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Star Wars: The Clone Wars, l'unione tra cinema, tv e videogiochi

Lucas l'innovatore non si ferma mai e porta le sue Guerre stellari in animazione.
di Gabriele Niola

Troppo ricco per la tv ma troppo povero per il cinema

lunedì 22 settembre 2008 - Making Of

Troppo ricco per la tv ma troppo povero per il cinema
La vera natura di The Clone Wars è quella della serie animata, tuttavia arriva adesso nelle nostre sale anche un lungometraggio che fa da pilota introducendo i personaggi (vecchi e nuovi), l'ambientazione (la serie si svolge tra episodio II e episodio III della saga cinematografica) e soprattutto lo stile visivo della serie.
L'intenzione dichiarata della produzione era di realizzare un'opera che non cercasse in alcun modo il fotorealismo. Tutto deve essere all'insegna della stilizzazione, utile a dare l'idea di una dimensione nuova per la saga di Guerre Stellari. Eppure il risultato su schermo è decisamente più fotorealistico e purtroppo più povero di quello che ci si potesse aspettare dai giganti della Lucasfilm.
Se infatti The Clone Wars si avvia ad essere la serie animata per la televisione più raffinata e complessa dal punto di vista dell'animazione mai vista (la prima realizzata in computer grafica ad alto budget) in sala non trova la stessa efficacia. La stilizzazione sbandierata è in realtà molto relativa e limitata a solo alcuni tratti dei personaggi (su tutti le capigliature), mentre gli sfondi e le ambientazioni sono molto simili a quelli dei film della saga, cosa che genera un curioso ibrido forse rivelatore della vera essenza della saga.
Quello che sicuramente impressiona è tuttavia l'abilità di Lucas di contaminare come nessuno prima di lui la produzione cinematografica con altri tipi di lavorazione. The Clone Wars infatti è stato sviluppato da un team che ha lavorato a stretto contatto con quello incaricato della realizzazione di The Force Unleashed, il nuovo videogioco di ambientazione "stellare" della LucasArts. Il risultato dovrebbe essere una generale compenetrazione maggiore e nuove idee di messa in scena.

Dal 2D al 3D ispirandosi alle action figure
Il punto di partenza è stata la miniserie del 2004 ambientata nel medesimo periodo. Da quella i produttori hanno mutuato lo stile visivo squadrato (tipico di moltissima animazione seriale statunitense recente), cercando di infondere a The Clone Wars uno spirito vivace che mitigasse l'emergente lato oscuro di uno dei protagonisti. È noto infatti che Anakin dopo le guerre dei cloni passerà definitivamente alle forze del male, una componente che non può essere trascurata dagli sceneggiatori e che però può essere stemperata dai disegni.
Dunque è stato il disegno 2D la base e per operare il passaggio dalle due dimensione alle tre della nuova serie e per farlo i tecnici sono partiti dai pupazzi del merchandising. Questi infatti all'epoca sono stati realizzati con grande aderenza ai disegni in 2D e ne costituiscono il primo esempio di tridimensionalizzazione.
Più in là ancora però l'obiettivo era portare in quello spazio 2D la profondità mantenendo fisso lo stile: "Lavorando con la computer grafica abbiamo incorporato queli aspetti stilistici in un mondo con una profondità, una fisicità e uno spazio completamente nuovi" spiega Catherine Winder, produttrice del film.
Tuttavia nel passaggio qualcosa si perde. La qualità dei movimenti dei volti e delle espressioni dei personaggi infatti non è all'altezza degli altri lungometraggi in computer grafica cui siamo abituati (principalmente Pixar e Dreamworks) e le azioni tendono alla ripetitività tipica (e funzionale) delle serie. Cose normali nel mondo 2D ma decisamente "stonate" se applicate al più realistico universo 3D, dove non solo tutto quanto è dotato di profondità ma soprattutto il punto di vista dello spettatore si muove come una macchina da presa come per il cinema dal vero.

The Clone Wars potrebbe svelare la vera natura di Guerre Stellari
Quando il primo film della saga di Guerre Stellari (ora chiamato Episodio IV) arrivò al cinema introdusse per la prima volta la tecnologia digitale sulla pellicola. In seguito le molte evoluzioni, rimasterizzazioni e le aggiunte che lo stesso Lucas ha operato sulla trilogia originale, abbinati alle novità tecniche della seconda trilogia, hanno spinto ancora più in avanti le possibilità di ibridazione tra reale e digitale. Tanto che entrando al cinema per vedere The Clone Wars, dalle prime scene si può avere ancora l'impressione di stare davanti ad un film della saga e non ad un cartone.
Guardando infatti le molte sequenze in cui non sono presenti personaggi (come ad esempio le battaglie spaziali) a primo impatto non si nota alcuna differenza con le sequenze simili dai film in live action. La cosa introduce una nuova dimensione, forse anche non voluta, di continuità nel corpus lucasiano dell'universo Guerre Stellari che però va a discapito poi del resto dell'animazione, decisamente più "seriale" che cinematografica. Forse allora il continuo spingere in avanti il comparto effettistico della saga ha portato alla realizzazione di un ambiente che può trovare nel cartone animato la sua migliore applicazione.
Lo stesso Lucas ha dichiarato: "Non volevamo che [la serie animata] avesse un aspetto fotorealistico. Lavoravamo con l'animazione e volevamo davvero utilizzarla fino in fondo. Questo ha implicato un leggero cambiamento nel nostro modo di pensare. È un modo completamente diverso di raccontare storie, e ci da la libertà di fare cose che sarebbero state impossibili in live action". Eppure ritraendo in maniera realistica esseri umani dalle medesime fattezze degli attori che hanno impersonato quei ruoli (notoriamente la cosa più difficile da fare in assoluto) il confronto con l'equivalente reale è immediato e impietoso. The Clone Wars si avvicina troppo al "valico dell'incredulità" (il punto in cui un'animazione tenta di essere così reale senza però esserlo che smettiamo di notare le somiglianze con la realtà e cominciamo a vedere solo le differenze) senza superarlo assolutamente.

Il segreto nascosto: una nuova forma produttiva
Alla fine però una delle novità meno evidenti dalla visione dell'opera compiuta ma forse più importante di tutte è stata l'organizzazione della produzione, il modo cioè in cui la Lucasfilm ha proceduto alla realizzazione, a partire dal concept fino al rendering finale.
Per la prima volta il comparto ha infatti lavorato a gomito stretto con le altre "mani" della grande famiglia Lucas, ovvero la LucasArts e la Industrial Light And Magic, rispettivamente responsabili del settore dei videogiochi e degli effetti speciali.
Contemporaneamente a The Clone Wars infatti la LucasArts ha dato vita anche a The Force Unleashed, un nuovo videogioco ad alto budget sempre basato sull'universo Guerre Stellari. I due team si sono confrontati molto spesso, suggerendo a vicenda possibili soluzioni, idee e trucchi di un mestiere (l'animazione per il cinema e per i videogame) che sempre di più va convergendo.
Già il regista Dave Filoni spiega i punti di contatto e di differenza che entrambe le forme hanno con il cinema dal vero: "Fare una scena comporta una flessibilità infinita. Non dobbiamo andare a scavare per trovare gli oggetti di scena originali o chiamare gli attori per girare di nuovo. Possiamo guardare una scena al computer con editorial poi tornare indietro e farla in maniera completamente diversa il giorno successivo. Abbiamo tutti i nostri set, i nostri attori a disposizione in ogni momento e possiamo fare le cose nel modo in cui ci piacerebbe vederle".
Ad esempio molte soluzioni per la previsualizzazione (procedura utile a vedere una versione in bassa qualità del risultato finale dell'animazione per correggere in corsa degli elementi prima che le scene siano finalizzate) sono state mutuate dal mondo dei videogiochi, e il team del videogame ha potuto beneficiare della consulenza di grandi esperti nel mondo degli effetti speciali per il cinema. In questo modo si cerca di portare nuova vita ad un universo che in fondo è sempre il medesimo e si regge sulle medesime dinamiche da trent'anni.
Ma alla fine il vero cuore dell'idea lo sintetizza bene Richard Kerris, responsabile dell'animazione: "Se lavori tutta la vita nel campo degli effetti speciali e pensi a quello per ogni sfida che ti si propone puoi ottenere ottimi risultati. Ma se poi parli con qualcuno che è nel mondo della costruzione di videogiochi da una vita e con lui discuti dei tuoi problemi e dei tuoi obiettivi è naturale che arriverai a modi di pensare totalmente nuovi. E non servono meeting o riunioni, le conversazioni migliori si fanno durante le pause pranzo."

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