Un film in equilibrio tra realismo delle immagini e matrice cartoon
Non si contano più le versioni animate che dal 1958 a oggi hanno dato forma a Alvin And The Chipmunks, gruppo fittizio di presunti scoiattoli canterini che ha cominciato la sua carriera con un disco e diversi Grammy Award ed è presto diventato una serie animata di grande successo. Adesso arriva Alvin Superstar, il primo lungometraggio dedicato al trio, che ha l'arduo compito di traslare l'immagine dei personaggi di Ross Bagdasarian nell'universo dell'animazione 3D.
Destinato a un pubblico prettamente infantile il film deve tenersi in un delicatissimo equilibrio tra realismo delle immagini e una matrice cartoon che non si può trascurare in alcun modo. Partendo dall'ultima grande rivoluzione, a livello di immagine, del gruppo, quella del 1961 per la versione televisiva che più di tutte li ha resi famosi, gli autori e gli animatori hanno puntato a un immaginario molto moderno pur rispettando alcuni elementi diventati da quel punto in poi imprescindibili, come ad esempio l'abbigliamento con golfini di colori diversi.
Infarcito di riferimenti al bisogno di figure paterne (tema molto in auge nel cinema americano degli ultimi vent'anni) e interpretato da attori in carne e ossa che sono assolutamente marginali rispetto al trio animato, Alvin Superstar ha come unica novità proprio l'animazione in 3D, lavoro sul quale sono stati spesi diversi mesi e che si intuisce essere stato di gran lunga l'elemento più importante della lavorazione dell'intero film.

Il passaggio non indolore dalle 2 alle 3 dimensioni
Portare in 3D dei personaggi sempre stati in 2D non è solo una questione di movimenti, profondità e pelo.
I Chipmunks sono passati attraverso 50 anni di ridefinizioni ed evoluzioni nel tratto. La loro ultima riproposizione grafica infatti era arrivata a ritrarli alti come bambini e con fattezze più o meno animalesche, ma una cosa simile portata in 3D avrebbe dato come risultato orrendi mostri pieni di pelo alti circa un metro.
Dunque la prima decisione da prendere è stata come far diventare degli scoiattoli un po' più umani e cartooneschi, come renderli cioè convincenti in un film live action senza tradire l'immagine dei tre personaggi che tutti hanno in mente.
Per fare questo il team di animatori ha lavorato in stretto contatto con Bagdasarian e Karman, i creatori originali dei personaggi, e con H.B. Lewis, responsabile di film come Ratatouille, L'era glaciale, Una notte al museo e Le cronache di Narnia, insomma un esperto di animazione di animali pelosi che, specialmente con l'ultimo film Pixar ha avuto modo di portare molto in avanti la tecniche di questo ramo.
La decisione finale è stata dunque di mantenere i tre protagonisti quanto più possibile animaleschi salvo, nel corso del film, introdurre lentamente elementi sempre più antropomorfi a mano a mano che i personaggi passano dall'essere semplici scoiattoli su un albero a essere delle star agghindate di tutto punto.

I movimenti a metà tra scoiattoli veri e Jimi Hendrix
Una volta deciso che Alvin e i suoi fratelli sarebbero stati resi sullo schermo quanto più possibile simili a scoiattoli si è posto subito il problema di imitare i movimenti degli animali in maniera realistica. Per fare questo chiaramente il primo passo è stato studiare veri scoiattoli, capire come si muovono, come mangiano, quali muscoli mettono in funzione e come decidono di approcciare ogni singola azione.
Nel film infatti spesso i personaggi si trovano a fare cose che uno scoiattolo non farebbe mai (come cavalcare una macchina radiocomandata), cioè movimenti per i quali non ci può essere alcun referente reale cui ispirarsi e per i quali bisogna immaginare quali potrebbero essere le reazioni e i movimenti.
Non solo, i movimenti dovevano anche essere personalizzati, perchè di certo Alvin se rovescia un vaso non lo farà alla stessa maniera del goffo fratello minore Theodore, dunque per ogni scena l'animatore ha dovuto chiedersi in primis: "Come si comporterebbe un personaggio di questo tipo nel compiere quest'azione? Si guarderebbe indietro? Gli importerebbe di aver fatto un danno?".
Infine gli animatori stessi hanno confessato che per molte sequenze, come ad esempio quelle in cui Alvin suona la chitarra elettrica, il materiale di riferimento è stato tutto pescato su YouTube. Non è sempre semplice infatti ottenere dalla produzione dei filmati da visionare e non sempre si sa cosa chiedere. Girando in rete invece gli animatori hanno visto sia immagini di Chuck Berry che di Jimi Hendrix per imitarne i movimenti e le caratteristiche.

Tre scoiattoli, tre maglioni, tre caratteri
Com'è consuetudine per le varie versioni di Alvin And The Chipmunks, ognuno dei tre personaggi deve avere delle caratteristiche ben riconoscibili che siano in armonia con il suo carattere, caratteristiche tra le quali il maglione colorato costituisce solo la punta dell'iceberg. L'irrequieto Alvin, il tenero Theodore e il razionale Simon devono esprimere il loro carattere non solo con le parole e con i gesti ma innanzitutto con la loro immagine. Per questo parte dello studio si è concentrato sulla caratterizzazione del pelo e sulle singole acconciature.
Ci sono voluti infatti mesi per dare una forma ai caratteri, lavorandoci sopra anche in postproduzione, dopo che molte scene erano state girate. Infiniti sono stati i particolari presi in considerazione, dalla grandezza delle teste, alla posizione degli occhi fino agli strati di pelo. E proprio questi ultimi sono stati uno degli elementi più importanti.
Animando i personaggi infatti è diventato subito evidente come ci siano differenti strati di pelo in un animale e come ognuno abbia un suo colore, e se la diversa colorazione non è rispettata, si ha immediatamente un effetto poco realistico da cartoon. Dunque variare le diverse sfumature dei diversi strati è stata un'operazione utile ma anche molto lunga che ha coinvolto non solo lo staff tecnico ma anche i supervisori con il compito di caratterizzare gli scoiattoli.