Albachiara. Trent'anni dopo
Nel 1979 respirava piano per non far rumore, arrossiva se qualcuno la guardava, si vestiva svogliatamente per non farsi guardare e con la faccia pulita camminava per strada mangiando una mela. Nel 2008 si fa di cocaina e di ecstasy, parla solo di sesso (orale) e si veste come una lolita moderna per attirare l'attenzione di tutti. È l'Albakiara (con la K) ritratta da Stefano Salvati che, dopo un passato da regista di spot pubblicitari, programmi tv e videoclip (sua è anche la regia del movieclip con Vasco Rossi È solo un rock'n'roll show), esordisce al cinema con un film giovanilistico sulla generazione K. L'idea di Albakiara nasce da una serie di interviste condotta tra Bologna e Modena dallo stesso Salvati su un campione di ragazzi dai 12 ai 17 anni. "Sono rimasto profondamente scioccato dalla realtà che emergeva dai loro racconti. Realtà che negli ultimi anni era evidente anche dai fatti di cronaca. Ho iniziato a scrivere il soggetto partendo dalla canzone di Vasco Rossi trasportando la sua Albachiara nei nostri giorni". Se l'unica trasgressione del personaggio musicale era fare "pensieri strani" e sfiorarsi con la mano, la protagonista del film di Salvati ne dissacra l'immaginario e si spinge oltre ogni limite per il solo scopo di trasgredire. Sebbene il regista affermi che il messaggio del film sia chiaro, i giovanissimi potrebbero trovarvi una lettura diversa e sentirsi spinti a "perdere il controllo" per il gusto dell'emulazione. "Abbiamo fatto dei test mostrando Albakiara a gruppi di ragazzi che all'inizio si sono divertiti ma alla fine sono rimasti scioccati" si è affrettato a specificare Salvati nell'incontro stampa che si è tenuto questa mattina a Roma. "La mia vuole essere una sorta di favola dove ho intenzionalmente utilizzato il linguaggio dei giovani e le tecniche del videoclip perché sono conscio del fatto che oggi i ragazzi si annoiano facilmente. Ma il messaggio è chiaro: chi tocca certe cose muore".

Il coinvolgimento (e il modello) di Vasco Rossi
Stefano Salvati: Quando ho fatto leggere le prime pagine del soggetto a Vasco mi ha detto che se avessi trovato un produttore per realizzarlo mi avrebbe dato non solo "Albachiara" ma anche altre sue canzoni. Lui è una delle anime di questo film perché se non ci fosse stato lui non avrei mai potuto fare Albakiara con la K. Negli anni '80 Vasco è stato usato come simbolo del male, ma per quanto mi riguarda si è trattato di un modello positivo. All'epoca ero un atleta e la sua "Vita spericolata" mi incitava quando mi allenavo. Un mio amico, invece, che si faceva di eroina ed è morto, non lo ascoltava nemmeno. Oggi Vasco riempie ancora gli stadi e certo non si può dire che siano tutti tossici quelli che lo vanno a vedere.

Incarnare il modello cattivo
Laura Gigante: Per ottenere il ruolo di Chiara ho fatto un regolare provino. In realtà pensavo che avrei esordito al cinema come comparsa, ma sono piaciuta e Stefano ha pensato che avessi delle capacità innate sulle quali lavorare. Per un anno ho dovuto fare degli stage di recitazione e ho anche avuto la possibilità di lavorare con due insegnanti dell'Actor's Studio. Quando mi sono rivista sullo schermo mi sono resa conto che il mio personaggio è veramente una ragazzina. Chiara è una tipa fuori di testa, è senza valori, gioca a fare la ragazza cattiva, non ha una vera famiglia alle spalle e nessun modello da seguire. Io ho 22 anni e per entrare nella parte ho dovuto frequentare ragazzi molto più piccoli di me per imparare da loro.