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Roberto Benigni

Roberto Benigni è un attore italiano, regista, scrittore, sceneggiatore, co-sceneggiatore, è nato il 27 ottobre 1952 a Castiglion Fiorentino (Italia).
Nel 2020 ha ricevuto il premio come miglior attore non protagonista al Nastri d'Argento per il film Pinocchio. Dal 1987 al 2020 Roberto Benigni ha vinto 13 premi: David di Donatello (1989, 1992, 2017), Nastri d'Argento (1987, 1992, 1998, 2006, 2020), Premio Oscar (1999), SAG Awards (1999). Roberto Benigni ha oggi 71 anni ed è del segno zodiacale Scorpione.

Robertooooo!

A cura di Fabio Secchi Frau

In trentanni, l'attore comico dell'Arentino ha girato solo 8 film. Al contrario di tanti suoi colleghi impegnati nell'arte della commedia, non ha ceduto alle lusinghe del mercato globale e hollywoodiano, scegliendo il cinema come eccezionale e inarrestabile strumento di una divulgazione poetica amorosa. Forse il suo segreto sta tutto in questo, in questa sorta di narrazione lirica che sconfina in uno dei sentimenti più puri che l'umanità è in grado di creare: l'amore. Irrisorio, profano e allo stesso tempo sacro, generosissimo con gli attori con i quali ha diviso le scene, abile maestro nel miscelare il tragico al comico, lo zuccheroso all'amaro, ha regalato al mondo favole poetiche che hanno fatto sorridere e lacrimare il globo terrestre. Da Oriente a Occidente. Il suo segreto? Parlare di ciò che è radicato in ogni società, del rapporto fra uomo e uomo. Orgogliosamente amato dall'Italia, che lo ha valorizzato come merita, Roberto Benigni è sempre stato uno di noi. Eravamo tutti con lui quando Sophia Loren ha aperto la busta con il nome del vincitore come miglior attore designato dalla giuria dell'Academy nel marzo del 1999, consacrandolo per sempre alla storia del cinema. Eravamo con lui quando ha urlato: «Robertooo!» in un impeto di gioia e, sì, eravamo anche con lui quando si è alzato in piedi, saltando sugli schienali delle poltrone per camminare sopra le teste di Hollywood.
Minore fra quattro figli (lui è l'unico maschio) di due contadini (il padre in particolare è stato prigioniero in un campo di concentramento a Bergen-Belsen, fra il 1943-45, lo stesso di Anna Frank), si trasferisce con la famiglia a Vergaio, presso Prato, dove cresce. Dopo la prima comunione, trascorre un periodo di tempo in seminario dai gesuiti di Firenze, ma è troppo esuberante e, nel 1966, dopo la famosa alluvione, capisce di non avere la vocazione e continua la sua istruzione scolastica all'Istituto per l'Industria e il Commercio di Prato, recitando, spesso e volentieri, con la compagnia della scuola. Abbandonata precocemente la Facoltà di Fisiologia di Firenze e con il successo dei primi spettacoli, si convince, nel 1972, a soli vent'anni, di lasciare il capoluogo toscano per Roma, con la sola chitarra per bagaglio. Con lui, i suoi tre amici: Silvano Ambrogi, Carlo Monni e Aldo Buti, con i quali debutterà al teatro dei Satiri con la commedia "I Burosauri" di Ambrogi, diventando una presenza fissa del Beat 72. Poi ottiene una certa notorietà nel mondo dello spettacolo verso la metà degli anni '70, recitando spiritosi e provocatorii monologhi, alcuni di questi scritti da Giuseppe Bertolucci: un esempio per tutti "Cioni Mario fu Gaspare di Giulia".
Approda finalmente anche in televisione nella serie televisiva Onda Libera (chiamato originariamente Televacca), successivamente seguito dalla pellicola molto criticata (e boicottata fino alla censura) Berlinguer ti voglio bene (1977), sempre diretta da Bertolucci, che segna il suo esordio come attore al fianco di Alida Valli e dell'amico Monni. L'anno successivo, nel 1978, partecipa al programma di Renzo Arbore L'altra domenica, nelle vesti di un ignorante, bizzarro e particolare critico cinematografico. Dissacrante, definito dalla critica come un "disarticolato giullare" continua a prestarsi come interprete per grandissimi autori come: Bernardo Bertolucci che lo dirigerà ne La luna (1979), Luigi Zampa per Letti selvaggi (1979) e Costantin Costa-Gavras per Chiaro di donna(1979), che sarà il suo primo film straniero, accanto a Romy Schneider, Yves Montand e Jean Reno.
Diventerà protagonista di un film, interpretando un maestro, solo nel 1980, grazie a Marco Ferreri che lo dirigerà in Chiedo asilo, poi si lancerà nella conduzione del Festival di Sanremo, accanto all'attrice Olimpia Carlisi (con la quale si dice abbia avuto una lunga relazione romantica), scandalizzando l'Italia benpensante con un appassionato bacio datole in diretta televisiva. Ribelle, anticonformista e chiassoso ritorna a collaborare con Renzo Arbore ne: Il pap'occhio (1980) e F.F.S.S. cioè... che mi hai portato a fare sopra Posillipo se non mi vuoi più bene? (1983).
Diretto dall'indimenticabile e tanto ripianto Sergio Citti nella commedia Il minestrone (1981), è presto desideroso di diventare regista di se stesso, e così passa dietro la cinepresa per Tu mi turbi (1981) commedia colma di sketch in cui dirige Olimpia Carlisi e Nicoletta Braschi, sposando poi quest'ultima in una chiesetta del convento delle clarisse, undici anni più tardi.
Grazie alla collaborazione di Giuseppe Bertolucci, nel 1986 nasce un'antologia di spettacoli tenuti dal comico in piazze e teatri che darà luogo a Tutto Benigni dal vivo (1983), e sarà proprio Bertolucci il fautore della preziosa amicizia dell'autore/attore con lo sceneggiatore Vincenzo Cerami, che lo sosterrà nella seconda parte della sua carriera. Capace di creare non tanto rapporti di lavoro, quanto rapporti umani, conosce Massimo Troisi e, con questi, dirigerà la commedia esilarante Non ci resta che piangere (1984), storia di due uomini che tornano indietro nel tempo e finiscono nell'Italia rinascimentale, fra le prediche di Savonarola e le invenzioni di Leonardo Da Vinci.
Conosciuto per caso (giocando a biliardo) il regista underground americano Jim Jarmusch, interpreterà per lui Daunbailò (1986) accanto a Tom Waits e John Lurie, nella parte di un evaso italiano da un carcere di New Orleans, ruolo che gli frutterà il suo primo premio importante: il Nastro d'Argento come miglior attore. Ma i loro incontri artistici non termineranno qui: Benigni appare infatti anche in Strange to meet you (1986), episodio di Coffee and Cigarettes (2003) e in Tassisti di notte - Los Angeles/New York/Parigi/Roma/Helsinki (1992).
Ben intento a scardinare alcuni temi tabù deride la Chiesa e la sua sacralità ne Il piccolo diavolo (1988), dove dirige nientemeno che uno dei volti più comici degli States, Walter Matthau, verrà poi diretto dal maestro Federico Fellini, che forse già intravedeva il suo lato umanista e poetico, ne La voce della luna (1990), accanto a Paolo Villaggio. Dopo essere stato membro del Festival di Berlino, si ributta nella regia con una satira sulla mafia: Johnny Stecchino (1991). Nel duplice ruolo di un boss latitante e del suo sosia, conducente di autobus per bambini down, si accaparrerà meritatamente il suo secondo Nastro d'Argento come miglior attore.
Poi dopo essere stato diretto da Blake Edwards ne Il figlio della Pantera Rosa (1993) e dopo aver sghignazzato alle spalle dei cosiddetti "mostri mediatici" ne Il mostro (1994), nel 1998 firmerà il suo capolavoro: La vita è bella. La storia del cameriere ebreo Guido Orefice che finisce in un campo di concentramento con moglie e figlio e che cerca di mascherare volontariamente la realtà dei fatti al proprio bimbo, è un progetto ambizioso e senza fiato, ma allo stesso tempo difficile e rischioso. È il classico film che o si ama o si odia. Scritto da Vincenzo Cerami, la pellicola riceve sette nomination agli Oscar, vincendo per la colonna sonora, per il miglior film straniero e, soprattutto, quello di miglior attore protagonista. Benigni diventa così il primo attore italiano a vincere l'Oscar; a consegnare il premio, un'esuberante Sophia Loren che esplode di gioia nell'urlare il suo nome. Oltre agli Oscar, Benigni incassa anche 5 Nastri d'Argento, 9 David di Donatelo e il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, nonché una laurea honoris causa in Filosofia dall'Università israeliana di Beersheba.
Successivamente viene scelto da Claude Zidi per un ruolo da cattivo in Astérix e Obélix contro Cesare (1999), rifiutando però il ruolo di protagonista nella pellicola di Almodovar Parla con lei. Tornato alla carica con Pinocchio (2002) e La tigre e la neve (2005) - grazie al quale vincerà un altro Nastro d'Argento ma per il miglior soggetto - dal febbraio 2005 si regala alla televisione dove dà il meglio di sé citando e spiegando la Divina Commedia di Dante Alighieri.
Dopo aver interpretato il film di Woody Allen To Rome with Love (2012) e Geppetto nel Pinocchio (2019) di Garrone, nel 2021 riceverà il Leone d'Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia.
Consacrato uno dei migliori registi del cinema italiano nientemeno che dall'Academy, mitico attore giullare, una natura della forza comica, la sua voglia di fare cinema e di relazionarsi all'arte nel senso rinascimentale del termine, nasce dall'insopprimibile necessità di esserci: esserci davanti e dietro la macchina da presa, mentre mette in scena il meglio del suo lato dissacrante o il meglio della comicità basata sulla cultura locale, ma universalmente comprensibile al mondo intero. Una comicità fisica, come quella di Chaplin, che è più facile da capire perché non si basa sul linguaggio. Leggendario.

Ultimi film

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