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Giuseppe Ferrara e l'uomo che sfidò le brigate rosse

Dopo una lunga attesa il film verrà presentato giovedì 7 giugno al Cinema Barberini di Roma.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Guido che sfidò le brigate rosse

martedì 5 giugno 2007 - Incontri

Guido che sfidò le brigate rosse
Nel suo nuovo film Giuseppe Ferrara, da sempre impegnato nell'indagare attraverso il linguaggio cinematografico gli eventi più scomodi della storia italiana (Cento giorni a Palermo, Il caso Moro, Giovanni Falcone), fa luce sul caso Guido Rossa, il sindacalista genovese ucciso dalle BR nel 1979. Una storia che rischiava di essere dimenticata se non fosse stato per il coraggio del regista toscano che con pochi mezzi e andando incontro a infiniti ostacoli è riuscito a portare Guido che sfidò le brigate rosse sugli schermi. Il film verrà presentato in anteprima giovedì 7 giugno al Cinema Barberini di Roma e uscirà nelle sale italiane ad agosto. Tante le parole di apprezzamento e stima da parte dei sindacati che come Ferrara sentivano fortemente il bisogno di "rivisitare, ripensare e conoscere la nostra storia recente" attraverso le gesta di "un sindacalista che, per affermare l'impegno a difesa delle istituzioni democratiche e dei più alti ideali di libertà, non ha esitato a pagare con la propria vita".

Perché il film è stato tanto ostacolato?
Perché l'ho fatto io. Sono nella lista nera della Rai, tant'è vero sono stato diciotto anni senza lavorare in Rai nonostante i miei film abbiano sempre avuto molta audience. I diritti li ha presi soltanto perché il film è stato prodotto con la collaborazione dell'Associazione del Centenario CGIL. Questo è un momento tragico del nostro paese ed è una vergogna che quest'opera non venga distribuita dagli organi di Stato. C'è un filobrigatismo sotterraneo, altrimenti non mi spiego come sia possibile che oggi i brigatisti vadano in televisione, scrivano libri, mentre il mio film rimane per un anno nel cassetto (Guido che sfidò le brigate rosse era già pronto nel luglio del 2006, NdR).

Alla fine del film appare la dicitura "le Brigate Rosse hanno contribuito allo spostamento a destra del Paese". È un messaggio forte di questi tempi.
Chi conosce la filmografia di Ferrara non poteva aspettarsi altro. Il nostro è un paese un po' ambiguo politicamente parlando. In Italia si è sempre raccontato molto male gli anni del terrorismo. Bisogna ricordare innanzitutto che Guido Rossa è Medaglia d'Oro al valore civile, non è solo una delle tante vittime del terrorismo, rappresenta le vittime del proletariato e la discesa delle BR ha inizio dopo la sua morte. Rivendico con orgoglio di aver fatto questo film, nonostante non sia perfetto. Ma qualcuno deve raccontare queste storie e credo che Guido che sfidò le brigate rosse si meriti un percorso televisivo per ottenere un'audience nazionale. È importante che si conosca questa storia.

Come è stato interpretare Guido Rossa?
Non è stato facile. La cosa che mi ha emozionato di più è stato incontrare i suoi colleghi di lavoro, perché con Sabina, la figlia - che oggi è Senatrice DS - ero preparato. Invece l'incontro con i colleghi mi ha spiazzato e in seguito mi sono dato del fesso per non averlo filmato. La cosa più interessante è stata sentire i loro racconti di quello che era il rapporto umano tra loro e Guido. Lui era una sorta di padre, fratello maggiore e amico per tutti loro. E il ritratto che ne esce nel film è realistico, non ha avuto bisogno di forzature.

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