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Un amore di testimone: il matrimonio della mia migliore amica

Il neurochirurgo di Grey's Anatomy perde la testa in una commedia romantica.
di Marzia Gandolfi

Anatomia di un amore splendido

venerdì 23 maggio 2008 - Incontri

Anatomia di un amore splendido
Che cosa potrebbe accadere ad uno scapolo impenitente e sciupafemmine che si innamorasse della sua migliore amica, promessa sposa ad un uomo praticamente perfetto? Di fare la sua leale "damigella d'onore", accompagnandola all'altare, oppure di giocare sporco e di "rapirla" al suo rivale? La commedia di Paul Weiland opta per il ratto d'amore e porta sullo schermo, per la prima volta, la coppia DempseyMonaghan: lui dottore e principe refrattario al matrimonio, lei eterna fidanzata "spaccacuore" e impossibile. Quando Tom scopre che Hannah sta per convolare a nozze, capitombola per terra, una e due volte. Il classico tonfo, il più elementare dei trucchi fin dal cinema muto, ricorre con una certa regolarità in Un amore di testimone perché le gambe e la vita di Tom volano letteralmente all'aria davanti alla certezza di perdere l'"amata" amica, invaghitasi di uno scozzese blasonato. Guardando alla vecchia commedia "fisica", Paul Weiland ripristina gesti e convenzioni d'annata: la corsa e la rincorsa, la fuga e l'affanno, la perdita di equilibrio (anche emotivo), il conflitto di classe (Tom e Hannah sono borghesi, il promesso sposo è addirittura un duca), le differenze nazionali (America vs Scozia), l'equivoco sull'identità morale di Tom (creduto amico dallo sposo in kilt mentre è il testimone malvagio che vuole rubargli la promessa sposa) e sull'identità sessuale di Tom, un etero incallito che tutti credono gay. "Innamorati" a Roma da contratto, Michelle Monaghan e Patrick Dempsey ci raccontano come si fugge dal castello di Highlander per sposarsi a New York. All'ombra dell'Empire e nel segno di un "amore splendido".

Qual è secondo lei lo stato di salute della commedia romantica hollywoodiana?
Patrick Dempsey: Viva ma appena viva. Sicuramente c'è spazio per il miglioramento. Quello che non mi piace nelle commedie romantiche contemporanee è che sono molto spesso girate male. Per questa ragione una delle prime cose che ha fatto Paul Weiland è stata quella di collaborare con Tony Pierce-Roberts, uno dei più grandi e raffinati direttori di fotografia, pensate soltanto a titoli come Camera con vista, Casa Howard, Quel che resta del giorno. Il suo apporto ha conferito al nostro film uno stile, una ricercatezza e un'accuratezza difficilmente ravvisabili in una commedia romantica. Certo, girando Un amore di testimone non abbiamo inventato la ruota ma a modo nostro abbiamo cercato di fare qualcosa di diverso. Si può e si deve migliorare, bisogna cercare di essere creativi e di trovare temi sempre nuovi e diversi.

Non trova che troppo spesso le commedie sentimentali siano lontane dalla realtà?
Patrick Dempsey: Sì, generalmente queste commedie sono lontane dalla realtà. Quando si gira questo tipo di commedia la vera sfida consiste nel trovare e realizzare qualcosa di singolare e straordinario, che possa ravvivare il genere, perché tutto è stato già detto e già fatto. Fin dove ci è stato possibile abbiamo cercato di tenere il film radicato alla realtà, è ovvio che poi al cinema accadono cose che nella vita di tutti i giorni non si verificherebbero mai, ma quando si realizza una commedia romantica la speranza è proprio quella di farsi seguire dallo spettatore, di invitarlo a salire sul tuo giro di giostra. Fondamentalmente non si tratta che di presentare loro quello che ciascuno di noi vorrebbe e desidera: qualcuno da amare e da cui farsi amare, qualcuno con cui vivere felici e contenti. Forse è questa la ragione ultima che spinge la gente al cinema.

Come si costruisce un personaggio televisivo "in serie" e un personaggio cinematografico "finito"?
Patrick Dempsey: È estremamente difficile costruire un personaggio televisivo. Quando interpreto Derek Shepherd, il neurochirurgo di Grey's Anatomy, non ho mai idea di che cosa farò, cosa succederà, dove sto andando e da dove vengo. Al cinema è tutto più semplice, perché un film prevede per sua natura un inizio, una parte centrale e una finale, di conseguenza è più facile costruire un personaggio. Girare un film inoltre ti permette di avere libertà e spazio per creare, nelle serie televisive invece l'attore è uno strumento dello sceneggiatore, è lui che decide per te e tu non sei altro che un semplice esecutore delle sue decisioni e dei suoi ordini. È pur vero però che la televisione è "il mezzo". È sorprendente vedere come il successo televisivo possa aprirti tutte le porte e renderti famoso fino al punto di farti approdare al cinema.

Quanto è importante la versatilità nel suo mestiere?
Michelle Monaghan: Direi che è fondamentale e necessaria. Personalmente, da attrice e da semplice spettatrice, adoro tutti i ruoli perché mi piacciono tutti i generi e sono loro, di volta in volta, ad ispirare le mie performance. Ad oggi sono felice di avere interpretato tanti personaggi diversi perché in ciascuno di loro riscontro un lato della mia personalità: l'ironia e il romanticismo, l'azione e l'avventura. Le mie interpretazioni mi hanno dato la possibilità di esplorarli tutti in maniera creativa, ma sono state anche una grande opportunità per lavorare con registi diversi. Sono orgogliosa dei film che ho realizzato e delle persone con cui ho avuto la fortuna di collaborare. Se non avessi fatto tutte queste esperienze passate, oggi mi sentirei svantaggiata. Voglio avere una lunga carriera per cui continuerò a mettermi alla prova.

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