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Rec, la paura si muove su più livelli

I registi dell'horror presentano il film più "terrificante" di Venezia: un viaggio che parte basso e mentre si sale il pericolo aumenta. Una salita all'inferno.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Il film

mercoledì 29 agosto 2007 - Incontri

Il film
L'equipe del programma televisivo "Mentre voi dormite" si è introdotta nella stazione della squadra dei vigili del fuoco della città per seguirne le abitudini - ed eventualmente gli interventi - in una notte all'apparenza lunga e noiosa. Quando però giunge la chiamata da un condominio nessuno può prevedere che quell'azione di routine si trasformerà in un vero incubo. Il male, sottoforma di virus, sta dilagando fra gli inquilini. Ángela e Pablo - la conduttrice del programma e l'operatore dell'emittente privata - riprenderanno ogni movimento, spostandosi sui diversi livelli dell'edificio, finché non capiranno che non vi è via di uscita.

Siete due dei registi più importanti del panorama horror internazionale. Come mai avete deciso di unire le forze e come vi siete divisi i compiti?
Jaume Balagueró: Si tratta di un progetto nato in comune in seguito a lunghe chiacchierate. Volevamo fare un horror che permettesse allo spettatore di immergersi completamente nella trama del film, divenendone parte. Soprattutto ci interessava rompere gli schemi dell'horror tradizionale, utilizzando un linguaggio cinematografico non convenzionale (l'utilizzo della camera a mano, la presa diretta). Non è stato possibile dividerci i compiti, si trattava di creare una storia come se fosse reale.
Paco Plaza: Il nostro compito è stato quello di domare il film che si stava sviluppando in maniera autonoma.

Il piano sequenza che si svolge in tempo reale dà poche possibilità di errore. Come è stata come esperienza?
Manuela Velasco: È stata un'esperienza che mi ha dato molto ma che mi ha anche fatto soffrire. Spesso non sapevamo cosa sarebbe successo tra un piano e l'altro. Dovevamo vivere la scena e reagire a ciò che accadeva man mano che accadeva. Avevamo il compito di affrontare il terrore. Però devo dire che sul set mi sono sempre sentita bene. Jaume e Paco hanno la capacità di creare un ambiente ricco di gioco ed entusiasmo.

Quali sono state le difficoltà sul set?
Balagueró: Nonostante la realizzazione possa sembrare semplice, il processo che c'è dietro è molto complicato. Il cameraman che registra quello che accade all'interno del condominio vive tutto in maniera reale. Gli ultimi trenta minuti girati in un unico piano sequenza sono stati i più tosti perché la camera poteva girare a 360° ma bisognava stare attenti a non mostrare nessuno dei professionisti presenti sul set. Con Paco eravamo d'accordo sul fatto che la parola "taglio" non dovesse mai essere usata, così durante le riprese poteva succedere qualunque cosa - una telecamera che si rompeva, un attore che cadeva dalle scale - e noi saremmo comunque andati avanti con la registrazione.

Il pericolo si muove su diversi livelli, dal pianterreno arriva fino in mansarda e man mano che sale si fa più terrificante, fino a rivelare ai protagonisti che non c'è via d'uscita. Come mai questa scelta?
Balagueró: Sì è vero, è un viaggio che parte dal piano terra per arrivare fino in alto e mentre si sale il pericolo aumenta. Mi piaceva questa cosa della verticalità, è come se fosse una salita all'inferno, che normalmente viene descritto come un luogo nel sottosuolo. Generalmente le case in Spagna hanno una cupola di vetro all'ultimo piano che illumina l'intero edificio, mentre qui accade esattamente il contrario. In mansarda c'è una cupola di oscurità che getta nelle tenebre il palazzo e i suoi condomini.

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