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Una moglie bellissima "fa becco" il Pieraccioni

Esce nelle sale la nuova favola sentimentale di Leonardo Pieraccioni, ortolano innamorato e tradito dalla bellissima Laura Torrisi.
di Marzia Gandolfi

Il film

martedì 11 dicembre 2007 - Incontri

Il film
Piccoli comici crescono e si sposano.
Esplosi gli ultimi fuochi d'artificio e raddoppiato il pesce innamorato, Leonardo Pieraccioni ricomincia dalla provincia definendo i caratteri propri di un cinema toscano: la cornice rurale, il gusto per le microstorie, la capacità di rappresentare la "massa silenziosa" della piccola borghesia di paese che va in vacanza in campeggio e sogna di apparire in Tv. Mariano, il marito becco interpretato da Pieraccioni, è un ortolano che vive in provincia una vita normale, scandita dal lavoro, dall'amore coniugale e dai pettegolezzi degli amici. Dieci anni d'amore spazzati via da un ciclone che ha il sembiante di Gabriel Garko e il fascino di un'intera compagnia di flamenco. Una nuova commedia sentimentale che osserva attraverso il filtro regionale la realtà italiana sospesa tra condoni e indulti, tra tasse ed evasione (non solo fiscale). Tra una battuta vernacolare e un'annotazione di gelosia si snoda la favola d'amore di un ortolano e una moglie bischera (e bellissima) mutuata dalla televisione.

Ricomincio da ieri
Al momento di scrivere Una moglie bellissima, io e Veronesi pensammo di iniziare proprio dove finivano i miei film. Le storie passate raccontavano tutte la rincorsa di un normotipo per conquistare una donna quasi sempre irraggiungibile. A questo punto chiudevo la porta senza preoccuparmi di dire al pubblico che cosa ne sarebbe stato di quella coppia: sarebbero stati felici? Sarebbero rimasti insieme tutta la vita o si sarebbero persi? In Una moglie bellissima il mio personaggio non è costretto a una costante corsa in salita per raggiungere l'amore: la felicità della coppia è il punto di partenza e non di arrivo della storia. Questa volta il mio protagonista ha già una moglie bellissima con cui condivide una serena vita in provincia. Il loro equilibrio verrà sconvolto e minacciato da eventi esterni, o meglio da un ciclone che ha le fattezze di Gabriel Garko. Avrei potuto scegliere Rocco Papaleo o Massimo Ceccherini come antagonisti, ma poi ho preferito Gabriel, perché soltanto lui poteva rendere il dolore del tradimento più dignitoso...

Il fidanzato di Miss Italia
Ho girato una commedia sentimentale mosso dall'ambizione di divertire ma allo stesso tempo di riflettere sugli effetti del successo sulla vita privata di una persona normale. In tempi di programmi televisivi che promuovono a star persone comuni, mi piaceva dire la mia su quella che io chiamo "sindrome del fidanzato di miss Italia", quello che ad elezione avvenuta viene sistematicamente abbandonato in provincia. Le belle fanciulle vengono lanciate nel mondo dello spettacolo e loro puntualmente dimenticati. Così il mio personaggio, un ortolano ingenuo e innamorato, incarna il marito scaricato da una "moglie bellissima" che gli preferisce lustrini e paillettes.

Perdono, perdono, perdono
Credo di avere fatto un film sul perdono, che è un sentimento nobile ma di difficile applicazione. Invece il mio personaggio, tradito e abbandonato, non si fa prendere dalla sacra vampata della gelosia ed è disposto ad aspettare e perdonare la moglie. Mariano ha fatto tesoro di una massima che mi disse anni fa un vecchio sacerdote: "l'amore non si dimostra per come saprai amare la persona cara, ma da come la saprai perdonare". Anche da regista ho perdonato Miranda, certo le ho causato un incidente che l'ha resa zoppa, ma una piccola punizione ci voleva prima che tornasse a mangiare la porchetta al tramonto col suo vero e unico compagno.

La vita in provincia
Dal momento che io vivo in provincia e godo i benefici della provincia, ho voluto recuperarla e metterla al centro del mio film. In provincia ci sono personaggi fissi irresistibili (il prete, la bella, il pazzo, il saggio, etc) che desideravo riportare in auge e che faccio incontrare e improvvisare nella piazza principale di Anghiari. Non voglio fare la "zia Pina" ma sono un sostenitore convinto del piccolo centro come luogo di salvezza e di solidarietà, dove si privilegiano i rapporti interpersonali. Volevo che il mio film fosse un'ode alla porchetta che trionfa sul caviale, la genuinità sulla finzione della società dello spettacolo.

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