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5x1: Natasha Richardson e il percorso che l'ha portata a Follia

Figlia di due leggende del cinema inglese - il padre è il regista Tony Richardson e la madre è Vanessa Redgrave - Natasha ha saputo farsi strada a teatro e sul grande schermo grazie a un innato talento e alla sua fulgida bellezza.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

L'ossessione per Stella Raphael
Natasha Richardson (Natasha Jane Richardson) 11 maggio 1963, Londra (Gran Bretagna) - 18 Marzo 2009, New York City (New York - USA). Interpreta Stella nel film di David Mackenzie Follia.

venerdì 8 giugno 2007 - Celebrities

L'ossessione per Stella Raphael
Nonostante le innumerevoli difficoltà alle quali è dovuta andare incontro per riuscire a portare Follia sul grande schermo, Natasha Richardson non si è data per vinta. Da quando aveva letto il libro di Patrick McGrath sapeva che sarebbe stata un'ottima Stella, quel personaggio l'aveva cominciata ad assillare sin da allora. È davvero notevole vedere come l'attrice sia riuscita a trasporre le stesse emozioni e la stessa follia della protagonista letteraria nel film, rendendola reale. Il mutamento della donna si legge attraverso l'espressione, i movimenti del corpo - prima così fiero e sicuro, in seguito ferito e curvo - e lo sguardo. Natasha è Stella, ne incarna lo spirito, il distacco, la delicata bellezza. La scintilla che si accende tra lei ed Edgar (Marton Csokas) è fuoco che brucia sullo schermo e divampa nell'animo degli spettatori. "Non ho mai avuto il minimo dubbio che lei fosse l'attrice perfetta per il ruolo" ha dichiarato McGrath, e se lo dice lui, che quella creatura così complessa l'ha generata, possiamo fidarci.

L'esordio gotico
Natasha Richardson non nasce come attrice cinematografica. La sua scena ideale è il teatro, dove da piccola, dietro le quinte, veniva allattata dalla madre. Il palco l'ha vista interpretare grandi personaggi femminili shakespeariani. Il debutto da protagonista sul grande schermo (dopo qualche piccola parte marginale) arriva nel 1986 quando il regista visionario Ken Russell la sceglie per indossare le vesti di Mary Shelley nell'horror Gothic. L'allora ventitreenne Natasha si fa notare per quel "volto esanime e aspetto ancora un po' acerbo" al punto da attirare l'attenzione di Paul Schrader, che la scrittura per il ruolo di Patty Hearst nel film che ne racconta la drammatica vicenda.

La sindrome di Stoccolma
Nel 1988 Natasha Richardson dà il suo volto alla giovane ereditiera americana Patricia Campbell Hearst, sequestrata nella metà degli anni '70 da una cellula terroristica dell'Armata di Liberazione Simbionese. Una vicenda che finì su tutti i giornali perché Patty, nei 57 giorni di prigionia, si innamorò di uno dei suoi sequestratori e abbracciò la causa divenendo loro complice. La sua immagine col mitra in mano ne ha fatto una delle icone americane più singolari e, nel film, il monologo finale della protagonista aggiunge un tocco cinematografico alla Vera storia di Patty Hearst.

I figli degli uomini, ventisei anni prima
Proprio come nel film di Alfonso Cuaròn, I figli degli uomini, nell'opera di Volker Schlöndorff, Il racconto dell'ancella il futuro dell'umanità è a rischio a causa della crescente incapacità produttiva. Il personaggio portato sullo schermo da Natasha rappresenta una delle poche donne in grado di generare figli, e dovrà superare diversi ostacoli per salvare sé e la creatura che ha in grembo. Come sempre la Richardson riesce a immedesimarsi con grande abilità e partecipazione nel ruolo, che le vale il riconoscimento come Miglior attrice agli Evening Standard British Awards.

La contessa bianca
Nel film di James Ivory Natasha Richardson interpreta una rifugiata russa nella Shanghai degli anni '30 costretta a prostituirsi, nonostante la provenienza aristocratica, per sopravvivere. La storia d'amore che nasce tra la russa Sofia e l'ex-diplomatico americano Todd Jackson (Ralph Fiennes) non ha nulla a che vedere con la passione che travolge Stella ed Edgar in Follia, ma la Contessa bianca del titolo è rinchiusa nella propria malinconia quasi come se avesse rinunciato alla vita, proprio come la protagonista del film di David Mackenzie, che infine viene logorata dalla follia.

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