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Kim Cattrall & Christopher Meloni: New York stories

I protagonisti di Sex and the City e Law & Order - Unità Speciale si raccontano.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Il sesso, la legge, l'ordine e la città

mercoledì 9 luglio 2008 - Incontri

Il sesso, la legge, l'ordine e la città
Sono due serie televisive agli antipodi. La prima - terminata ormai da quattro anni ma trasmigrata felicemente sul grande schermo - racconta l'universo femminile attraverso le vicende di quattro amiche che vivono la città come se indossassero l'ultimo modello di Manolo Blahnik, con vanto e nonchalance. La seconda - arrivata alla decima edizione e, di recente, alla duecentesima puntata - affronta storie molto più complicate viste dalla prospettiva di una sezione speciale della polizia che si occupa di reati a sfondo sessuale. In comune hanno la città, che in Sex and the City è la vera e propria quinta protagonista e in Law & Order - Unità Speciale è profondamente collegata alla storia, offrendo i luoghi, i volti, le istituzioni e l'anima di New York. E se Kim Cattrall dà il volto e il corpo alla più libertina delle quattro amiche nello show creato da Darren Star sulla base dell'omonimo romanzo di Candace Bushnell, Christopher Meloni interpreta con rigore il detective Elliot Stabler, un padre di famiglia disposto a tutto pur di proteggere i suoi cari dagli orrori del mondo. Abbiamo incontrato i due attori in occasione del Roma Fiction Fest, dove hanno ricevuto un premio speciale.

A cosa è dovuto, secondo lei, il successo di Sex and the City?
Kim Cattrall: Penso che ci sia un particolare messaggio post-femminista diretto alle donne. Le quattro protagoniste hanno a che fare con gli uomini, la vita, la carriera ma affrontano le gioie e i dolori confrontandosi l'una con l'altra. Carrie, Charlotte, Samantha e Miranda, con le loro personalità, formano un'unica figura femminile nella quale le donne si riconoscono. Non credo che prima di Sex and the City sia mai stata fatta una serie così specifica per il pubblico femminile.

Quanto si sente vicino al suo detective?
Christopher Meloni: Il mio personaggio in Law & Order è un uomo che vede la vita in bianco e nero, mentre io vedo anche delle tonalità di grigio. Per lui le cose sono giuste o sbagliate. Tuttavia Elliot Stabler ed io ci siamo ormai contagiati a vicenda, ma la cosa importante è che con questa serie affrontiamo il problema dei crimini sessuali, un tema scottante in America. Cerchiamo di far luce su zone d'ombra di cui nessuno parla.

Come altre attrici, si è spesso lamentata che nell'industria audiovisiva ci sono pochi ruoli per le attrici che hanno passato i trenta. Il film è stata un po' una rivendicazione in questo senso?
Kim Cattrall: Credo che il problema sia più sentito in America che non in Europa. Penso a Helen Mirren e Jeanne Moreau, attrici straordinarie che hanno continuato a lavorare per tutta loro carriera e a ricevere riconoscimenti. Il fatto che Sex and the City sia diventato un film, considerato che le protagoniste nel frattempo si sono avvicinate ai cinquant'anni, rappresenta un evento "evoluzionario". Per sopperire a questa situazione, ho deciso di iniziare a produrre dei progetti in modo che se non posso contribuire come attrice posso almeno farlo a livello creativo ed evitare così quei ruoli marginali e poco soddisfacenti, come l'ex moglie di qualche personaggio principale o la zia pazza di qualche ragazzino. Tuttavia sono sicura che le cose stiano cambiando e sono felice di far parte di questo cambiamento.

Lei invece ha appena finito di girare un film come regista
Christopher Meloni: Sì, in questo momento siamo nella fase di montaggio. È un film indipendente intitolato National Lampoon's Dirty Movie (Christopher Meloni è anche produttore e attore protagonista, NdR).

Avete in comune la passione per il teatro. Quanto è importante per voi salire sul palco?
Christopher Meloni: Una fiction è come una cucina piena di cuochi. Ci sono i registi, i nuovi registi, i produttori, i montatori, ci siamo noi, gli sceneggiatori, la crew di tecnici e operatori... Gli attori hanno poca voce in capitolo. Secondo me il palco rappresenta l'esperienza più profonda e più vicina all'arte per un attore. Sei tu e il mondo di Arthur Miller creato magari in sette anni di fatiche. Sei tu il mondo di Shakespeare. E dopo quelle tre o quattro (se sei fortunato) settimane di prove che ti consentono di fare un'intensa incubazione di quell'universo ci sei solo tu e il pubblico fino alla fine della rappresentazione. C'è qualcosa di liberatorio in questo, e anche spaventoso, ma è quanto più di vicino all'essenza dell'arte che ci possa essere.
Kim Cattrall: A differenza di quanto ho detto prima, il teatro offre dei bellissimi ruoli classici alle donne, penso alle magnifiche figure femminili di Shakespeare o echov. Io ho iniziato la mia carriera di attrice a teatro e allora non avrei mai pensato di passare al cinema. Per me tornare sul palco, cosa che continuo a fare regolarmente, è come tornare a casa. Sul palcoscenico, lontana dai ruoli televisivi per i quali sono celebre, posso dimostrare chi sono veramente, come persona e non solo come attrice. In qualche maniera il teatro ti ridà la tua umanità.

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