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SignorinaEffe: innamorarsi a Torino (ai tempi della lotta operaia)

Wilma Labate racconta la "marcia dei quarantamila" e quei caldi giorni di sciopero attraverso una storia d'amore.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Cosa resterà degli anni '80

mercoledì 16 gennaio 2008 - Incontri

Cosa resterà degli anni '80
Nel suo nuovo film Wilma Labate, da sempre impegnata a dare voce all'Italia delle minoranze e a descrivere inquietudini, ribellioni e umiliazioni, riporta all'attenzione del pubblico alcuni dei giorni più caldi del 1980 quando Torino era una "città operaia che aveva un grigio dignitoso e un'austerità delle persone e delle masse che non ci sono più". "Di operai si parla sempre meno", ha spiegato la regista nelle note introduttive di SignorinaEffe. "Via via che si dismettono le grandi fabbriche, si smantellano i quartieri dormitorio, l'universo del lavoro non si racconta più. Ha perso di smalto e di spettacolarità". Ispirato al documentario Signorina Fiat di Giovanna Boursier, SignorinaEffe vede Valeria Solarino nel ruolo di Emma. Figlia di operai e impiegata alla Fiat, Emma è decisa a passare dall'altra parte della classe sociale sposando il suo amante dirigente finché non conosce Sergio, un operaio militante.

Una storia operaia al femminile
Wilma Labate: Sono anni che cercavo una storia operaia da tradurre per il cinema. Credo che quel particolare periodo storico sia una pietra miliare per capire quello che sta accadendo oggi in Italia. Con il 1980 e la "marcia dei quarantamila" è finito il sogno operaio e si sono interrotti dodici anni di passione collettiva. È stato un anno duro che ha segnato il passaggio a un'altra fase. Ho scelto di raccontare questa vicenda utilizzando un linguaggio femminile e una certa sensualità nell'uso della macchina da presa. Al centro della storia c'è infatti un personaggio femminile con le sue lacerazioni e contraddizioni.

Emma, Silvio e Sergio secondo gli interpreti
Valeria Solarino: All'inizio Emma non ha la consapevolezza del movimento operaio. Conoscendo Sergio capisce che gli scioperi e la lotta sono un modo per conquistare diritti. È la prima ad accorgersi però che il movimento ha fallito nel momento in cui cessa il dialogo con il sindacato.
Fabrizio Gifuni: Sono rimasto molto affascinato da questo personaggio così complesso. Silvio è un ingegnere operaista che viene bastonato nel privato proprio da un operaio.
Filippo Timi: Sergio parla poco perché non ha una proprietà del linguaggio, un po' come mio padre operaio. Quando abbiamo avuto la prima morte in famiglia si trattava di un cugino - anche lui operaio - di mio padre. Papà tirò giù quindici minuti di bestemmie spaccando tutto. Più si sentiva fragile e più diventava aggressivo. Il mio personaggio è proprio così: brutale, ma in senso buono.

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