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Follia, quando la passione diventa autodistruzione

È in arrivo sugli schermi italiani il film tratto dal bestseller di Patrick McGrath.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Follia

giovedì 7 giugno 2007 - Incontri

Follia
In principio fu il libro. Follia, alla sua uscita nel 1996, divenne immediatamente un caso letterario. Il modo in cui Patrick McGrath era riuscito a cogliere gli angoli più oscuri del complesso universo femminile aveva colpito profondamente le lettrici che si erano dimostrate molto sensibili al caso di Stella, una donna dalla "sensazionale bellezza", moglie di uno psichiatra, Max, che sembra conoscere i suoi pazienti meglio di lei. Frustrata dal suo matrimonio freddo e razionale, la donna inizia a coltivare un interesse per Edgar, "un tipo estroverso, che sa farsi benvolere, dotato di una certa vitalità animale", ma che è internato nell'ospedale psichiatrico per aver ucciso la moglie. La vita tranquilla, seppur piatta, di Stella inizia a prendere il colore della passione grazie alla vicinanza di Edgar, ma presto la passione la trasporta verso la follia fino a farla diventare "una donna triste alla deriva per strade tristi, incorporea, irreale, forse solo un fantasma". A distanza di nove anni dall'uscita del libro Natasha Richardson porta Stella sul grande schermo nel film diretto da David MacKenzie e adattato dallo sceneggiatore Patrick Marber. Se nel libro era l'occhio attento dello psichiatra Peter Cleave - collega di Max, amico di Stella e medico di Edgar - a indagare sui sentimenti della donna e a testimoniare la sua caduta verso le zone più oscure della psiche, al cinema è il pubblico che viene incaricato di analizzare i suoi sentimenti e le sue reazioni. Abbiamo incontrato l'attrice inglese e l'autore del libro in occasione della presentazione alla stampa di Follia, il film che uscirà nelle sale italiane il prossimo 15 giugno.

Aveva già letto il libro e quali sono state le difficoltà del film?
Ho letto il libro di Patrick in una sola notte, non riuscivo a smettere. Il personaggio di Stella mi ha subito attratto, mi sentivo molto vicino a lei, sentivo che c'era una connessione tra noi e ho voluto immediatamente interpretare questa parte. Ho dovuto lottare a lungo con la Paramount che voleva farne un film ad alto budget, ambientato in tempi contemporanei, con grandi star hollywoodiane. Trovavano inoltre molti degli elementi del libro troppo cupi, alcune vicende molto drammatiche li spaventavano e non credevano che il pubblico avrebbe provato empatia per una donna come Stella.

Cosa ha in comune con Stella?
Ci sono delle cose che ci accomunano. Capisco ad esempio che una donna come me, se insoddisfatta, potrebbe scegliere di prendere la strada dell'infelicità. Donne che sono sole, che non si sentono amate e che non sono realizzate possono tendere alla follia. Sono affamate dentro e vengono pian piano consumate da una passione o un'ossessione. Con lei ho in comune anche questo grande romanticismo e capisco il suo impulso autodistruttivo. Spero che la gente riesca a provare quell'empatia di cui parlavo prima. In fondo il nostro lavoro come attori è anche quello di gettare luce sull'animo umano, non solo di intrattenere e divertire.

Perché non avrebbe avuto senso ambientarlo ai giorni d'oggi?
Perché se oggi una donna si sente in gabbia all'interno del vincolo matrimoniale può anche divorziare e iniziare una nuova vita. Alla fine degli anni '50 invece le donne vivevano un periodo di grande costrizione sociale. La maggior parte delle donne appartenenti al ceto sociale di Stella non lavoravano e il divorzio non era contemplato.

È soddisfatto di come è stato adattato il suo libro per il grande schermo? Ci sono delle cose che sono state tradotte in maniera più efficace?
Sì assolutamente. In particolare sono soddisfatto di come Natasha sia riuscita a incarnare alla perfezione il personaggio di Stella: una donna molto forte che viene piegata dalla sua stessa passione per un uomo. Rispetto al libro il film è riuscito a rendere ancora più drammatici degli episodi che su carta non risultavano così forti e ci sono anche stati dei cambiamenti in alcuni casi di eventi che non si traducevano abbastanza bene per il cinema.

Come è nata l'idea del libro e la malattia mentale e la deformità fisica contemplate nelle sue opere sono una metafora?
Il libro nasce da un'esperienza che ho vissuto da bambino, quando avevo dieci anni. Vivevo nelle vicinanze di un ospedale psichiatrico e si diceva appunto che uno degli psichiatri avesse avuto una storia con una sua paziente. Ero piccolo e nessuno voleva darmi delle spiegazioni, ma quel fatto mi è rimasto in testa per tanto tempo finché non si è ripresentato dopo tanti anni e il risultato è stato Follia . Credo fermamente che non ci sia una dicotomia tra il sano e l'insano, il sano e il deforme, semmai un continuum. Se le condizioni di vita cambiano improvvisamente la stabilità può prendere altre direzioni. Stella ne è un esempio. Il suo percorso inizia da persona sana e ordinata ma le circostanze la portano dall'altro lato dell'equazione.

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