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5x1: Matt Damon il duttile

Geni, spie, pianisti spiantati, poliziotti corrotti e broker: ritratto di Matt Damon, attore a 360 gradi.
di Stefano Cocci

Un volto d'angelo capace di trasfigurarsi
Matt Damon (Matthew Paige Damon) (53 anni) 8 ottobre 1970, Cambridge (Massachusetts - USA) - Bilancia.

martedì 30 ottobre 2007 - Celebrities

Un volto d'angelo capace di trasfigurarsi
Con quella faccia da bravo ragazzo "acqua e sapone" Matt Damon poteva restare incastrato tutta la vita nel ruolo del puro e dell'innocente. Invece, leggendo con attenzione il curriculum vitae dell'attore nato a Cambridge, siamo sorpresi dallo scoprire una varietà così ampia di personaggi e caratteri. Le cronache di Hollywood lo hanno fatto conoscere quale sceneggiatore prima ancora che attore, in partnership con l'amico di infanzia Ben Affleck, incontrato a una recita scolastica all'età di 10 anni. Con lui scrisse quello che divenne Will Hunting, vinse l'Oscar e ottenne la candidatura quale miglior attore. Da allora Damon non si è più fermato, senza paura e senza posa, collezionando registi importanti (come Spielberg), nuove amicizie (con Clooney ad esempio) e flirt con le compagne di set (come quella con Claire Danes, tanto per citarne una). Lo abbiamo ammirato in film d'azione come nel caso di The Bourne Ultimatum, terzo capitolo della saga della spia che ha perso il suo passato; assassino crudele come in Il talento di Mr. Ripley; in ruoli leggeri come nei film su Danny Ocean. Insomma, Matt Damon non smette mai di stupire.

Will Hunting – Genio ribelle
È la storia di un genio inespresso che trova se stesso e la capacità di indirizzare il suo talento grazie all'amore di Minnie Driver e l'aiuto di Robin Williams. È il frutto di un lavoro quasi decennale con Ben Affleck: entrambi vinceranno l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Stupisce come una storia tanto semplice contenga una tale moltitudine di sottotesti: l'isolamento, la ricerca di un padre, il peso di una infanzia problematica e di un genio difficile da gestire. La recitazione, in alcuni momenti, è ancora ingenua ma è un dazio da pagare per un attore che aveva interpretato solo ruoli minori e si trovava alla sua prima vera avventura da protagonista. Gli è andata molto bene.

Il talento di Mr. Ripley
Con quella faccia da bambaccione Damon poteva restare incastrato nel ruolo del bravo ragazzo. Will Hunting aveva in sé tracce di disperazione e violenza. In Tom Ripley la violenza e le menzogne viaggiano come un fiume carsico dentro una personalità apparentemente normale. Incaricato di mettersi sulle tracce di un viziato rampollo dell'alta borghesia americana in vacanza perenne in Italia, Ripley ne diventerà il miglior amico e, quando durante un litigio lo uccide, ne assume l'identità iniziando a girare il mondo, vivendo finalmente la vita che morbosamente desiderava.
Damon trasforma un'alzata di sopracciglia, un'aggiustatina nervosa agli occhiali e ogni indecisione in una traccia, un segnale di una individualità malata. Il suo Ripley è uno Zelig senza umorismo, pieno di brutalità repressa.

The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo
Tutti i film della saga di Jason Bourne meritano una citazione ma l'ultimo è senz'altro il punto più alto. Merito di Paul Greengrass che, preso in mano il personaggio dopo il primo esitante episodio di Doug Liman, lo ha trasformato in una giostra di avventure, sparatorie e intrighi, non concedendo mai un attimo di pausa allo spettatore. Ancora una volta a sorprendere è la duttilità di Matt Damon: in Salvate il soldato Ryan non aveva neanche dovuto prendere in mano il fucile; qui è capace di uccidere in infinite modalità, cacciare i suoi nemici in moto o sui tetti delle città; Damon dimostra di essere un erede di Bruce Willis ma con maggiori capacità espressive. Al suo personaggio hanno tolto il passato e sterminato gli affetti più cari; mentre uccide, Jason Bourne porta con sé una carica di disperazione che gli dà la forza di andare aventi per ritrovare se stesso.

Syriana
La corruzione, gli intrighi, la violenza. Syriana è uno spaccato, probabilmente fin troppo realistico, della situazione in Medio Oriente, un progetto artistico strutturato come un America oggi su scala planetaria: non sono i drammi delle persone a finire sotto la lente di Stephen Gaghan ma le azioni che gli uomini intraprendono per il potere e il denaro.
Matt Damon è un broker che trae un vantaggio personale dalla morte accidentale del figlio nella casa di un emiro arabo; ne approfitterà per diventare il consigliere speciale di un principe saudita riformatore. Il suo Bryan Woodman non è un uomo cattivo ma si muove lungo una linea di condotta ambigua, a un passo dall'immoralità. Dice il suo personaggio: "È come avere un gigantesco bancomat in giardino". Sta a noi il giudizio.

The Departed – Il bene e il male
Tra tutti i ruoli da cattivo impersonati da Matt Damon, Colin Sullivan è probabilmente il più inquietante. È un uomo che sceglie fin da piccolo di stare dalla parte del male ovvero della malavita organizzata irlandese di Boston; la scelta è senza dubbi o ripensamenti, solo la paura di Costello lo induce a riflettere su un'altra vita, non è l'amore a redimerlo, tanto meno lavorare a contatto con poliziotti onesti come Queenan o Dignam. Come Nicholson – che, ad esempio, nell'intro del film è ripreso completamente in ombra – Damon/Sullivan vive nell'oscurità della sua personalità criminale. La sua macchinazione perversa prende il via dalla prima volta che incontra Costello e impregna tutta la sua esistenza, come un battesimo di sangue. Un ruolo completamente negativo, senza possibilità di redenzione, forse come e anche di più di Tom Ripley per un Damon in forma strepitosa.

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