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Racconti da Stoccolma: realismo notturno

Il regista svedese Anders Nilsson racconta la violenza dalla prospettiva delle vittime.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Quando calano le tenebre

lunedì 28 aprile 2008 - Approfondimenti

Quando calano le tenebre
In Svezia è noto per aver scritto e diretto la trilogia su Johan Falk, un poliziotto di Göteborg, iniziata nel 1999 con Noll tolerans (Tolleranza zero), proseguita con Livvakterna (Guardie del corpo) e terminata con Den tredje vågen (La terza onda). A tre anni dalla sua ultima fatica, il regista, sceneggiatore e fotografo Anders Nilsson torna al cinema con un film crudo che racconta la violenza non più dalla prospettiva della polizia, ma delle vittime. Racconti da Stoccolma è un dramma metropolitano diviso in tre parti, che guarda alla violenza dall'interno, posando lo sguardo sull'anima di chi la subisce. Protagonisti del film sono Leyla (Oldoz Javidi), Carina (Lia Boysen) e Aram (Reuben Sallmander). La prima è una giovane cresciuta in una famiglia di immigrati che non concepisce l'idea che la figlia (la sorella di Leyla, Nina) possa vivere liberamente l'età degli amori. La seconda è una giornalista televisiva di successo che nasconde agli occhi della società la violenza domestica che subisce dal marito. Il terzo è il proprietario di un club alla moda che viene preso di mira da un gruppo di malviventi rissosi che dopo aver mandato in ospedale uno degli addetti alla sicurezza lo minacciano affinché taccia. Storie che si incrociano quando calano le tenebre (questo il titolo originale) e che prendono spunto dalla realtà di una città notturna e irriconoscibile.

Leyla
In ogni paese e in ogni città c'è una ragazza (immigrata) che lotta contro la famiglia per potersi adeguare ai costumi del posto e seguire liberamente le stagioni del cuore. Anders Nilsson e il co-sceneggiatore Joakim Hansson partono proprio dal personaggio di Leyla per raccontare una storia di paura e violenza affrontando il tema del "delitto d'onore". "Oggi, quello che spaventa maggiormente la gente è la minaccia proveniente dalla propria famiglia, dai genitori, dalle persone amate, da coloro che ti dovrebbero sostenere" ha spiegato il regista svedese. "Il nostro obiettivo era capire perché ciò accade e per questo motivo abbiamo introdotto nel film frammenti di realtà, fatti realmente accaduti. Il fenomeno del delitto d'onore appartiene a ogni sorta di ambiente e non è necessariamente legato a una religione o nazione precisa". La storia di Leyla si basa su una pratica, che ha scosso la popolazione svedese, venuta alla luce di recente attraverso i mezzi di informazione: molte giovani ragazze - figlie di famiglie credenti - sono state costrette a suicidarsi nel momento in cui venivano trovate colpevoli di vivere una vita dissoluta.

Carina
Il personaggio della giornalista televisiva prende spunto dalla storia vera della parlamentare europea Maria Carlshamres che ha raccolto la sua drammatica testimonianza nel libro "Den oslagbara" (L'invincibile). L'attrice che interpreta il ruolo di Carina, Lia Boysen, ha potuto incontrare personalmente la Carlshamres. "Sono andata a trovarla nella sua casa in campagna e piangendo mi ha raccontato nei dettagli alcuni episodi specifici che ha dovuto affrontare. Maria è una donna forte, nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa le succedeva dietro le pareti domestiche. Quello che le ha dato la forza di denunciare alla polizia il compagno e parlare apertamente della violenza subita è stato vedere quanto la situazione avesse influito sui figli. Nel film viene sollevato il problema, come anche il fatto che i suoi colleghi avessero provato a metterla a tacere nel momento in cui aveva deciso di esporsi pubblicamente". Colpita dal racconto della donna, Lia Boysen si è sentita quasi obbligata a mostrare la realtà degli abusi in tutta la loro crudezza.

Aram
Nel dicembre del 1994 allo Sturecompagniet, nel centro di Stoccolma, quattro persone perdono la vita in una sparatoria. I carnefici, che poco dopo finiscono in manette, erano tornati al ristorante armi alla mano per vendicarsi dei buttafuori che non avevano voluto farli entrare. Sei anni dopo, a Göteborg, la scena si ripete quando due ragazzi di venticinque anni iniziano a sparare contro l'entrata di un locale dove il limite di età è di ventisette anni. L'ultima storia di Racconti da Stoccolma si basa sugli innumerevoli casi di cronaca che vedono coinvolti ragazzi armati decisi a vendicarsi di qualche buttafuori o proprietario di locali. "Prima di iniziare a girare" ha raccontato Reuben Sallmander, "ho incontrato diversi proprietari di locali e addetti alla sicurezza. Tutti quelli con cui ho parlato hanno ricevuto minacce, dirette a loro stessi e alle famiglie. Alcuni mi hanno detto di non sentirsi realmente protetti dalla polizia e dalle forze dell'ordine, soprattutto quando occorre testimoniare in tribunale. Così, diverse persone hanno deciso di gestire la legge in prima persona, usando i buttafuori dei loro club: si tratta di una cultura della vendetta del tutto inaccettabile in una società democratica, un modo estremamente primitivo di risolvere i conflitti".

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