Advertisement
Miracolo a Sant'Anna: inno alla memoria storica

Spike Lee posa lo sguardo su un gruppo di soldati afroamericani impegnato a combattere i nazisti in Italia.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

La storia, raccontata da Spike Lee
Spike Lee (Shelton Jackson Lee) (67 anni) 20 marzo 1957, Atlanta (Georgia - USA) - Pesci. Regista del film Miracolo a Sant'Anna.

lunedì 29 settembre 2008 - Incontri

La storia, raccontata da Spike Lee
Penso che se questo film colpirà l'immaginario al punto da sollevare delle discussioni sulla storia italiana e su quanto accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale è positivo" parola di Spike Lee che con Miracolo a Sant'Anna - tratto dall'omonimo romanzo di James McBride - racconta di un gruppo di soldati afroamericani appartenenti alla 92ª Divisione della Quinta Armata impegnato a combattere i nazisti tra gli altipiani selvaggi e le floride valli della Toscana. Sembrerebbe che la Divisione Buffalo, che ad oggi rappresenta una delle maggiori controversie inerenti al coinvolgimento delle forze militari statunitensi nella Seconda Guerra Mondiale, sia stata tecnicamente un esperimento da parte del Governo per vedere se i cosiddetti "negri" potevano combattere nella fanteria. Sebbene siano nate delle polemiche in seguito all'uscita del film, Spike Lee non appare turbato. "Ci sono sicuramente diverse interpretazioni su come si sono svolti gli eventi ma rimane il fatto che, ed è la cosa più importante, il 12 agosto 1944 a Sant'Anna di Stazzema la 16ª Divisione delle SS ha massacrato cinquecentosessanta civili italiani, tra cui uomini, donne, anziani e bambini. Questo non si può cancellare". In uscita il 3 ottobre in 250 sale italiane, Miracolo a Sant'Anna verrà presentato in anteprima domani sera al Palazzo Strozzi di Firenze per celebrare Il cinema e la memoria.

Licenza poetica
James McBride: Voglio precisare che la mia è una storia di finzione che si basa su fatti realmente accaduti. Quando ho messo piede per la prima volta a Sant'Anna di Stazzema ho sentito la necessità di raccontare questo particolare episodio perché - al di là delle diverse interpretazioni - sono rimasto colpito dal fatto che nessuno ne avesse mai parlato. Ci sono voluti un romanzo e un film perché venisse alla luce la strage del 12 agosto 1944. Come scrittore volevo trovare la maniera per fa sì che la gente sapesse e ne parlasse. Ho dovuto decidere se scrivere un testo di storia o un romanzo. Quando ho optato per la forma romanzata mi è venuta in mente l'idea di utilizzare la figura del bambino e del suo amico immaginario. Si possono anche scrivere cinquecento libri senza riuscire a capire che cosa abbia significato la guerra per gli italiani. Oltre alla guerra contro i tedeschi in questo paese si combatteva un'altra guerra, molto più psicologica, che metteva fratelli contro fratelli, madri e padri contro figli, amici contro amici. Ho voluto trovare la maniera per raccontare non solo la guerra ma anche tutto quello che ha comportato per le persone e per gli italiani.

La figura dei partigiani James McBride: Nei personaggi di Peppi e Rodolfo ho trovato le figure per mostrare come la guerra aveva anche il potere di distruggere i rapporti familiari e i rapporti di amicizia. Mi dispiace se con la mia storia ho urtato la sensibilità dei partigiani. Non era mia intenzione offendere nessuno, anche perché noi sappiamo che i partigiani sono stati dei veri eroi e da nero posso dire che noi afroamericani ci sentiamo ancora più vicini e sappiamo cosa vuol dire leggere e vedere delle opere, che siano di letteratura o di cinema, scritte da qualcun altro che parlano di te e della tua storia. Tuttavia ritengo che quello che è successo in Italia nella Seconda Guerra Mondiale appartenga non soltanto agli italiani ma anche a noi essendo stati parte integrante della storia. Abbiamo perciò il diritto di scriverlo. Allo stesso tempo, proprio come è successo in America per il movimento dei diritti civili che all'epoca vedeva pochissime persone parteggiare per Martin Luther King piuttosto che per Malcolm X, è facile oggi dire "siamo tutti partigiani".

Fa' la cosa giusta
Spike Lee: Da regista di Miracolo a Sant'Anna non voglio porgere le scuse a nessuno per quello che emerge dal mio film. Questo dibattito dimostra che ci sono tante questioni rimaste ancora aperte su questa vicenda, la gente non è ancora riuscita a farci i conti. Da quello che ho capito, però, all'epoca non tutti amavano i partigiani, così come non erano amati da tutti i protagonisti della resistenza francese che facevano quello che dovevano fare perché erano in guerra, però poi fuggivano a nascondersi sulle montagne lasciando i civili a dovere loro malgrado subire le conseguenze e le reazioni dell'esercito tedesco. Non è qualcosa che ci siamo inventati, è accaduto realmente. Anche in Italia, per ogni tedesco ucciso dovevano perdere la vita dieci civili. Questa è la storia. Sebbene non ci sia un quadro chiaro di quello che è accaduto a Sant'Anna, io sostengo tutte le interpretazioni e sono qui a raccontarle.

Il personaggio di Peppi
Pierfrancesco Favino: Mi sono preparato a questo ruolo facendo ricorso alla mia conoscenza naturale dei fatti acquisita negli anni e alla mia personale passione che ho per Giuseppe "Beppe" Fenoglio. Inoltre mi sono documentato leggendo il libro di McBride e ovviamente studiando le differenze delle varie aree partigiane. Già solo nella Toscana la parte della Garfagnana è diversa da quella di Montepulciano. Per quanto riguarda il mio personaggio, sono contento da attore - e per attore intendo la persona alla quale viene richiesto di restituire la realtà di un uomo in quel periodo, in quel particolare giorno della sua vita - di aver interpretato qualcuno che si è sacrificato per i propri ideali per cinque anni e che si chiede se quanto ha fatto sia giusto. Io mi auguro che in qualsiasi guerra del mondo, che sia in atto anche in questo momento, ci sia qualcuno che spara avendo il dubbio che sia giusto. Sono felice di essere figlio dei partigiani, nel senso che grazie a loro non mi è mai stata data l'opportunità di essere in guerra, ma desidero essere figlio di una persona che ha avuto dei dubbi perché se fossi figlio di una persona che di dubbi non ne ha avuti allora l'unica eredità che mi viene data è quella di credere ciecamente che un uomo si può ammazzare in ogni modo.

Le donne di Spike Lee
Valentina Cervi: Sono cresciuta con il cinema di Spike Lee, soprattutto come attrice, e la cosa che mi ha sempre colpito molto, essendo donna, è il modo in cui ha raccontato la figura e l'emancipazione femminile. Le sue donne, che fossero figlie, madri, amanti o sottomesse, alla fine erano sempre vincitrici in qualche modo. Poter incarnare questa figura in un suo film è qualcosa che mi emozionava molto. Il personaggio di Renata è un personaggio che si emancipa attraverso la sessualità, rappresenta la nuova Italia e fa da ponte tra due culture.

Il metodo linguistico
Laz Alonso: Oltre a documentarci sullo specifico periodo storico, andando a vedere filmati e documentari, Spike ci ha dato altri strumenti di studio mostrandoci ad esempio come gli afroamericani venivano ritratti in quei film. Il mio personaggio è un portoricano cresciuto nel Bronx dove ha imparato a parlare l'italiano dai siciliani che ha frequentato. Ho avuto un linguista che mi ha insegnato non solo il linguaggio dell'epoca ma anche come improvvisare utilizzandolo. Inoltre lo spagnolo portoricano che si parlava a quei tempi era diversissimo da quello odierno. Alcuni amici dei miei genitori mi hanno mandato dei file audio da studiare per capire quale fosse la cadenza portoricana e soprattutto come si parlasse lo slang di quel periodo. In pratica il mio lavoro è stato quello di deprogrammarmi e riprogrammarmi completamente.

Il personaggio di Sam Train
Omar Benson Miller: Il mio è un personaggio fanciullesco, innocente, quasi angelico. Per entrare in questo ruolo ho cercato di ricollegarmi con il mio bambino interiore, la mia parte infantile e l'ho fatto isolandomi per evitare tutto quello che potesse influenzare la mia recitazione. Ho invece giocato tantissimo con i miei nipotini, naturalmente non ai videogame ma all'acchiapparella, che mi sembrava più inerente all'epoca. Sono stato felice di aver interpretato un personaggio che ha avuto un ruolo nella storia italiana, perché anche noi ne facciamo parte. Miracolo a Sant'Anna è un film molto profondo che possiede molti strati e che mostra l'umanità, nel bene e nel male, e soprattutto fa i conti con l'inferno della guerra.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati