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L'opinione di Pino Farinotti su 7 km da Gerusalemme

In occasione dell'uscita del dvd, il critico e autore del romanzo commenta il film di Malaponti.
di Pino Farinotti

Attaccato o ignorato dai critici: dunque un capolavoro

venerdì 16 novembre 2007 - News

Attaccato o ignorato dai critici: dunque un capolavoro
I critici vorrebbero farti fare i film che vorrebbero fare loro senza esserne capaci (Dino Risi).
7 km da Gerusalemme, il film di Claudio Malaponti, è disponibile nei punti vendita. Uscito in maggio nelle sale, ha avuto una distribuzione inadeguata, per molti motivi, alcuni riferiti a certe logiche quasi tragiche che fanno parte del sistema. Ma non intendo approfondire questo discorso. È più interessante l'aspetto "critica". Che il film non fosse in linea coi contenuti, le estetiche e tutto il resto del cinema italiano, mi era chiarissimo. Ed era legittimo il sospetto che la critica lo avrebbe accolto... con sospetto. Però contavo su certi valori del film, e sulla cultura delle firme importanti. Gente fra i sessanta e i... novant'anni, che ha vissuto le grandi stagioni, per i quali il cinema non è rappresentato dalla trilogia di Saw l'enigmista. Ero presente a molte anteprime di 7 km in varie città e ho sempre riscontrato coinvolgimenti ed emozioni fortissime, avallati da lunghi applausi finali. L'argomento è: ne parlo bene io, che sono autore del romanzo, bella forza. Però sono anche critico e storico del cinema, magari riesco anche a reperirmi una certa imparzialità, ma capisco che il sospetto rimane. Dunque porterò dati che sono imparziali, e come.

Festival
Dunque il sospetto detto sopra. Parlo del cinema italiano. Stucchevolmente ripeto che siamo nella stagione peggiore da quando il cinema esiste. Per contenuti, recitazione, modelli, pronunciamenti sociali e politici, povertà e grigiore generale, indicazioni tristi e pericolose. Ci sono intorno al cinema circa quattrocento manifestazioni, piccolissime, piccole, medie, grandi, grandissime. Ci sono due festival abnormi, Venezia e Roma uno a ridosso dell'altro, quasi senza soluzione di continuità. Questa macchina elefantiaca dovrebbe giustificarsi coi film (parlo sempre di Italia), invece è semplicemente un fortino del nulla. Un grande, ricco, sfavillante, accecante e assordante padiglione che vende scatole legate da nastri colorati, con dentro niente.
"Festival" mi richiama il primo episodio. Conosco il direttore della mostra di Venezia. Lo scorso anno gli ho fatto recapitare una copia di 7 km. Qualche giorno dopo mi ha telefonato dicendomi che il film non poteva essere ammesso alla mostra perché troppo lontano dai codici voluti-prevalenti del cinema italiano. Confesso che me l'aspettavo, conosco il direttore e la sua pattuglia di fedelissimi selezionatori. Sono abituati a "codici" diversi, quelli che appartengono a un cinema piccolo, triste, depresso, e che nessuno va a vedere. Un cinema "grande e felice" non trova accoglienza, forse non viene neppure riconosciuto. Per il concorso hanno selezionato tre titoli: Nessuna qualità agli eroi, di Paolo Franchi, storia di depressione statica e banale, Il dolce e l'amaro di Andrea Porporati, vicenda di mafietta premasticata e scontatissima, L'ora di punta di Vincenzo Marra, piccola parabola di corruzione di stressato impianto televisivo. Neppure la critica amica ha osato essere sempre positiva, e il segnale è decisamente disperato. Si tratta dunque di titoli in linea perfetta col cinema italiano "voluto": piccolo-triste-depresso, appunto, e disastroso al botteghino. In questa chiave, il correntone critico prevalente non poteva che bocciare un magnifico film come 7 km da Gerusalemme.

Cordone
Un altro aspetto è il "cordone sanitario". Quando arriva un film sgradito al correntone dal monopensiero scatta un passaparola implacabile: va ignorato. Un esempio: Il mercante di pietre di Martinelli: non entrerà nelle antologie ma è un'opera discreta, anche se la tesi non è gradita dal correntone. Alla prima c'erano tutti i critici milanesi più importanti. Alla conferenza stampa non c'era più nessuno. C'ero solo io. E in sala avevo assistito al "passaparola". "Tu vai?" "No naturalmente, e tu?" "Ma no, figurati. Lo dico anche agli altri". Il film è stato (quasi) ignorato. Dunque anche per 7 km nutrivo legittimamente il sospetto del passaparola: film anomalo, lontano dalle lobbies, dal correntone, con Gesù protagonista, figuriamoci, soprattutto bel film. C'erano tutte le premesse per ignorarlo. Il sospetto si è consolidato quando, al Tempio del video di piazza Santa Maria Beltrade (punto vendita importante, andiamo tutti lì) ho incontrato il Critico magnifico. È il più bravo di tutti, per competenza, scrittura, affabulazione, brillantezza e ...lunga militanza. Avevo il dvd del film con me, in una custodia leggerissima, capace di stare in una tasca dei pantaloni. Ho detto al Critico, che conosco bene, da anni: "ecco il film, così te lo guardi a casa". Il Critico ha subito nascosto le mani in tasca. Mi ha detto "no scusami, ma non ho la testa. Devo ritirare degli esami clinici...". Naturalmente gli ho fatto gli auguri. E mi sono anche preoccupato. Un paio di settimane dopo l'ho visto in via Santa Marta, a braccetto con la mamma, che guardava le vetrine degli antiquari. Ho finito di preoccuparmi per la sua salute fisica, per quella intellettuale ero già stato rassicurato dai suoi pezzi sul quotidiano, che avevo letto sistematicamente, con la solita passione. Il segnale era decisivo: anche intorno a 7km da Gerusalemme la critica aveva steso il cordone sanitario, compatto. Rilevo soltanto una recensione sul "settimanale dei pollici": voto quattro e pollice verso naturalmente. Ma quello l'ho ritenuto subito un magnifico riconoscimento, una medaglia, di metallo pregiato, raccolta sul campo.

Misterioso
7 km da Gerusalemme, attingendo a forze anomale, quasi misteriose, riesce a non morire nonostante... le regole. Il passaparola del pubblico si è esteso a certi esercenti di sale, spesso in provincia che, autonomamente, lo stanno riproponendo, e sempre, sempre, l'adesione è straordinaria. Dopo aver fatto man bassa di tutti i premi al Baff film festival in aprile, ha vinto anche il festival di Terni. Anzi lo ha stravinto. Ecco uno stralcio del pezzo del quotidiano delle Marche "... miglior film 7 km da Gerusalemme, proiettato lunedì e replicato tre volte a furor di popolo...". Ma c'è di più, molto di più: 7 km ha avuto un'offerta di acquisto nei seguenti paesi: Usa, Canada, Australia, Olanda, Turchia, Polonia, Portogallo, Germania, Brasile, Argentina, Nuova Zelanda, Russia. Sappiamo bene quanti siano i film italiani esportati: nessuno o quasi.
Tutto questo fa sì che 7 km risulti incomprensibile alla critica italiana. Molti recensori, parlo soprattutto della miriade di giovani che operano su miriadi di testate della carta e di Internet, sono disabituati alla qualità e al "bello", categorie che non hanno frequentato, semplicemente perché sono abituati... al cinema italiano e a un certo dominante, devastante filone horror americano. Costoro sono intrappolati nel loro profondo pozzo scuro. Con 7 km sono costretti a uscire in superficie. La recitazione appropriata, i contenuti importanti, l'incanto del deserto siriano, i modelli gradevoli, insomma il Cinema, mettono questi "critici" in grave difficoltà: le pupille, non riescono neppure più a reagire e a guardare, bruciate dal chiaro. Non gli resta che tornare nel pozzo, rassicurati da modelli brutti, recitazione volgare, padri pedofili, "canne", stranieri che ci insegnano la vita, pronunciamenti atei. Il cinema deve essere triste e senza speranza. Chi va al cinema deve uscire dalla sala triste e senza speranza. L'indicazione è spietata e perentoria. Viene dal sistema prevalente, e dalla politica prevalente. Poi c'è l'isola veneziana, col suo direttore che colonizza il Festival (italiano) coi suoi infiniti, stucchevoli (quasi sempre) "film dagli occhi a mandorla". La "distribuzione contro" attivata in primavera nelle sale ha impedito che valesse il passaparola. Lo spettatore seguiva l'indicazione di un amico, ma non trovava più il film, sostituito dopo pochi giorni. Il Dvd per fortuna ha regole meno perverse e chi vuole comprare il film lo trova. E il passaparola vale. Il risultato è che la Fox, che distribuisce il titolo, ha già dovuto adeguare la tiratura ordinando nuove ristampe. Alla fine il film avrà ciò che merita, anche al botteghino.

Depennati Esportazione, grande partecipazione, man bassa ai concorsi, (tutta roba non discrezionale) dunque, un grande film ; ci sono davvero tutte le ragioni, lo ribadisco, perché la critica (e Venezia) lo abbia attaccato o ignorato. Una fantasia da autore: evoco due sequenze della memoria del cinema, una recentissima: l'esplosione finale di Zabriskie Point e i chiodi piantati sui libri da Olmi. Magnifico, se fossero tutti libri pieni di recensioni.
Dico che i tre titoli veneziani non saranno esportati. Ne sono più che sicuro. Nessuno, fuori, vuole i nostri film, e quelli che partecipano ai grandi concorsi vengono depennati senza neppure dialettica fra le giurie. E ho un'altra sicurezza. La sconosciuta di Tornatore, che ci rappresenterà all'Oscar: non lo vincerà. 7 km da Gerusalemme: teniamocelo caro.

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