivo che quando mi hanno proposto di scrivere un libro ho accettato subito, ma sento la pressione di una distribuzione che già so sarà internazionale e di grande profilo".

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