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5x1: Willis e il mondo più sicuro

Il John McClane di Die Hard fa parlare di sé dentro e fuori lo schermo.
di Stefano Cocci

Storia di una vita dedicata all'azione
Bruce Willis (Walter Bruce Willis) (69 anni) 19 marzo 1955, Idar-Oberstein (Germania) - Pesci.

martedì 23 ottobre 2007 - Celebrities

Storia di una vita dedicata all'azione
Il 12 giugno di quest'anno la National Public Safety Commission del Giappone ha nominato Bruce Willis presidente onorario della sezione antiterrorismo cibernetico, per "guidare il mondo a creare una società più sicura". Di stranezze, i giapponesi ne fanno una al giorno e, sicuramente, chi ha deciso di conferire all'attore americano questo onore deve aver visto Die Hard: vivere o morire troppe volte o sotto l'effetto di qualche droga pesante. Il film diretto da Len Wiseman disegna uno scenario apocalittico in cui dei terroristi informatici tolgono luce, gas e telefonino agli abitanti degli Stati Uniti e utilizzano la tv per lanciare i loro messaggi politici, mentre, nel frattempo, cercano di rubare informazioni preziose. Insomma, i soliti vecchi problemi per il detective McClane, alias Bruce Willis. La vecchia volpe del grande schermo ha ripreso con piacere il personaggio che lo ha reso l'eroe degli action movies e come sempre liquida i terroristi come un impiegato gratta la superficie bruciacchiata dal suo pane tostato. Ma quella di Bruce è una carriera incredibile, con inizi difficili, lo sbarco in tv con Moonlighting e il lancio sul grande schermo, prima con Blake Edwards in Appuntamento al buio, fino ai successi planetari come Armageddon e Pulp Fiction. Proviamo a ripercorrere le tappe di una storia così ricca e imprevedibile.

Moonlighting
È stato un punto di non ritorno nella televisione americana, in grado di rompere convenzioni e schemi abusati fino a quel momento. Moonlighting ha cambiato il genere "investigatore privato" e da allora fare telefilm non è stato più lo stesso. Si segnalò per un diffuso anticonformismo rispetto alle regole che stupisce ancora oggi a ogni visione. Classica la rinuncia al "quarto muro" ovvero alla separazione tra spettatori e personaggi: molto spesso questi ultimi si rivolgono direttamente al pubblico per perorare le proprie ragioni. Altre volte capitava che gli attori si spostassero da una parte all'altra del set, svelando cosa si celasse al di là della telecamera.
Soprattutto fu l'occasione per lanciare Bruce Willis: sorriso sornione e accattivante, parlantina newyorchese e battuta sempre pronta. Fin da allora si capì che era nata una stella.

Sin City
Dopo qualche anno di oblio, in cui sembrava che il meglio fosse alle spalle e si potesse aprire a una dorata pensione fatta di comparsate a Miss Italia o simili – purtroppo visto nel settembre del 2005 – Bruce torna a stupirci partecipando al progetto di Miller-Rodriguez. La sua è un'apparizione – ma anche qualcosa di più – perfettamente in linea con lo stile recitativo fumettistico che pervade il film: eccessivo il giusto, sopra le righe quel tanto che basta per essere completamente in linea con le scenografie passate dalla china al computer. La parrucca bionda è un vezzo di cui a volte non vuole fare a meno ma a lui si perdona tutto, soprattutto quando è in stato di grazia... e di grilletto facile, come in questo caso.

L'esercito delle dodici scimmie
Una volta Willis ha dichiarato: "Non penso di essere un attore da Oscar ma, un paio di volte, guardando anche a chi effettivamente ha finito per stringere la statuetta fra le mani, ho pensato di poterla meritare anch'io". Probabilmente L'esercito delle dodici scimmie è una di quelle occasioni. Aiutato da un grandissimo regista – Terry Gilliam – e da un partner anch'egli in stato di grazia – Brad PittWillis dà vita a uno dei personaggi migliori della sua gloriosa carriera. Il suo James Cole è un McClane scalfito dalla prigionia e dalla tortura. Lo sguardo, i gesti, il parlato, nascondono l'antica forza, pronta a esplodere in ogni momento, ricordando furbescamente alcuni eroi hitchcockiani, maestro a cui Gilliam sembra ispirarsi ampiamente per alcuni tratti della pellicola.

Die Hard - Trappola di cristallo
La prima volta non si scorda mai. Questa, per la regia di John McTiernan, ha segnato l'esordio di un personaggio amatissimo dal pubblico ormai da quasi 20 anni e la nascita di una franchigia di 4 film che ha reso ricchissimi i produttori. Qualche mese fa proprio Trappola di cristallo è stato nominato da una rivista inglese il film d'azione più bello della storia del cinema. Merito anche di Bruce, all'epoca poco più di una stella emergente, che seppe prestare tutto il suo vigore, il carisma, la possanza e lo spirito "New Jersey" al personaggio di John McClane, diventato da allora un paradigma negli action movies. Lo spirito ironico mescolato con una certa dose di cattiveria da poliziotto lo ha reso un mito. Da allora nessuno può dire "Bruce Willis chi?".

Pulp fiction
È un altro dei momenti "alti" della carriera di Willis. Forse chiedere un Oscar può sembrare eccessivo ma una nomination sarebbe stato il minimo. Quando tocca qualcosa Tarantino lo trasforma in oro, e in questo film è capitato con molti degli attori che hanno partecipato all'operazione: ad esempio, ci riferiamo a John Travolta, letteralmente resuscitato grazie al suo Vincent Vega; a Samuel L. Jackson e a Bruce Willis. Quest'ultimo ha offerto, a suo modo, un'interpretazione capace di attraversare tutto lo spettro delle emozioni, con vigore ed energia: il pugile Butch è romantico e affettuoso in una stanza di un motel, agnello sacrificale quando deve svendere la sua dignità di pugile, killer spietato quando si trova faccia a faccia in casa sua con Travolta/Vega, vittima presunta nella cantina di Zed. Insomma, ce n'è per tutti i gusti.

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