Advertisement
Le Olimpiadi e il cinema

Pechino, Parigi, il nuoto e tutto il resto...
di Pino Farinotti

L'urlo di Tarzan alle Olimpiadi

lunedì 18 agosto 2008 - Focus

L'urlo di Tarzan alle Olimpiadi
Nei trailer di connessione delle varie rubriche della Rai sull'Olimpiade, fra una sequenza e l'altra sulle medaglie degli italiani, c'è un momento in cui si sente un urlo: è quello, mitologico, di Tarzan.
Alain Bernard ha vinto i cento stile libero alle Olimpiadi di Pechino. È stata una delle poche medaglie d'oro sfuggite a Michael Phelps, che non ha partecipato alla gara. Ma perché partiamo da Bernard e non da Phelps? Perché parliamo di Olimpiadi e di cinema. E la connessione parte dal nuotatore francese, e dal suo tempo, 47secondi e 20. Ottantaquattro anni prima, Olimpiadi a Parigi, un altro nuotatore, Johnny Weissmuller, vinceva quella stessa medaglia col tempo di 59 secondi. Veniva violato il muro del minuto. Lo sport gridò al miracolo. Alain, oggi, avrebbe staccato Johnny di una ventina di metri, ma quel tempo in quel tempo lontano ha un peso decisamente maggiore. E Johnny continua ad essere molto più avanti, irraggiungibile. Perché non c'è di mezzo solo lo sport coi suoi numeri nudi. Si è frapposta l'epica, alla quale ha dato una mano, e che mano, il cinema, appunto. Quando il ventenne Weissmuller arrivò a Parigi, era già un personaggio. Tre anni prima William Bachrach, allenatore di nuoto ritenuto un vero mago, si trovava a Wimbar, Pennsylvania, ed ebbe modo di notare un ragazzo biondo, di quasi un metro e novanta, che nuotava in una piscina privata. Parlò ai suoi genitori, padre tedesco e madre austriaca e disse che avrebbe fatto di Johnny un campione, se glielo avessero affidato. Glielo affidarono e Bacrach... ne fece un campione.
La Parigi del 1924 era già il centro culturale del mondo. La giovane generazione americana, ricca e colta, era là, rappresentata da personaggi come Hemingway e Fitzgerald, e poi c'era la Stein, c'erano Joyce, Maugham, e Picasso, solo per citare i nomi più importanti.

Uomo copertina
In quell'anno oltre all'arte e alla cultura, Parigi accolse, con le Olimpiadi, la più forte gioventù del mondo. Weissmuller era solo un atleta, ma era il più bello di tutti, più bello anche degli attori che passavano di lì. Johnny venne adottato dagli americani a Parigi, soprattutto dalle americane. Nonostante le forti distrazioni, comunque costantemente pedinato da Bachrach, Johnny vinse le medaglie d'oro nei 100 e 400 stile libero e nella staffetta 4x200. In patria venne accolto come un eroe. Nel '28, ad Amsterdam, rivinse l'oro nei 100 e nella staffetta 4x200. Divenne, proprio come succede anche adesso, un uomo copertina. Molti sondaggi, promossi dai magazine lo elessero l'uomo più bello del mondo. Era inevitabile a quel punto, che il cinema si interessasse a lui. Questa volta il mentore fu Sam Zimbalist, grande produttore della Metro, che lo vide in un documentario sul nuoto e gli fece fare un provino. Anche il caso fu favorevole – sempre nelle leggende - se è vero che la Mgm stava preparando una serie di film su Tarzan. Johnny ebbe la parte. Dal '32 al '48 fece Tarzan per 19 volte. Johnny era un eroe, ma era anche un umano, e a 44 anni riusciva ancora a nuotare, ma non come un tempo, naturalmente. E poi si era appesantito. Si ritirò.

Dall'acqua alla giungla
Weissmuller che urla alla giungla, che volteggia sott'acqua accompagnato dalla sua Jane, la magnifica Maureen O'Sullivan, è una delle più belle e vitali immagini dello spettacolo del '900. Un'estetica non riproducibile. Eppure anche lì il cinema ci mise del suo, in un altro suggestivo "richiamo olimpico". Nei movimenti di nuoto più impegnativi Maureen veniva sostituita da una controfigura, Jane Parmaly, che successivamente avrebbe avuto un figlio, quel Don Shollander dominatore del nuoto all'Olimpiade di Tokyo con ben 4 medaglie d'oro. Ma in quella Parigi del '24, mentre in piscina si creava il mito di Johnny Weissmuller, sul campo di atletica avveniva qualcosa che non aveva solo una valenza spettacolare e sportiva, ma era umanamente ancora più intensa. Eric Liddel appartenente alla Chiesa cristiana scozzese, accolse la propria straordinaria attitudine alla corsa come un dono divino. E corse in nome di quella missione. Vinse l'oro nei 400 metri. Un supplemento di leggenda gli toccherà vent'anni dopo, quando morirà, missionario, proprio in Cina. Un altro atleta britannico, Harold Abrahams, ebreo, corse per esorcizzare un pregiudizio razziale strisciante che pure l'emancipata Inghilterra non riusciva a nascondere. Vinse i 100. Nel 1981, il regista Hugh Hudson racconta quelle storie in Momenti di gloria, vincitore, fra gli altri, dell'Oscar come miglior film. Parigi, il cinema, l'epica, l'Olimpiade di Pechino: leggende di una volta e richiami di adesso.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati