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Maurizio Cattelan

Maurizio Cattelan ha lavorato come, è nato il 21 settembre 1960 a Padova (Italia). Maurizio Cattelan ha oggi 63 anni ed è del segno zodiacale Vergine.

Un opportunamente "matto" artista del mondo

A cura di Pino Farinotti

Maurizio Cattelan è un nome che corre, e molto, soprattutto negli ambienti artistici. "Soprattutto" perché sarebbe riduttivo relegarlo in una, seppure nobile, nicchia. Parte del grande pubblico, soprattutto milanese, se dici "Cattelan" evoca quei bambini appesi agli alberi, poi papa Wojtyla oppresso dal meteorite, e soprattutto il famoso "dito" piazzato davanti alla Borsa a Milano. Ma naturalmente c'è una storia pregressa diventata molto importante a posteriori, quando ci si è accorti che Cattelan non era solo un controverso provocatore, un furbo con antenne sensibili rivolte a cogliere l'occasione per un'idea e una successiva rappresentazione scandalosa. Qualcosa che può essere definito un "valore" di Cattelan è l'impossibilità di costringerlo in una definizione, o in uno schema o in una corrente. Si è detto "astratto, concettuale, pop, dada" ma sempre si veniva respinti da una nuova opera. È difficile persino definire il suo lavoro: sono sculture, sono performance, sono installazioni? Sono niente e tutto delle tre definizioni. Ma è certo che l'artista, magari dopo aver concepito "casualmente" un'idea, poi la carica di contenuti profondi. Anche le metafore e i simboli, una volta accreditati, una volta espressi in chiavi magari criptiche al primo impatto, finiscono per approdare a qualcosa che si fa sempre più chiaro, con una messa a fuoco lenta ma con un approdo finale univoco. I bambini appesi nel 2004 in Piazza XXIV maggio indussero un anziano, scandalizzato, a rimuoverli. L'uomo si ferì, Cattelan lo fotografò e ne fece parte integrante dell'opera. Naturalmente l'indicazione sociale era l'impossibilità, da parte dei bambini, di vivere decentemente in una città come Milano. Bambino: è importante. Cattelan racconta di essere stato un pessimo scolaro, e un figlio non capito. Ricorda una grande povertà. Ed evoca un padre-padrone che poi, e questo non è un racconto del protagonista, ma una dato oggettivo, gli ha ispirato opere decisive, a cominciare dalla "Nona ora", con Wojtyla, nata per una Biennale veneziana, sviluppatasi con l'idea del meteorite: l'uomo più potente del mondo, il padre dei padri (eccola la figura del padre) è schiacciato da quel peso e soccombe. E ancora tante provocazioni: ancora a una Biennale l'artista fece passeggiare un uomo con una maschera enorme di Picasso. O ancora se stesso, in tanti modi: un piccolo Maurizio vestito di feltro o appeso a uno stendino (citazione di un artista storicizzato, Joseph Beuys), o che sbuca da un pavimento all'interno di un importante museo; e poi lo scoiattolino della Disney che si è suicidato con una pistola; Pinocchio che galleggia in una fontana nel Guggenheim; il cavallo in tante versioni: con la testa infilata nel muro, appeso con le gambe allungate o a terra trafitto da un cartellino con scritto I.N.R.I. E mille altre immagini. Opere discutibili, e discusse. Ma è indubbio che davanti a un lavoro di Cattelan se non scatta, almeno si segnala, la cosiddetta sindrome di Stendhal. E poi un dato che, come si dice, taglierebbe la testa al toro: il Guggenheim di New York gli ha dedicato una personale, con tutte le opere più importanti, rilanciata nel mondo. Non era mai successo a un italiano. Insomma un artista del mondo, opportunamente "matto", illeggibile, ma certo "Cattelan", un unicum. Ed era da tanto, tanto tempo, che un nome italiano non occupava uno spazio così alto nel movimento generale dell'arte.

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