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Rovine: l'horror, dall'opera letteraria al grande schermo

Carter Smith traduce le pagine dell'omonimo autore, Scott Smith, in un horror vacanziero.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Rovine, l'opera letteraria

mercoledì 25 giugno 2008 - Incontri

Rovine, l'opera letteraria
Molto prima di dare alla luce il suo esordio letterario intitolato "Un piano semplice", Scott Smith aveva iniziato a scrivere una storia breve su un gruppo di archeologi che viene colpito da un'infezione. Il racconto però non viene mai completato e finisce nel cassetto per parecchi anni, finché l'autore non vede Signs, il film di M. Night Shyamalan, e decide di scrivere un horror. "Nel cercare del materiale che potesse fare al mio caso ho ritrovato quei vecchi scritti abbandonati, ho cambiato qualcosina qua e là e proseguito su quella strada, solo che al posto del virus, i protagonisti venivano colpiti da un'entità molto più terrificante". Alla sua uscita "Rovine" viene definito un incrocio tra Thomas Harris ed Edgar Allan Poe; Stephen King lo elogia pubblicamente; Ben Stiller si aggiudica i diritti attraverso la sua casa di produzione cinematografica Red Hour. Anche il pubblico apprezza il ritorno di Scott Smith alla letteratura a tredici anni da "Un piano semplice" e il libro diventa ben presto un best seller grazie soprattutto alla cura dell'autore nel delineare i personaggi e all'aspetto psicologico intricato e crudele del romanzo. Adattato dallo stesso Smith e diretto dal regista omonimo Carter Smith, Rovine arriva sul grande schermo a distanza di due anni dalla pubblicazione del libro.

L'adattamento cinematografico
Avevamo un'ottima base dalla quale partire visto che Scott Smith si è occupato della sceneggiatura e conosceva alla perfezione i personaggi ai quali è rimasto fedele, come d'altronde abbiamo fatto tutti. Sentivamo che erano proprio i personaggi ad aver garantito il successo del libro. Avere lui al mio fianco ha reso semplice la fase della trasposizione, nel senso che avendo bene in mente la storia sapeva esattamente cosa fosse funzionale alla sua messa in scena e cosa non lo fosse. Una volta finita la sceneggiatura me l'ha consegnata dicendomi che potevo farne quello che volevo. "Non ti sentire in dovere di chiamarmi per chiedermi come vorrei che lo dirigessi, il film è tuo, sono sicuro che farai un ottimo lavoro" mi ha detto dandomi tutta la sua fiducia. Per me è stato fondamentale il suo supporto.

La scelta di Jena Malone
Sono da sempre un suo fan e ho visto tutti i suoi film, da Nemicheamiche a Donnie Darko. Quello che mi piace di lei è che riesce a essere reale anche sul grande schermo, non ti dà mai la sensazione che stia recitando una parte e per questo è facile relazionarsi ai personaggi che interpreta. In Rovine il suo ruolo si fa le stesse domande che presumibilmente si fa anche il pubblico, come ad esempio "perché ce ne siamo andati dall'hotel per trovarci in questa situazione?". Così per lo spettatore è immediata l'immedesimazione con lei. Nel libro il suo personaggio è alquanto odioso ma ho preferito distanziarmi in questo perché come regista credo che il pubblico debba amare tutti i personaggi, così ognuno di loro doveva avere delle caratteristiche che piacessero allo spettatore. Personalmente sono affezionato a tutto il gruppetto, indistintamente.

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