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L'amore non basta: un film diverso per raccontare la condizione sentimentale

L'opera terza di Stefano Chiantini offre un altro punto di vista sulle storie d'amore.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

La genesi del film

venerdì 11 aprile 2008 - Incontri

La genesi del film
La gestazione dell'opera terza di Stefano Chiantini (autore di Forse si... forse no... e Una piccola storia) è stata lunga. L'amore non basta nasce da sensazioni che il regista abruzzese ha vissuto sulla sua pelle e cercato di mettere da parte finché non hanno avuto il sopravvento e sono finite nella sceneggiatura. "Quando ho conosciuto Rocco Papaleo" ha raccontato Chiantini, "avevo messo da parte lo script per fare un altro film, ma il rapporto di amicizia che era nato nel frattempo mi ha fatto decidere di portare avanti il progetto insieme. Sapevo che era amico di Giovanna Mezzogiorno, ma mai mi sarei permesso di chiedergli di parlarne con lei e sinceramente non pensavo potesse mai accettare di fare questo film. Invece mi sono dovuto ricredere quando ho ricevuto una sua telefonata in cui mi diceva che aveva letto la sceneggiatura e che voleva la parte. Pensavo fosse uno scherzo... Con lei a bordo il progetto ha potuto prendere corpo.

L'ispirazione
Stefano Chiantini: Quando scrivo prendo spunto dalla mia vita, che è un dramma. Generalmente non mi piace dare allo spettatore una chiave di lettura, preferisco lasciare le cose sospese. Qualcuno potrebbe vederci del pessimismo, ma credo che l'ottimismo stia nell'accettare lo stato delle cose. Ho scelto di girare anche questo film in Abruzzo perché è la mia terra e sono molto legato a quel tipo di paesaggi, anche se in L'amore non basta ho cercato volutamente di dare meno aria al film, perché mi piaceva che i paesaggi fossero i volti dei protagonisti.

L'importanza delle storie e di chi le vuole raccontare
Giovanna Mezzogiorno: Rocco è stato il tramite tra me e Stefano. Un giorno mi ha chiamata dicendomi che aveva un film che mi voleva assolutamente raccontare. Ma devo essere sincera, non ho capito molto dal suo racconto così ho voluto leggere la sceneggiatura. Mi piaceva per come affrontava i sentimenti - il lasciarsi e riprendersi - con molto rispetto, senza volerli per forza controllare e senza imporre il suo punto di vista. L'ho chiamato per dirgli che ne pensavo e in seguito ci siamo incontrati. Le storie sono molto importanti ma lo sono soprattutto le persone che le vogliono raccontare. Stefano ha una grazia nell'affrontare la vita che mi ha colpito.

Un film diverso
Rocco Papaleo: Chiantini è un artista, un poeta nel riuscire a osservare la realtà in maniera impalpabile. La storia non l'avevo capita molto bene, ma mi piaceva il tema e il fatto che raccontasse la difficoltà di innamorarsi. L'ho trovato persino provocatorio, sin dal titolo, nei confronti di quel cinema sull'amore prevedibile. Chiantini si è preso la responsabilità di cercare una linea originale. La scelta di fare questo film è dovuta anche all'opportunità che ci veniva data di interpretare personaggi con più spessore rispetto ad altri ruoli. Personaggi complessi raccontati fino a un certo punto e poi lasciati alla fantasia dello spettatore.

L'amore non basta, lo sguardo maschile
Alessandro Tiberi: L'amore non basta anche se a volte nella vita è tutto. È un inseguire la felicità personale e credo che in questo film sia fondamentale proprio per questo: i personaggi sono alla ricerca di qualcosa, inseguono le proprie soddisfazioni. L'unico punto di incontro tra il mio personaggio e quello di Giovanna - che si cercano, si rincorrono, si sfiorano - è quando capiscono che c'è l'amore.

L'amore non basta, lo sguardo femminile
Giovanna Mezzogiorno: Sono d'accordo con questa scuola di pensiero. L'amore non basta, bisogna coltivarlo continuamente, difenderlo. Se si sta insieme ci sono dei motivi e questi motivi hanno un valore. Ma quando il valore viene perduto bisogna essere capaci di andarsene. A volte ci si lascia anche quando l'amore c'è ancora. E credo sia questa la forza del film: è diverso rispetto alle storie romanticamente convenzionali che il cinema ci propone. Rischia anche di essere meno compreso, meno fruibile, proprio perché offre un altro punto di vista sull'amore.

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