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5x1: Toni Servillo, un volto nuovo?

Solo un maestro di espressività può dare vita alla figura più controversa della storia italiana.
di Stefano Cocci

Servillo è Andreotti "Il Divo"
Toni Servillo (65 anni) 25 gennaio 1959, Afragola (Italia) - Acquario.

martedì 13 maggio 2008 - Celebrities

Servillo è Andreotti "Il Divo"
A quasi 50 anni è uno dei volti nuovi del cinema italiano, un po' perchè si è sempre speso con parsimonia sul grande schermo, un po' perché per lungo tempo ha girato i teatri d'Italia. Figura storica del palcoscenico di ispirazione napoletana, Toni Servillo sta rapidamente recuperando il tempo perduto. Tra aprile e maggio 2008 occupa in pianta stabile le sale cinematografiche del Belpaese, con la sua rilettura della storia italiana, passando attraverso gli occhi affilati, le orecchie a punta e la gobba de Il Divo Giulio Andreotti fino a infilarsi per le strade della Gomorra del sud Italia che lui così ben conosce.
Come è arrivato, questo attore strappato a forza al teatro da Paolo Sorrentino a diventare icona del cinema di qualità italiano come dimostra il recente successo ai David di Donatello? Il primo passo è dovuto a Mario Martone che nel 1992 lo vorrà nel suo Morte di un matematico napoletano. Già allora si parlò di autentica sorpresa, senza considerare che Servillo era già un attore dalla straordinaria esperienza e presenza scenica.
Oggi, rappresenta in pieno una scuola minimale e, per certi versi, veramente poco teatrale, senza concessione all'eccesso: uno sguardo, un sollevamento di sopracciglia raccontano molto di più di quanto possano fare pagine e pagine di parole recitate fuori dalle righe. Così, in silenzio, Toni Servillo è tra i volti più ieratici ed evocativi del cinema italiano. Senza strafare.

Le conseguenze dell'amore
Nefaste e travolgenti possono essere le conseguenze dell'amore per Paolo Sorrentino. In un film in cui un ambiente, una scenografia o un paesaggio raccontano più di mille parole, anche gli attori devono, per forza di cose, raccontare con il corpo e il volto molto di più di quanto le battute del copione possano narrare. Da questo punto di vista, Toni Servillo è l'attore italiano per eccellenza: dice senza dire, racconta senza parlare; seguirlo nella vita tranquilla di Titta Di Girolamo è un piacere, come scoprire, infine, quali siano queste "conseguenza dell'amore" di cui ci parla Sorrentino. Uno dei personaggi più desolanti e soli degli ultimi 20 anni del cinema italiano.

La ragazza del lago
Non è un giallo né tantomeno un thriller. Il film di Andrea Molaioli è un'indagine sui rapporti umani, anzi affettivi, inspirato al racconto "Lo sguardo di uno sconosciuto" della scrittrice norvegese di Karim Fossum. Dalla Norvegia dei fiordi al Friuli carsico e rinato dopo il terremoto il passaggio è breve ma non azzardato. Servillo è tutto gestualità ed espressività minimali, un commissario che per conoscere i segreti di un assassino cerca di capire i misteri della vittima, quella densa rete di rapporti familiari e affettivi che costituiscono anche la materia oscura della sua vita privata: una moglie che lo ignora e una figlia con cui non comunica. In questa difficoltà di scambio umano, Servillo/Sanzio trova la sua espressione nel risolvere misteri, cercando di venire a capo del proprio.

Lascia perdere, Johnny!
Servillo è maestro di opere prime. Ha tenuto a battesimo Sorrentino, Molaioli, Martone e anche Fabrizio Bentivoglio. Attore straordinario, nella sua prima esperienza dietro la macchina da presa, Bentivoglio ha saputo ben scegliere portando sul grande schermo le piccole storie di fallimenti e sogni delusi di musicisti e cantanti da piano bar. Sono gli anni Settanta, e l'Italia che non ce l'ha fatta durante il boom dei Sessanta cerca disperatamente di rifarsi in quei tempi bui. Servillo è un bidello/direttore d'orchestra che affoga nel bicchiere questa disperazione, troppo vera per non raccontare, evidentemente, di analoghe storie di sconfitta e condanna vissute all'ombra della musa del cinema.

Gomorra
Dal libro che tutti hanno letto (come recita il trailer del film) ancora un viaggio nel meridione d'Italia, tra i suoi drammi, il suo malaffare, la sua povertà e la sua disperazione. Nel film di Matteo Garrone Servillo sembra irriconoscibile, molto più vicino agli "eroi" della malavita di Scorsese che alle icone della "piovra" italica così come il cinema e la televisione nostrana ci hanno insegnato a riconoscerle. Presentato in anteprima Cannes, per Servillo è l'occasione di entrare nelle vicende italiane non più con un tratto intimista ma affrontando le grandi questioni politiche e sociali.

Il Divo
Con questo film, Toni Servillo completa, per il momento, il suo viaggio nella contemporaneità italiana e nei drammi della Repubblica. I suoi tratti appena visibili dietro un vetro sferzato da una pioggia battente, lasciano immaginare che il suo "Divo" Andreotti sarà un oscuro manovratore delle vicende politiche italiane. I tratti, ancorché appena accennati, lasciano intuire che l'operazione è perfettamente riuscita. Se Gomorra è stato il velo stracciato su verità che fino a oggi nessuno ha voluto raccontare, Il Divo di Paolo Sorrentino affronta un tema controverso: la vita politica del senatore a vita che ha attraversato la notte della Repubblica. Servillo, dopo aver rappresentato archetipi di umanità che percorrono vicende personali, si fa storia stessa, nella sua espressione più alta ma anche maggiormente controversa.

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