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The Protector, Tony Jaa e la cultura Thai

Il maggiore rappresentante del Muay Thay è l'interprete del nuovo film di Pinkaew.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Da Ong Bak a The Protector

venerdì 3 agosto 2007 - Approfondimenti

Da Ong Bak a The Protector
Con Ong Bak, la sua opera terza, Prachya Pinkaew ottenne una standing ovation al Midnight Madness Programme, conquistando un primato al Toronto Film Festival. Il film non solo portava all'attenzione internazionale l'antica tradizione del Muay Thay, ma ne individuava l'astro nascente, colui che ne sarebbe diventato il maggiore rappresentante, l'esperto di kung-fu, taekwondo e, ovviamente, Muai Thai Tony Jaa. Così regista, coreografo (Panna Rittikrai, che dopo il successo di Ong Bak produsse, diresse, coreografò e interpretò Born To Fight) e interprete principale tornano a lavorare insieme per promuovere la cultura Thai nel mondo. Se l'opera precedente era totalmente incentrata sul Muay Thai, The Protector fa luce sui valori tradizionali tailandesi, in particolar modo sulla figura dell'elefante nel patrimonio culturale.
L'elefante nella cultura Thai

I tailandesi sono molto rispettosi nel confronti degli elefanti. Nella storia e nella cultura Thai la sua figura è imprescindibile. "Sin dai tempi antichi gli elefanti erano utilizzati nelle guerre" spiega Tony Jaa, che al momento sta preparando il sequel di Ong Bak con il quale esordirà dietro la macchina da presa. "I re e le loro guardie del corpo combattevano seduti sulle loro groppe. Oggi viene venerato per la sua altezza che lo avvicina di più a Dio. Molti elefanti vengono usati per scopi cerimoniali e anche io ne ho due esemplari, Flower, di sessant'anni e Leaf, di cinquanta. Da piccolo ci giocavo, li usavo per allenarmi e per fare stunt acrobatici. Come viene mostrato nel film".
I combattimenti: Ong Bak Vs The Protector

Chi era rimasto impressionato dai combattimenti mostrati in Ong Bak troverà certamente ancora più straordinario il lavoro realizzato dal coreografo di arti marziali Panna Rittikrai. "Fondamentalmente il concetto è simile, nel senso che non ci sono cavi di sicurezza, non c'è alcuna animazione digitale e nessuna controfigura; l'unica grande differenza sta nel budget. Stavolta abbiamo potuto liberare la nostra fantasia, realizzando tutto ciò che abbiamo pensato e sognato. Ci siamo resi conto che il pubblico nutriva grandi aspettative rispetto a questo film, sia nei confronti della storia che delle scene di azione, e noi non volevamo deluderlo". Il Muay Thai combattuto in The Protector è una delle forme più antiche dell'arte marziale, ovvero quella utilizzata dai soldati scelti Jaturungkabart, che avevano il compito di proteggere l'elefante reale.
I combattimenti: i rischi

Per uno come lui, che si fa gli stunt da solo ideandoli e riproducendoli senza l'apporto dell'animazione digitale, c'è sempre il rischio di farsi male sul set, eppure Tony Jaa dice di non essersi mai fatto nulla di grave. "Molto di quello che si vede sullo schermo è stato preparato sin nel minimo dettaglio in anticipo. Prepararsi per un film del genere è come allenarsi per le Olimpiadi. Fai tantissima pratica e soprattutto ti assicuri che non ci siano scene o esercizi particolarmente rischiosi da mettere in pericolo la vita delle controfigure. Anche se i combattimenti non sono reali, non è raro che un calcio venga dato più forte del dovuto. Ma in realtà si tratta solo di leggere escoriazioni o di qualche livido, nulla di più serio".

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