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Nuovo cinema rumeno

La critica americana guarda all'Europa dell'est.
di Nicoletta Dose

Esclusi dagli Oscar ma omaggiati dalla critica

martedì 12 febbraio 2008 - News

Esclusi dagli Oscar ma omaggiati dalla critica
Mancano pochi giorni alla cerimonia degli Oscar ma sono settimane che in tutto il mondo si sprecano pronostici sui vincitori della tanto ambita statuetta. Tra i contributi più originali, spicca senz'altro quello di tre critici illustri del "The New York Times" che hanno fatto una lista di desideri, ovvero un elenco di ciò che loro vorrebbero vedere trionfare sul palco del Kodak Theatre di Los Angeles. Se film come Ratatouille, Sweeney Todd: il diabolico barbiere di Fleet Street o ancora Il petroliere e Non è un paese per vecchi sono già sicuri vincitori, il giornalista A. O. Scott va controcorrente e preferisce concentrarsi sul caso del film rumeno 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni (vincitore della Palma d'Oro) di Cristian Mungiu, escluso all'ultimo momento dalla gara verso gli Oscar. Ma perché parlare di un piccolo film proveniente dall'Europa dell'est?
Il motivo è semplice: dietro alla qualità della pellicola di Mungiu si intravede la nuova energia creativa che sta caratterizzando la Romania degli ultimi anni, una cultura fiorente che riesce a essere innovativa e pungente soprattutto nell'arte cinematografica.

Neorealisti dell'est
Altre quattro pellicole sono da inserire in questa nuova ondata di artisti del cinema rumeno: a cominciare da La morte del signor Lazarescu di Cristi Puiu, commedia tragicomica ambientata a Bucarest che affronta il problema della sanità in modo realistico costruendo un film di finzione più tagliente di qualsiasi documentario realizzato sull'argomento.
Per proseguire con The Paper Will Be Blue di Rado Muntean che si svolge tutto in una notte e si sofferma su un giovane disertore dell'esercito durante la caduta del regime di Ceausescu nel 1989; Corneliu Porumboiu prende in giro l'informazione televisiva rumena con A est di Bucarest (vincitore della Camera d'Oro a Cannes 2006) e infine California Dreamin' dello scomparso Cristian Nemescu (morto in un incidente stradale a soli 27 anni) che, ispirandosi allo stile barocco di Kusturica, narra la storia di un soldato antiamericano che blocca un treno della Nato diretto in Kosovo.
Quattro film importanti, duri nella loro spietata rappresentazione della realtà, che gli Oscar non hanno preso in considerazione. Ma il bellissimo omaggio che la mano del critico A. O. Scott fa alla nuova generazione di cineasti rumeni (e di attori, su tutti Anamaria Marinca) è un segno che fa ben sperare.
Leggi l'articolo del New York Times.

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