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Come l'ombra: vi presento la mia Milano

Il film di Marina Spada, in uscita il 22 giugno, posa il suo sguardo su una Milano deserta e silenziosa.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Come l'ombra

venerdì 15 giugno 2007 - Incontri

Come l'ombra Un film al femminile sulla solitudine delle donne all'interno di una grande città come Milano, fotografata in maniera da renderla quasi irriconoscibile. Come l'ombra arriva sugli schermi dopo un travaglio difficile. Per girarlo Marina Spada ha dovuto chiedere un mutuo in banca. "Il film è stato inizialmente girato in digitale e in seguito riversato in pellicola" ha spiegato la regista che dà il merito dell'operazione al produttore Francesco Pamphili della Film Kairós. "La mia grande fortuna è stata che il giornalista Fabio Ferzetti mi abbia scelto per presentarlo alla Giornata degli Autori a Venezia, e sempre grazie alla stampa, che ne ha parlato bene, è stato possibile portarlo finalmente sul grande schermo", ha dichiarato rivelando che per fare un film bisogna affidarsi alle tre C - cuore, (fortuna) e coraggio. Abbiamo incontrato l'autrice in occasione della presentazione alla stampa del film che uscirà nelle sale il prossimo 22 giugno.

Milano è fotografata in maniera particolare.
Gabriele Basilico, il direttore della fotografia, è stato fondamentale. Quando ero più giovane lo seguivo, mi piaceva moltissimo. Anni fa la Miro Film mi propose di girare dei videoritratti per la serie Grandi Fotografi Italiani e io iniziai da lui. Ci siamo conosciuti così e da allora siamo grandi amici. È milanese come me e Milano è stata la nostra palestra, abbiamo esercitato il nostro sguardo sulla città.

È quasi irriconoscibile.
La volevamo svuotare, abbiamo girato ad agosto, in orari improbabili, eliminando qualsiasi elemento che riportasse direttamente a Milano, lavorando sull'architettura media. Per questo è difficile riconoscerla. Infatti quando l'ho fatto vedere in Canada e in altri luoghi del mondo, mi dicevano che poteva essere ambientato a Milano come in una qualunque altra città. Il viaggio dell'uomo sulla Luna ha un po' cambiato lo sguardo delle persone che da allora hanno iniziato a vedere i posti dove vivono dall'esterno, e questo pensiero ha influito sul film.

Una città deserta, fantasma.
Lo so che il film dà questa impressione. In realtà i cittadini ci sono, ma sono tutti dietro le finestre. Io i milanesi li vedo così, stanno tutti dietro, chiusi in casa, non si vogliono esporre e non esponendosi non vivono neanche le contraddizioni della città.

La musica
Tommaso Leddi (ex Stormy Six, NdR) si è occupato del commento sonoro del film. Per realizzarla ha utilizzato soltanto due strumenti: la viola (suonata da Leddi), che è legata a Olga, e il pianoforte (suonato dalla madre ottantenne), che compone il tema di Claudia. Nel film i temi si intrecciano, c'è anche una parte in cui la musica va all'indietro, viene suonata al contrario.

Quali sono i tuoi modelli registici?
In assoluto Antonioni, il mio amore per lui in questo film è dichiarato. Soprattutto perché lui ha girato tantissimo a Milano. Vederlo, per me, è una forma di meditazione. Da giovane molte delle sue opere non le avevo capite, ma oggi più le guardo e più comprendo cose nuove. La scena iniziale dell'ascensore è clonata da La notte di Antonioni.

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