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5x1: Eric Bana, avresti mai detto che...

...La spia imbronciata di Munich e il triste Hulk di Ang Lee hanno un comune passato da comico?
di Stefano Cocci

Un altro australiano alla corte di Hollywood
Eric Bana (Eric Banadinovich) (55 anni) 9 agosto 1968, Melbourne (Australia) - Leone.

martedì 22 aprile 2008 - Celebrities

Un altro australiano alla corte di Hollywood
Probabilmente è colpa di quel cognome chilometrico che fa subito venire alla mente un frutto: Eric Banadinovich è un australiano di origine croata. L'abbreviazione in Bana è stata naturale, tanto per semplificare la vita a chi vuole trascorrerla cercando di intrattenere il prossimo. I suoi primi passi ad Hollywood non hanno nulla dei suoi trascorsi nella terra dei canguri. Il soldato triste che in Somalia vive a stretto contatto con la morte; la spia del Mossad perennemente imbronciata di Munich; il Bruce Banner/Hulk bipolare, in bilico tra la depressione e l'arrabbiatura che lo fa diventare verde, non sembra proprio l'attore geneticamente portato a far ridere. Sarà anche il suo bell'aspetto, non ha proprio nulla dello sfigato e del goffo.
Eppure, che ci vogliate credere o no, è proprio così che Eric Bana ha iniziato a farsi conoscere: come uno dei comici più amati d'Australia. Una vera storia "down–under"! Oggi si veste da Enrico VIII ed è indeciso tra Scarlett Johansson e Natalie Portman: non c'è che dire, è veramente un bel mestiere quello dell'attore.

Troy
Nel film di Petersen in bilico tra il ridicolo e il delittuoso – come sono le modifiche alla storia di Omero, uno che, prima dell'arrivo di Hollywood, ha attraversato 10.000 anni di storia dell'umanità senza bisogno che nessuno mettesse la mani nella sua prosa per renderla più "spettacolare"– l'Ettore di Eric Bana è uno dei pochi momenti buoni del film come, del resto, il duello tutto dorsali e pettorali con Brad Pitt/Achille è uno dei pochi genuinamente "epici" della pellicola. Immancabile il training fisico e all'uso delle armi dell'epoca, come quello per imparare ad andare a cavallo. Fatto alquanto ironico tenuto conto che il suo personaggio è ricordato dal grande poeta come "domatore di cavalli". Ma Omero ed Ettore non vivevano al tempo di internet e degli effetti CGI...

Hulk
La lettura che Ang Lee fa del grande supereroe Marvel è senz'altro peculiare. Francamente, non ci si può aspettare dal regista di Ragione e sentimento e I segreti di Brokeback Mountain di trasformarsi come il suo verde personaggio e diventare un Sam Raimi. Il regista di Taiwan ha utilizzato i suoi stilemi come, del resto, Eric Bana ha utilizzato i propri per interpretare Bruce Banner. Il loro era un compito impervio a causa del successo planetario non solo del fumetto ma dei telefilm e cartoni animati che hanno accompagnato la carriera di Hulk. Il confronto con questi prodotti era impietoso. Anche la gestione del mondo interiore di Bana/Banner, della sua diversità e incapacità di adattarsi a un mondo spietato risulta travolta dal necessario videogame che chi va a vedere un tale film si aspetta di trovare sullo schermo. Questo aspetto ha schiacciato il primo, probabilmente il terreno su cui Ang Lee si sarebbe trovato maggiormente a suo agio.

L'altra donna del re
Probabilmente con questo film, Eric Bana è diventato l'attore (e l'uomo) più invidiato del pianeta. Certo, l'invidia non è certamente un bel sentimento, ma cosa si può provare per un individuo conteso – anche se si tratta solamente della finzione cinematografica – da due delle donne più belle e affascinanti della Terra? È quello che capita all'uomo di Melbourne nella pellicola di Justin Chadwick. Nei panni di Enrico VIII Eric deve mostrarsi abbastanza indeciso su quale cuscino appoggiare la sua regale testa: Scarlett Johansson o Natalie Portman? Sono dubbi che possono portare alla pazzia, anche a quella di un re. Ma questo, a pensarci bene, è un altro film.

Black Hawk Down
È il primo ruolo importante in una megaproduzione hollywoodiana per l'attore australiano. Lo spettacolare film di Ridley Scott ripropone un episodio della storia recente per realizzare un personale Salvate il soldato Ryan, prendendo dal capolavoro di Spielberg più che altro la cura stilistica e tecnica nella ricostruzione delle scene di guerra. Qui Bana è stato ovviamente cooptato più per le doti fisiche e atletiche che per una effettiva aderenza al ruolo. Il canguro riesce a farsi notare e ad attrarre su di sé l'attenzione del pubblico a dispetto dei pochi minuti a disposizione.

Munich
Nella brillante carriera di Eric Bana – una carriera vissuta con tempi e modi assolutamente personali, considerando che l'attore non gira più di un film all'anno per stare vicino alla famiglia e ai suoi due figli – l'incontro con Steven Spielberg è una tappa fondamentale. Dopo aver contribuito in modo così determinante alla causa della comunità ebraica nel mondo con il bellissimo Schindler's List, commuovendo il pubblico del pianeta con la bambina dal cappottino rosso e la storia di un imprenditore donnaiolo che salva centinaia di persone dai campi di sterminio, il regista americano chiude il cerchio raccontando una delle pagine più oscure della storia dell'Occidente: il massacro della squadra israeliana alle Olimpiadi di Monaco e la rappresaglia dello stato ebraico scatenata da questo atto. In un film tanto delicato per le sue implicazioni politiche e morali, Bana compie il suo viaggio verso il lato oscuro, la vendetta verso i nemici, per poi iniziare a compiere quello inverso, sulle orme del pentimento ed il rimorso, tragitto che si conclude a New York, tra il palazzo delle Nazioni Unite e l'ombra delle Torri Gemelle.

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