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Riprendimi: in principio era amore

Anna Negri gira un "documentario" sentimentale sul precariato e la sua influenza sui comportamenti sociali.
di Marzia Gandolfi

Riprendendo la vita

lunedì 7 aprile 2008 - Incontri

Riprendendo la vita
Presentato in concorso al Sundance Film Festival 2008, Riprendimi è un film a basso costo, che riflette sulla precarietà lavorativa e sentimentale di una giovane coppia (dis)occupata nel mondo dello spettacolo. Due documentaristi, un cameraman e un fonico, decidono di pedinare le giornate di Lucia e Giovanni e di registrare la loro imminente crisi. L'espediente narrativo del film di Anna Negri, che torna alla regia dopo otto anni, è quello del mockumentary, un finto testo che utilizza i codici e le pratiche linguistiche del documentario per rappresentare un soggetto finzionale. Riprendimi si prende comicamente gioco dei codici del documentario ma anche del sistema culturale popolare in cui si inserisce. Così Anna Negri, parodiando il documentario e tutte quelle forme di rappresentazione della realtà fintamente realiste, pone l'attenzione del pubblico su una coppia che non riesce a crescere (emotivamente e socialmente), mettendo in scena il suo "atto di accusa" nei confronti della "società liquida" (una società che non mantiene la stessa forma per lungo tempo), e della capacità del cinema di mettere in scena la verità. Un'ibridazione tra cinema e realtà che scopre col sorriso il gusto pieno e amaro della vita.

Produrre un film low budget in Italia
Francesca Neri: Non conoscevo Anna Negri personalmente ma quando un comune amico ci ha presentate sono rimasta molto colpita. Innanzitutto dall'idea del soggetto e poi dalla necessità che aveva Anna di raccontare una vicenda "al femminile" attraverso un linguaggio nuovo. Dal punto di vista produttivo il film è stato realizzato in modo indipendente e con un impianto tipico di una produzione low budget. La Bess Movie ha deciso di finanziare l'intero progetto senza il supporto di risorse esterne. Questo ci ha permesso di lavorare in libertà, libertà che ha scatenato una bellissima creatività. Successivamente c'è stato l'intervento di Medusa Film, che ha abbracciato con entusiasmo il progetto, consentendoci di ultimare in modo adeguato la lavorazione di post produzione.

"Documentario" di una separazione
Anna Negri: Girando Riprendimi avevo voglia di raccontare una storia universale, la separazione di due giovani dopo la nascita del loro bambino, ma desideravo farlo usando un linguaggio diverso, sperimentale. Così ho pensato che sarebbe stato molto interessante inserire a fianco dei due protagonisti una piccola troupe che filmasse la loro precarietà lavorativa e sentimentale. Questo era in fondo un espediente comico che mi permetteva di sdrammatizzare il melodramma vissuto dalla coppia protagonista e allo stesso tempo mi dava la possibilità di non spezzare mai il racconto. Tornando al cinema dopo otto anni, volevo fare un film libero, un film dove tutti gli attori potessero recitare senza che il flusso della loro recitazione venisse mai interrotto.

Interpretando Lucia
Alba Rohrwacher: Leggendo la sceneggiatura, la prima cosa che mi ha colpito del carattere di Lucia è stata la sua determinazione nel portare avanti il suo sogno d'amore infranto. Mi piaceva l'idea che fosse una donna a raccontare la lotta di una giovane moglie ferita ma determinata a riconquistare ciò che ha perso e in cui crede, questo duplicava in un certo senso la forza del mio personaggio. Un altro aspetto di Lucia che ho apprezzato e di cui sono manchevole è la sua leggerezza. Ho lavorato molto con Anna e con gli altri attori alla ricerca dei nostri personaggi, ci siamo messi in ascolto e abbiamo approfittato di tutta la libertà che questo film ci offriva. La difficoltà vera è stata rapportarsi alla macchina da presa, pensandola come un altro personaggio: prima è un occhio che ti guarda senza essere incluso e poi diventa parte portante della storia.

Interpretando Giovanni
Marco Foschi: Al contrario di Alba, quando mi proposero il film ero un po' restio ad accettare il ruolo di Giovanni, probabilmente a causa del suo carattere egocentrico, manifestava delle vigliaccherie che non sopportavo. Un attore ha sempre paura di finire per essere identificato col suo personaggio. Poi Anna mi ha fatto capire che interpretare Giovanni non significava sposarne la causa e a poco a poco ho smesso di pensare che le donne lo avrebbero e mi avrebbero quasi certamente detestato. Il momento delle riprese è stato un momento magico e creativo, perché Riprendimi è un film in cui la libertà tecnica permette una maggiore libertà espressiva.

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