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Harsh Times: tempi duri per Christian Bale

Il regista David Ayer porta sullo schermo la sua visione della dura vita delle strade di Los Angeles South Central, con una storia intrisa d'amicizia, lealtà e amore il cui protagonista è Christian Bale, nei panni dell'ex ranger Jim Davis.
di Claudia Resta

Il film

lunedì 4 giugno 2007 - Incontri

Il film
Jim è un veterano della Guerra del Golfo, tormentato dai ricordi della sua vita nell'esercito americano e incapace di tornare alla vita civile: perseguitato dagli incubi e allergico al lavoro d'ufficio, brucia tutti i suoi risparmi, in attesa di offerte che non arriveranno mai. Dovendo cercare un lavoro per riuscire a sposare la fidanzata messicana, si ritrova a confrontarsi con il suo migliore amico, Mike, interpretato da Freddy Rodriguez: i due sono legati in modo profondo e il loro rapporto subisce un contraccolpo quando Mike, al ritorno di Jim a Los Angeles, torna a essere invischiato nel crimine. I due in poche ore piantano i semi della propria fine. Proprio Christian Bale rivela alcuni retroscena del suo personaggio.

Che ricerca hai fatto per prepararti a interpretare Jim?
Mi sono ispirato principalmente alle storie di Dave Ayer stesso: i soldati, le gang e quant'altro. Siamo rimasti tre settimane in giro sulle macchine della polizia, a parlare con i criminali o fermi nei bar. Dave mi ha raccontato la vita di Chicago, i dialetti, lo slang e le follie di una grande città.

Hai ricevuto critiche dai soldati per l'interpretazione di Jim?
Non mi pare di averli dipinti come psicopatici, come qualcuno ha detto. I soldati non sono privi di cervello, si fanno domande. Combattono per lealtà nei confronti di chi hanno al loro fianco e per il benessere generale, che non sempre è quello immediatamente visibile.

Hai fatto anche un addestramento specifico?
Sono stato al poligono con i Ranger e ho imparato a montare e smontare gli M16 e gli M4. C'erano anche famigliole, al poligono, e ci guardavano con gli occhi sbarrati. Alla fine ho imparato a usare anche armi che non sono servite nel film.

Cosa ti è piaciuto di più, nel girare questo film?
La festa che abbiamo fatto a Ensenada, in Messico: abbiamo invitato tutto il paese, hanno ucciso un maiale, c'era la banda e tutti ballavano. Abbiamo offerto da bere a tutti: è stata una serata genuina e proprio nel mezzo ci siamo messi a girare le scene, con gli operatori che s'infilavano tra gli invitati.

Quanto è rimasto in te di Jim?
L'intensità delle scene e dei contenuti è stata tale per cui Jim e io siamo stati quasi la stessa persona per tutta la durata delle riprese. L'ultimo giorno eravamo nel deserto, siamo andati avanti tutta notte, la mattina dopo alle 8 abbiamo aperto una bottiglia di tequila per festeggiare la fine lavori... e Jim se n'è andato.

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