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5x1: Silvio Orlando, quella faccia un po' così

Il 2008 è l'anno del trionfo a Venezia per l'attore napoletano.
di Stefano Cocci

Un burbero dagli occhi buoni
Silvio Orlando (66 anni) 30 giugno 1957, Napoli (Italia) - Cancro. Interpreta Michele Casali nel film di Pupi Avati Il papà di Giovanna.

martedì 9 settembre 2008 - Celebrities

Un burbero dagli occhi buoni
Sarà forse per gli occhi buoni da napoletano sognatore che ti fanno pensare ad un individuo con un animo grande oppure gli spigoli del volto e il naso aquilino che, invece, ti fanno intuire una personalità nervosa e ostica. Sarà per questi motivi che Silvio Orlando si presta a molti ruoli ed infiniti personaggi, tant'è che, dopo la vittoria della Coppa Volpi al Festival di Venezia per il ruolo da protagonista nel film di Pupi Avati Il papà di Giovanna, qualcuno lo ha definito il Dustin Hoffman italiano. Adatto al dramma ed alla commedia – genere con cui iniziò negli anni Ottanta con alcune partecipazioni televisive – Orlando è tra i migliori della sua generazione, un talento costruito nei teatri d'Italia mentre si preparava ad una solida arte drammatica. Il trionfo veneziano è il riconoscimento veneziano ad un figlio di Napoli, che ha saputo farsi erede di quella tradizione e portarla sulle sue gracili spalle e di forza nel XXI secolo: molti lo ricorderanno, alcuni anni fa, girare l'Italia con i suoi pezzi di De Filippo, tra cui un mitico "Don Raffaele Il Trombone" da lui diretto e interpretato in cui esclamava continuamente "l'umanità mi fa schifo schifo". Forse qualcuno potrà essere d'accordo con lui, però, Silvio non è solo questo: è tra gli attori preferiti dei migliori registi d'Italia, come dimostra la solida collaborazione con Nanni Moretti, ad esempio, che gli ha portato trionfi a Cannes ed ai David di Donatello (rispettivamente per La stanza del figlio e Il Caimano).

Caos calmo
È un contributo che un attore di talento come Orlando fa ad un film corale che vive intorno alla figura di Nanni Moretti, questa volta solo attore e non regista. Dietro la cinepresa, infatti, c'è Antonello Grimaldi, che ha il suo bel da fare nel portare sul grande schermo un libro molto personale ed introspettivo come quello di Veronesi. Come anticipato, Orlando è uno dei tanti personaggi che, con i propri dubbi, problemi e idiosincrasie, circolano intorno alla panchina di Moretti/Pietro Paladini, fino a trovare delle risposte di cui ignorava l'esistenza.

Il caimano
Bruno Bonomo è forse il suo personaggio più difficile e controverso. Del resto quando, in un modo o nell'altro, nella stesura di un film compare il nome di Silvio Berlusconi, ogni prudenza può essere lasciata da parte: il film è destinato a fare scandalo in un modo o nell'altro. Orlando dà il volto ad un produttore di film di serie B che cerca il grande riscatto saltando sul carro del cinema di denuncia, suo malgrado a pensarci bene: travolto dagli impegni verso le banche ed un matrimonio che va in pezzi, dimentica di leggere la sceneggiatura propostagli da una rampante Jasmine Trinca e resta invischiato in una storia più grande di lui ma talmente importante che vale la pena girarne anche solo una scena.

Il papà di Giovanna
Non si tratta di un biopic su Vittorio, il papà di Giovanna Mezzogiorno, eroina cinematografica italiana, ma dell'ennesima "indagine" di un Maestro come Avati intorno agli '30 italiani, quelli della sua infanzia. Tant'è che alcune scenografie sono state ricostruite a Cinecittà proprio intorno ai ricordi di fanciullo di Avati, il quale non ha avuto nessun dubbio ad affidare sensazioni, emozioni e sceneggiatura al talento di Silvio. Forse, nell'ottenere il premio, Orlando è stato aiutato dal regolamento, che ha messo fuori gioco Mickey Rourke, però nessuno potrà mettere in dubbio che quella dell'attore napoletano è una delle interpretazioni migliori viste a Venezia nel 2008.

La stanza del figlio
Non sarà stato il pasticcere trozkista promesso in Caro Diario e appena accennato in Aprile e nemmeno il ruolo fondamentale ne Il caimano ma ne La stanza del figlio è impossibile dimenticare Silvio Orlando. Dietro un film costruito fortissimamente sulla figura centrale di Giovanni, il padre, di conseguenza tutti i personaggi "familiari" ingoiano la scena. I pazienti di Moretti/Giovanni sono figure secondarie ma fondamentali, che danno il respiro del film e la sua ancora alla realtà. Con Orlando, anche Stefano Accorsi è determinante, con le sue esplosioni di rabbia repressa, mentre Silvio è misurato come sempre, anche se distante e inavvicinabile.

La scuola
Disilluso ma irresistibilmente attaccato alla speranza di dare qualcosa ai giovani con cui si trova a contatto tutti i giorni. È il professor Vivaldi che ha il volto di Silvio Orlando, nel divertente film di Daniele Luchetti che, nel 1995 affondava il bisturi nei problemi della scuola italiana, un film che ancora oggi ha una sua inquietante attualità. Per motivi anagrafici ma anche semplicemente per gli amanti del cinema, è un film difficile da dimenticare ed il personaggio di Orlando rimane attaccato addosso, con tutta la sua determinazione nel cercare di far promuovere Cardini, lo studente – mosca, ed il finale parlando ed urlando contro l'aria, cercando una risposta nei muri prefabbricati di una scuola che fa acqua da tutte le parti.

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