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A lezioni di felicità e...di musica

Il drammaturgo Eric-Emmanuel Schmitt ci regala una piccola commedia sulla felicità, sull'amore e sul 'razzismo' letterario di certi intellettuali.
di Luciana Morelli

Il film

martedì 26 febbraio 2008 - Incontri

Il film
Cinema popolare, che racconta di persone semplici alle prese coi problemi di tutti i giorni. Cinema che fa sognare. Non è un caso che durante l'incontro con lo scrittore e drammaturgo Eric Emmanuel Schmitt, qui al suo esordio dietro la macchina da presa, sia più volte venuto fuori il nome di Vittorio De Sica. Sono lontanissimi gli anni in cui i barboni di Miracolo a Milano volavano via sulle scope dei netturbini alla ricerca di un mondo migliore, ma questo piccolo film francese ha riportato un po' indietro con la mente a un certo tipo di storie, favole contemporanee un po' malinconiche che raccontavano il quotidiano di gente semplice, afflitta dalle fatiche della vita ma sempre con il sorriso sulle labbra. Non è un caso, quindi, neanche che Schmitt abbia scelto Nicola Piovani come autore delle musiche originali di questa sua prima esperienza cinematografica, uno che non ha vissuto ai tempi di De Sica, ma che a suo parere, da buon italiano, quella genuinità ce l'ha nel sangue e riesce a trasformarla con rara maestria in una musica sì semplice, ma allo stesso tempo elegante e sofisticata. Insomma nessuno meglio di lui poteva 'colorare' musicalmente la leggerezza di Odette, la protagonista di Lezioni di felicità, una donna straordinariamente ottimista che nonostante la vita non le abbia riservato grandi cose, ha imparato ad accontentarsi di quel che ha, anche grazie ai romanzi del suo scrittore preferito.

Omaggio a un'ammiratrice
L'ispirazione per questa piccola fiaba mi venne durante la promozione di uno dei miei romanzi in Germania, quando alle prese con gli autografi mi si presentò davanti un'ammiratrice in evidente stato confusionale. Si vedeva che si era preparata a lungo, che si era pettinata per l'occasione e che si era vestita in maniera appariscente per farsi notare, ma in quel momento era talmente emozionata che non riuscì a dire una sola parola. Così mi gettò una lettera sul tavolo e scappò via. Devo essere sincero, mi vergognai un po' per le apparenze kitsch della signora e aprii la lettera solo molte ore dopo, quando arrivai in albergo. La busta conteneva un cuore di spugna e parole tanto appassionate da provocare in me grandi sensi di colpa per i pregiudizi che avevo avuto nei suoi confronti. Le scrissi per ringraziarla ma non l'ho mai più incontrata, al contrario di quel che accade nel film. Dopotutto sono uno scrittore, il mio modo di conoscere le persone è attraverso la fantasia.

La rivincita delle shampiste
Attraverso il personaggio del critico letterario ho voluto replicare al malcostume razzista di quella che è divenuta una 'casta' di intellettuali snob francesi, secondo i quali un certo tipo di letteratura romanzata è da considerarsi prerogativa dei poveri di spirito, di un pubblico composto per lo più da commesse e parrucchiere, per intenderci. Trovo che i critici letterari tendano troppo spesso a definire trash certi programmi televisivi o certi libri dedicati al grande pubblico, in Francia è un discorso fin troppo consueto. Non si ha il coraggio di prendere in giro le classi meno abbienti e allora si tende a ridicolizzare la loro cultura. A volte le critiche sono giuste, ma a volte sono solo luoghi comuni.

Un esordio col sorriso
Come scrittore di solito non prediligo i toni allegri, i miei libri sono spesso crudeli, nonostante venga sempre fuori l'umanità di fondo dei miei personaggi. Per il mio primo film da regista ho voluto regalarmi invece una storia leggera, una commedia che raccontasse il mio grande amore per il Cinema, che ricordasse un po' i film Disney di una volta, quelli che guardavo quando ero bambino e che mi hanno reso tanto felice.

Parola di Premio Oscar
La sceneggiatura del film conteneva molti riferimenti alla discografia di Joséphine Baker, anche perché la protagonista del film, come avrete notato, è una grande ammiratrice della cantante. Il mio compito è stato quello di comporre una musica ad hoc, che riuscisse ad accompagnare la storia di questa Cenerentola contemporanea ma non fosse in contrasto con le musiche vivaci della Baker. Mi capita purtroppo spesso di vedere film in cui il risultato di questa fusione è più che scadente. Di recente mi è successo con Juno, il film vincitore alla Festa di Roma, in cui ho riscontrato una mescolanza piuttosto raffazzonata di pezzi musicali, ottimi se presi singolarmente, ma tra loro completamente slegati.

La felicità secondo Piovani
È una di quelle cose di cui non si riesce mai a dare una definizione. Lello Bersani diceva che secondo lui la felicità era tornare a casa all'alba e sapere che proprio quando tutti si svegliano per andare a lavoro tu ti stai per mettere a letto. Per Gadda la felicità era rappresentata dalle pastarelle della domenica mattina. La felicità per me è un lampo, quello che attraversa il cuore di coloro che si trovano dietro e davanti a un sipario abbassato prima dell'inizio di uno spettacolo teatrale, un momento magico in cui c'è attesa, speranza, agitazione, energia. Ma per me la felicità è anche e soprattutto musica, mi viene in mente la chiusura della sesta sinfonia di Beethoven.

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