Il regista di Lust, Caution si aggiudica il Leone d'Oro per la seconda volta in tre anni.
di Giancarlo Zappoli
Il ruggito di Ang Lee
La Giuria di Venezia 65 (75° anno dalle origini) è stata speciale in tutti i sensi. In quanto composta solo da registi più o meno importanti (tra Crialese e Zhang Yimou c'è una bella differenza) rischiava di vedere il cinema solo con l'occhio di chi sta dietro la macchina da presa. Sembravano cioè poter mancare le altre professionalità che contribuiscono a rendere la macchina-cinema quel prezioso e insostituibile meccanismo fascinatorio che è.
Dopo l'assegnazione dei premi possiamo constatare che così non è stato. Qualche posizionamento può lasciare perplessi (e anche qualche assenza) ma nel complesso il giudizio è stato equo.
Brad Pitt miglior interprete maschile
Certo, se andiamo a guardare al Leone può sorgere qualche dubbio sul fatto che (dopo Brokeback Mountain) un secondo re della foresta veneziana venga assegnato (insieme al premio per la miglior fotografia) in così stretto ambito di tempo a un film dello stesso regista. Il film è sicuramente interessante anche se si prende un lungo spazio per decollare ma, a prima vista, il peso di Zhang Yimou sembrerebbe essere stato determinante così come lo è stata la Cina Popolare nel far togliere dalla facciata della Mostra la bandiera di Taiwan.
Detto ciò, constatiamo lo scarso appeal dell’interpretazione di Brad Pitt a cui è andata la Coppa Volpi quale migliore attore (se Usa doveva essere molto meglio allora Tommy Lee Jones).
Miglior interpretazione femminile per Cate Blanchett
Ad aggiudicarsi la Coppa Volpi come miglior attrice è Cate Blanchett che in Io non sono qui dà voce e corpo al Bob Dylan della svolta elettrica degli anni '60.
Resta un po’ di amaro in bocca per il Premio Speciale della Giuria a La graine et le mulet che critica e pubblico per una volta unanimemente avevano visto già sul gradino più alto del podio. Il riconoscimento c’è comunque stato ed è di valore (nonostante l’ex aequo con (Io non sono qui) se si considera anche il meritatissimo premio alla giovane attrice Hafsia Herzi. Per il resto tutto nella norma (ivi compreso il Leone d’Argento a un Brian De Palma questa volta in stato di grazia e di denuncia), senza cioè le particolari sorprese a cui talvolta altre Giurie della Mostra ci avevano quasi abituato.
Per concludere una piccola nota. Credo che il cinema italiano non abbia nulla da recriminare. Il silenzio, in questo caso, è più che mai d'oro.
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