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Le Cronache di Narnia: Il principe Caspian, dagli attori reali a quelli digitali

Dall'Armadio a Caspian il film cambia obiettivi e strategie per ottenerli.
di Gabriele Niola

Un concetto più canonico di fantastico
Ben Barnes (Benjamin Barnes) (42 anni) 20 agosto 1981, Londra (Gran Bretagna) - Leone. Interpreta Il Principe Caspian nel film di Andrew Adamson Le cronache di Narnia - Il Principe Caspian.

martedì 12 agosto 2008 - Making Of

Un concetto più canonico di fantastico
Quello che differenziava il primo film su Le Cronache di Narnia dagli altri film fantastici era un uso sapiente, professionale ma molto parsimonioso degli effetti speciali: trucchi, protesi e costumi erano solitamente preferiti ai ritocchi in postproduzione. Quello che differenzia Il Principe Caspian dal resto del cinema fantastico degli ultimi anni è invece la decisione per molte scene (solitamente i totali con molti personaggi come le scene di battaglia) di rinunciare agli attori e sostituirli con equivalenti digitali.
Questo perchè con questo secondo episodio Le Cronache di Narnia diventa una saga (che avrà un ovvio terzo capitolo già in lavorazione), così aumentano i costi e il lavoro si ottimizza, in sostanza la macchina hollywoodiana si mette in moto con il suo sistema di produzione industriale indirizzato verso l'aumento dei profitti.
Se dunque il primo film cercava di creare il fantastico in maniera per molti versi retrò battendo quindi strade alternative (le gambe dei fauni non erano quasi mai create o modificate al digitale), questo secondo guarda al fantastico in una maniera più canonica, cercando di spostare in avanti il confine tra ciò che si può e ciò che non si può ancora realizzare al cinema percorrendo la strada battuta.
Eppure Il Principe Caspian dimostra anche come la credenza diffusa del sempiterno dominio dell'attore reale sulla sua controfigura digitale non sia tale. In alcuni casi infatti Andrew Adamson si è trovato a voler sostituire per alcune sequenze un attore con un personaggio equivalente ma creato al computer e in altri casi si è pentito di non averlo fatto. Perchè non sempre la recitazione umana è la cosa migliore o la più necessaria.

Il mio grosso grasso sequel
Come per tutti i sequel l'ossessione hollywoodiana prevede che il secondo film debba essere necessariamente più "grosso" del primo, dove per grosso si intende "grasso", cioè dotato di più personaggi, più azione, più effetti speciali, più adrenalina ecc. ecc. Mantenere l'alchimia giusta diventa dunque sempre più difficile e comprensibilmente accade che i seguiti deludano per come finiscono per rompere il giocattolo. La convinzione statunitense (probabilmente corretta per certi versi e per certi mercati) è che il film precedente sia il punto di partenza e che dunque sotto quella soglia "realizzativa" non si debba scendere. Solitamente poi se il film è affidato al medesimo regista ciò che si cerca di fare è esplorare tutto ciò che è fisiologicamente rimasto fuori dalla lavorazione dell'altro.
Facile immaginare allora come per Il Principe Caspian si sia mosso un piccolo plotone di studi di effetti speciali, ognuno con un suo compito specifico e ognuno dotato di una gerarchia e un'importanza diversa all'interno del progetto. Ne è dimostrazione perfetta la scena del Dio delle Acque, una creatura un tempo impensabile perchè fatta d'acqua (il materiale più difficile da animare in assoluto).
Quella ripresa invece è stata realizzata (e magistralmente) da uno studio unico, incaricato solo di quel particolare ambito mentre gli altri facevano altro, eppure i costi sono rimasti nei livelli di guardia poichè è la tecnologia, la competenza e l'accessibilità di molte nuove scoperte a essersi abbassata rendendo il processo di "ingrassamento" dei film, e specialmente dei sequel, più semplice.

Attori veri o controfigure digitali?
Data la grande presenza di personaggi ibridi, ovvero attori reali il cui fisico viene poi modificato in postproduzione (come ad esempio i centauri), si è posto un grande problema al momento di girare, ovvero in quali casi lasciare gli attori reali in una scena e poi modificarne il fisico al digitale e in quali invece sostituirli con copie interamente digitali.
Il punto è che spesso in scene con molti personaggi digitali può risultare difficoltoso modificare i movimenti di ognuno, controllandoli fotogramma per fotogramma, mentre (essendo per forza di cose inquadrati da lontano) la sostituzione con controfigure digitali può risultare assolutamente invisibile.
La decisione va presa sul set poichè poi gli attori vanno truccati e preparati nel caso debbano essere utilizzati. E mentre per il primo episodio molti "trucchi" erano reali, esistevano cioè dei pantaloni da fauno, in questo secondo film i pantaloni ci sono sempre ma sono blu, come il bluscreen, colore che poi in postproduzione è sostituito con un immagini digitali. Dunque aumentano i possibili effeti da realizzare in caso di utilizzo di attori reali.
E non è vero quello che si dice che "gli attori veri però sono un'altra cosa" o quantomeno non sempre vero, poichè non sempre quello che è richiesto è fattibile da un attore come da un personaggio digitale.
Un esempio perfetto è quello dei centauri che spesso nel film corrono muovendo le braccia come farebbe un umano, cosa che non smette di creare disappunto nel regista: "Un centauro non è come un uomo a cavallo, in quel caso il cavallo si muove e l'uomo sta sopra. Il centauro invece pensa con la testa da uomo ma si muove col corpo da cavallo. Questo rende la sua realizzazione particolarmente difficile. Per questo non mi piace quando vedo i miei centauri correre muovendo le braccia come uomini e quando potevo gli mettevo in mano delle spade per evitare quel tipo di movimento".

Un impossibile punto di incontro tra animazione e live action
Andrew Adamson, regista di entrambi i capitoli cinematografici della saga tratta dai libri di C. S. Lewis, ha iniziato la sua carriera come animatore, la sua confidenza con gli aspetti tecnici del "cinema al computer" è dunque sicuramente più elevato della media, specialmente nel caso di film come Le Cronache di Narnia dove la componente postproduttiva e di "disegno" di effetti speciali può rivelarsi fondamentale per dare credibilità ad un mondo fantastico.
"Lavorare a film dal vero e film animati non è molto diverso, specialmente dal punto vista dell'empatia". sostiene Adamson. "I vortici emotivi, gli stratagemmi narrativi e le tecniche di racconto sono le medesime, come del resto le domande che ti poni anche sono le medesime: «Sto ottenendo quello che voglio? Sto direzionando le aspettative del pubblico sul percorso corretto?»".
Ma non per tutti gli ambiti live action e animazione possono dirsi equivalenti, specialmente per l'ovvia parte di lavorazione "Tra i due intercorre la medesima differenza che c'è tra i 100 metri e una maratona. L'animazione ti dà modo di fare e rifare le medesime cose anche centinaia di volte mentre quando hai 500 occhi dietro le spalle a guardarti non hai molte possibilità di tornare sui tuoi passi".
Un film come Le Cronache di Narnia, dove la parte sul set è pesantemente integrata con la post produzione invece è prevedibilmente a metà, perchè nonostante molte cose vadano fatte in sede di ripresa poi altre si possono cambiare o correggere senza dover rigirare nulla.

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