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Iron Man, quando il supereroe diventa umano

Robert Downey Jr. è il primo supereroe convincente della storia del cinema.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Un uomo e la sua armatura

giovedì 24 aprile 2008 - Incontri

Un uomo e la sua armatura
Al di là di tutte le aspettative il film di Jon Favreau convince. Sarà che per la prima volta da quando il cinema ha iniziato a giocare con i supereroi - che fossero in calzamaglia o mascherati, armati di superpoteri o (co)stretti in tutine di pelle - Iron Man non mette in scena solo l'eroe, ma soprattutto l'uomo. "Nei fumetti ci sono due tipi di supereroi, quello più comune è colui che per qualche motivo si ritrova ad avere dei poteri magici. Per quanto mi riguarda il mito più bello è quando la persona fa un percorso di maturazione e decide di diventare un eroe. Iron Man non ha super poteri. Si costruisce un'armatura e si inventa eroe e in quel momento il suo cuore cambia". Parola del regista, che per trasporre l'ennesimo fumetto della Marvel si circonda di un cast eccezionale (Robert Downey Jr., Terrence Howard, Gwyneth Paltrow, Jeff Bridges) e lo rende partecipe di tutte le fasi di scrittura. Nascono così, materiale originale alla mano, i personaggi di Tony Stark, Jim Rhodes, Virginia 'Pepper' Potts e Obadiah Stane. Grazie al contributo di attori che sono stati capaci di rimanere fedeli al fumetto e al contesto attuale del mondo (la guerra in Afghanistan al posto del conflitto in Vietnam dell'Iron Man in strisce), trovando un personalissimo modo per tramutarlo in cinema d'intrattenimento.

Diventare un supereroe
Robert Downey Jr.: Ho fatto un provino per ottenere questo ruolo, una cosa che non mi capitava da Charlot. In qualche maniera questi due personaggi si somigliano. Prima di fare quel film non ne sapevo molto di commedie fisiche. Lui era molto fisico come comico e ho dovuto imparare da lui come si fa. D'altro canto Tony Stark è un genio della tecnologia, e non so se lo sapete, ma io non lo sono affatto. La preparazione a questi due ruoli è stata molto simile, perché mi sono dovuto documentare ed entrambi i ruoli mi hanno coinvolto molto. La differenza principale invece è che quando ho cominciato a lavorare ad Iron Man avevo quarantun anni, durante le riprese ne ho compiuti quarantadue e un paio di settimane fa ho festeggiato il mio quarantatreesimo compleanno. Quindi ho qualche anno di esperienza in più rispetto ai tempi di Charlot e la collaborazione con il regista è stata diversa. Richard Attenborough mi dava delle perle di saggezza, mi indirizzava lui. Con Jon si è trattata di una collaborazione reciproca. Decidevamo insieme le cose.

Personaggi alla ricerca di umanità
Terrence Howard: Tutti i personaggi principali del film - o almeno Robert, Gwyneth e io - sono alla ricerca della propria prospettiva di umanità. Io ho trentanove anni e per tutta la vita ho cercato di essere un duro, di essere bello, di essere un ladies' man. Ma quello che sarei dovuto essere dal principio era semplicemente un essere umano, qualcuno compassionevole e altruista. E a trentanove anni ho finalmente capito che di quelle duecento lotte che ho fatto non ne avrei dovuta fare neanche una. Tony Stark si trova nella mia situazione. È un trentacinquenne che ha qualunque tipo di risorsa e fortuna, ma è vuoto, il suo cuore è vuoto e fondamentalmente necessita di rimpiazzarlo. Ha bisogno di salvare la sua vita e Gwyneth Paltrow è lì che lo osserva nell'ombra. Vede un uomo che ha così tanto ma è carente in quell'unica cosa che lo renderebbe veramente ricco: la felicità. Il mio personaggio invece, è in cima al gioco. Ha tutta l'Air Force degli Stati Uniti sotto il suo controllo ma allo stesso tempo sente amore e responsabilità nei confronti di Tony Stark. Tutti cercano un proposito. Questo è ciò che fa del film un'opera toccante, a mio avviso.

La leggerezza della commedia in un film d'azione
Jon Favreau: Siamo arrivati a questa impostazione grazie alla recitazione. Abbiamo dato grande libertà agli attori che hanno contributo alla creazione dei loro personaggi senza mai perdere di vista la leggerezza, proprio perché volevamo che il film avesse un tono leggero. Rispetto ad altre opere sui supereroi Iron Man ha anche un'ambientazione realistica dal punto di vista politico attuale. In genere le grandi produzioni sono interessate solamente al successo di un film di questo tipo e non puntano sulla sceneggiatura, sui personaggi. Al contrario la Marvel ci ha chiesto espressamente di rimanere il più fedeli possibile al fumetto originale, mantenendo quei tratti di umanità predominanti nei personaggi creati da Stan Lee. Abbiamo lavorato alla sceneggiatura con profondo rispetto per il fumetto e durante le fasi di scrittura il Batman di Christopher Nolan è stato fonte di enorme ispirazione per noi.

Robert Downey Jr., un supereroe perfetto e credibile
Jon Favreau: Anche se può sembrare perfetto nel ruolo di Tony Stark - e lo è - non è stato semplice convincere la produzione a puntare su di lui. Inizialmente volevano qualcuno che non fosse così celebre. Voglio dire, Robert è più grande di Iron Man. Nessuno sa chi è Iron Man mentre tutti sanno chi è Robert Downey Jr.. Negli Stati Uniti questo specifico fumetto della Marvel lo conoscono in pochi. Si è trattata di una sfida grandissima introdurre questo personaggio nel panorama cinematografico che ormai pullula di supereroi. Scegliendo lui sapevo che il film sarebbe stato speciale. Nello scommettere su di lui ho voluto fare la stessa cosa che ha fatto la produzione dei Pirati dei Caraibi scegliendo Johnny Depp come star della saga.

Un film indie da 100 milioni di dollari
Robert Downey Jr.: C'è stato un grande sentire sul set da parte di tutti gli attori. Ognuno di noi ha fatto dei piccoli sacrifici e abbiamo lavorato insieme con spirito monastico, certamente non secondo il tipico spirito hollywoodiano. Questo processo di lavorazione decisamente indipendente ci ha dato energia ed è stato fondamentale per il film. A volte ci trovavamo a parlare sottovoce fra noi per sintonizzarci a livello emotivo. Posso dire che ci siamo incontrati a livello di cuore, di spiritualità.
Terrence Howard: La spiritualità è qualcosa di straordinario, è tutto ciò che non c'è nella fisica ma si bilancia in qualche modo con la fisica. È quello che, come attori, ci motiva, oltre all'empatia e allo slancio.
Gwyneth Paltrow: Credo che noi attori siamo una sorta di veicolo, uno strumento per trasmettere le nostre emozioni agli altri. Recitando è come se traducessimo qualcosa di importante affinché possa essere percepito dal resto del mondo.

Dietro ogni grande uomo...
Gwyneth Paltrow: È vero, dietro ogni grande uomo c'è una grande donna. Infatti il mio ruolo nel film è molto importante. Pepper è praticamente la coscienza di Tony Stark. È una segretaria fedele e leale, è l'unica persona di cui Tony si fida al mondo e tra di loro c'è molto di più di un semplice rapporto tra datore di lavoro e subordinato. Lei è pronta a mettersi in discussione e non esprime mai giudizi definitivi che possano limitare l'azione di Tony. In fondo queste sono qualità molto importanti tra gli esseri umani e soprattutto in una relazione di coppia. Mi è piaciuto molto tornare al cinema con questo film perché è stato un lavoro decisamente intellettuale. Abbiamo passato più tempo a scrivere le nostre battute e creare i personaggi che a recitare. Poi sul set c'era un'atmosfera molto giocosa. In una maniera o nell'altra siamo tutti legati alla musica, così poteva succedere che Robert suonasse il piano con mio marito (il leader dei Coldplay, Chris Martin, NdR) mentre Jeff e Terrence suonavano la chitarra. Io li guardavo e mi sembrava di vedere un gruppo di bambini affiatati giocare. È stato molto divertente e sono felice di essere entrata in questo franchise. È una fortuna poter continuare a lavorare in questa maniera. Anche perché alla mia età è sempre difficile riuscire a trovare bei ruoli. Sicuramente sono molto più favorite le attrici tra i venticinque e i trent'anni, perché non sono così giovani da poter essere figlie, ma sono ancora sexy e affascinanti. In fondo il cinema, purtroppo, è un mondo governato dagli uomini.

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