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Fortissimamente Rambo

Rambo is back. Lo avevamo lasciato in Afghanistan e lo ritroviamo in Birmania vent'anni dopo, pronto a combattere un'altra guerra e a conquistarsi la strada di casa.
di Marzia Gandolfi

Rambo is back

venerdì 8 febbraio 2008 - News

Rambo is back
Prima che l'action rinnegasse il corpo per la tecnologia, mutando la carne in acciaio, il cinema di Hollywood aveva i muscoli di Sylvester Stallone. Lontano dal corpo blindato di Schwarzenegger, dalla perfezione plastica di Van Damme e dallo spirito disincarnato dell'eletto Neo, Sly è di nuovo John Rambo, ultimo eroe in carne ed ossa a sperimentare i confini del dolore. Un corpo vero che subisce la vita e suoi drammi, un corpo scartato dal sistema economico e sociale che non tollera i fallimenti e non ammette le sconfitte. Il reduce del Vietnam, in pensione in Tailandia, condurrà una guerra sanguinaria in Birmania contro un sadico regime militare. L'attore-guerriero risale il fiume e affronta il suo karma: combattere, farsi a pezzi e soffrire. Rambo torna a sfidare l'anemica violenza di Hollywood esplicitando sullo schermo il desiderio (spettacolare) di riscatto, scontando la pena di una colpa mai voluta e conquistando, dopo vent'anni, la strada di casa.

Le guerre di Rambo
Ci sono guerre di cui non si parla mai, di cui viene taciuto l'orrore. Per questa ragione il mio film è ambientato in Birmania, una terra dilaniata dalla guerra civile e in cui ogni giorno perdono la vita milioni di civili. Ho fatto tornare Rambo in azione perché attraverso il mio eroe volevo informare il mondo su quello che accade in questo paese. Una guerra civile sanguinosa, una violenza indicibile a cui si oppongono eroi che usano il cuore e il cervello al posto dei muscoli. La Birmania è l'inferno in cui si infila Rambo per affrontare il suo personale inferno. Il mio John Rambo intrattiene informando. Questo film mi ha procurato una grande soddisfazione, credevo fortemente in questo progetto e pensavo che avrebbe potuto fare (nel suo piccolo) la differenza. Invece mi sbagliavo, non puoi cambiare il mondo. Nemmeno un esercito può farlo.

Tutti i reduci del Presidente
Non chiedete mai a un attore di parlare di politica perché non ne sa niente. Certamente posso esprimere un'opinione a riguardo ma vi posso assicurare che la mia preferenza non sposterà nemmeno un voto. Personalmente sostengo il candidato repubblicano McCain. Ritengo che in un momento così delicato per il nostro paese, dobbiamo recuperare la dignità perduta negli ultimi otto anni, serva una persona che capisca il gioco. Non c'è tempo e non è tempo per i principianti, non si possono occupare gli uffici della Casa Bianca e mettersi a imparare il mestiere. McCain mi piace istintivamente e non perché sia un reduce o perché assomigli a Rambo. Credo che sia una persona matura e preparata.

Congedi e ritorni
È difficile chiudere con Rambo, sento di avere ancora tante cose da dire su di lui e da far dire a lui. La scena finale rappresenta chiaramente il ritorno del guerriero a casa, un ritorno che può trasformarsi in una nuova partenza. Inizialmente girai l'ultima scena mostrando il padre di John, un vecchio indiano da cui il mio eroe ha imparato tutto quello che sa, ma successivamente optai per un finale aperto, eliminando la figura del padre, che resta comunque presenza intuibile. L'ho fatto perché ho altre idee da sviluppare a riguardo. Mi sono congedato per sempre da Rocky, ed è stata durissima, e al momento non sono ancora pronto per dire addio a Rambo.

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