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Meduse, reali e sognate

Il mare di Tel Aviv, nei sogni di una coppia di registi: Shira Geffen ed Etgar Keret.
di Claudia Resta

Il film

mercoledì 31 ottobre 2007 - Incontri

Il film
Il giorno del suo matrimonio, Keren (Noa Knoller) si rompe una gamba e deve così rinunciare alla luna di miele ai Caraibi. Una misteriosa bambina uscita dalle acque del mare cambia la vita di Batya (Sarah Adler), la giovane donna che la trova e che lei segue come un'ombra. Joy (Ma-nenita De Latorre), una domestica immigrata, riesce senza accorgersene a rinforzare il legame tra un'anziana donna e la figlia. In un allegro disordine, ognuno cerca il suo posto, l'amore, l'oblio o il ricordo, in una colorata e tristemente dolce Tel Aviv. I registi hanno spiegato in conferenza stampa i retroscena del film.

Come nasce Meduse?
S. Geffen: Si tratta di un ricordo d'infanzia che mi ha profondamente segnato. Quando ero piccola, un giorno i miei mi hanno portata al mare, mi hanno messo un salvagente e poi hanno iniziato a litigare con molta violenza... per questo tutti i personaggi del film si sentono dimenticati da qualcuno, come Batya, che mi somiglia.

Da scrittori a registi: perché?
E. Keret: Inizialmente non doveva essere così, ma ci siamo presto resi conto che la maggior parte dei registi cui avevamo fatto leggere la sceneggiatura non riusciva a capirla davvero. Shira mi ha proposto di realizzarla insieme e sono stato davvero felice di questa grande fiducia datami da mia moglie!

Chi sono i vostri autori di riferimento?
Singer, Babel, Kafka, Vonnegut... alcuni autori di fumetti, come Eisner e Ware, o anche registi come i fratelli Coen e Terry Gilliam. Mi piace molto anche Aki Kaurismaki.
Geffen: Io sono particolarmente sensibile a Cechov, Ionesco, Beckett o Nabokov, Pina Bausch... Mi piacciono i film di David Lynch, Roman Polanski e Charles Chaplin.

Quale ruolo ha il mare?
Keret: A Tel Aviv esiste una tensione molto forte tra la città e il mare, che fa pensare all'opposizione tra ragione e inconscio: per quanto ci si sforzi di far vincere la ragione, l'irrazionale ha sempre la meglio. Il mare è una zona neutrale, che cancella le differenze anche tra i soldati. Per questo mi piace.

La bambina è reale o immaginata?
Geffen: Mi sono rifiutata di deciderlo. Anche nella scena sott'acqua, non si capisce se è tutta un'allucinazione di Batya nel momento in cui perde conoscenza. Nella vita ci sono molte cose che non si risolvono e che rimangono in sospeso: la bambina ne è una metafora.

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