Signor Risi, com'è nato Il segno di Venere?
Lo stava per fare Comencini: con lui mi trovo spesso in concorrenza... poi proprio per questo film ebbi i complimenti di Flajano, uno degli sceneggiatori, che mi disse che l'avevo salvato, facendo riferimento al fatto che lo avevo accorciato molto.

Lo ritiene il suo miglior film?
No di certo: è uno dei miei film buoni, ma viene subito dopo altri dieci. Ce ne sono che ho amato di più, che hanno avuto più successo come Poveri ma belli e Il sorpasso. Ha avuto un gran successo soprattutto per merito del cast straordinario: oltre Franca Valeri, la protagonista, c'erano Sophia Loren, Alberto Sordi, Tina Pica.

Quanto ama la vita da regista?
Alla mia età preferisco pensare che il cinema sia stato una meravigliosa vacanza da vivere. Quando lo facevamo, avevamo tutti cinquanta anni di meno e tutto era bello e divertente. Oggi non ho più voglia di fare cinema, anche perché non potrei più corteggiare le ragazze, quindi non ci sarebbe il divertimento giusto!

Signora Valeri, cosa ricorda con maggiore affetto?
Il fatto di aver partecipato direttamente alla stesura: la storia che avevo scritto prevedeva che io e Sophia fossimo sorelle, non cugine, ed era piaciuta moltissimo a De Sica, compreso il suo personaggio, tanto che proprio per questo decise di sostenere il film.

Ultima parola al restauratore: quali difficoltà avete incontrato?
Il problema più grande è derivato dal fatto che i negativi di partenza erano in avanzato stato di sindrome acetica, una fase chimica che logora le superfici dei fotogrammi fino a farli scomparire del tutto. Dopo l'intervento digitale abbiamo stampato dei nuovi supporti destinati a far sopravvivere il film!