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Nick Murphy

Nick Murphy è un attore, regista, produttore, sceneggiatore

Tra segni e realtà

A cura di Giuseppe Grossi

Padre, scrittore con problemi di ortografia e regista. Nick Murphy si presenta così sul suo profilo Twitter, evidenziando un certo gusto per l'ossimoro come per il racconto onesto e concreto del mondo reale. Il regista inglese, cresciuto nella penisola di Wirral, predilige l'analisi della realtà, la viviseziona fino a farne emergere i paradossi, con particolare attenzione ai lati irrazionali, alle ferite, ai segni indelebili lasciati dalla vita nelle persone. Il suo cinema si rispecchia nella fotografia livida delle immagini, panoramiche cianotiche come i traumi rimasti addosso ai personaggi raccontati. La poetica di Murphy procede in verticale perché affonda la mano dentro il terreno narrativo, con la volontà di scavare per far emergere vissuti sommersi, segreti altrimenti impronunciabili. Il grande schermo non è mai puro spazio per la fiction, ma occasione per ragionare su temi che non evadono mai dal dramma della verità.
Dopo gli studi nella facoltà di Arte, Musica e Spettacolo, Murphy esordisce dietro la macchina da presa come documentarista, talvolta prestato a notiziari d'attualità trasmessi dalla BBC. I temi trattati evidenziano un profondo interesse sociale (pediatria, integrazione, elaborazione del lutto), confermato dall'esperimento sociologico diretto con il reality The Edwardian Country House (2002), noto con il titolo Manor House negli USA. La serie tv mette in scena un curioso gioco di ruolo in cui tredici volontari si prestano a rievocare le dinamiche domestiche e sociali dell'Inghilterra edoardiana, nettamente divisa in ricche famiglie e servitù a loro subordinate. Tutti temi portanti del futuro successo della serie Downtown Abbey, forse ispirata proprio dal successo del lavoro di Murphy, qui nominato ai BAFTA. Dopo altri documentari storico-artistici, nel 2005 la BBC offre a Murphy la scrittura e la direzione di una serie tv sul disastro di Cernobyl. Con Survaving Disaster, il regista fonde ricostruzione e cronaca dei fatti, cercando di approfondire non tanto lo svolgimento della vicenda, quanto le conseguenze emotive destabilizzanti di chi ha vissuto la tragedia. La televisione gli offre altre storie da trasformare in "factual dramas", eventi storici rivisitati con l'artificio della messa in scena. Su questa scia nascono progetti come Nero e Napoleon, approfondimenti dedicati a due controversi personaggi della storia occidentale. Il passaggio dalla Storia alle storie avviene in maniera molto graduale, prima con la regia di alcuni episodi della serie tv Primeval (2007), poi con Occupation (2009), racconto seriale in tre episodi, dedicato alle vicende di tre soldati impegnati nella guerra in Iraq. Il successo della serie, premiata ai BAFTA come miglior serie tv drammatica, avvicina Murphy al decisivo passo verso il grande schermo. A commissionare il battesimo cinematografico è sempre la BBC che gli affida la regia di 1921 - Il Mistero di Rookford (2011). Per la prima volta costretto a maneggiare il tema del paranormale, Murphy si dimostra lineare ed ordinato nella messa in scena, oltre che molto efficace nel rievocare l'ambientazione storica dell'Inghilterra degli anni '20. L'atmosfera decadente è coerente con un paese reduce dal primo conflitto mondiale, mentre l'interpretazione di Rebecca Hall rafforza la credibilità di un racconto pieno di tensione pura che non aderisce ai moderni canoni dei thriller a tinte horror. Il suo secondo lungometraggio è un film più intimo, addentrato sia nella coscienza del protagonista (un misurato Paul Bettany) che negli spazi familiari al regista. Blood (2013), tratto dalla mini serie tv Conviction, è un'opera sugli effetti martorianti del senso di colpa, una lucida retrospettiva sugli abusi di potere e sulla fallibilità degli uomini, prima che delle istituzioni. Murphy elegge i luoghi metafore dell'animo umano, con la bassa e l'alta marea che svelano e coprono errori ed orrori incancellabili. Memore dello stile di Eastwood in Mystic River, la mano di Murphy è tutt'altro che impetuosa, quanto impietosa; non punta allo spettacolo, ma mira al crudo realismo, con lo sguardo di chi non teme di scoprire il marcio presente dentro l'insospettabile normalità del quotidiano.

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Thriller, (Gran Bretagna - 2013), 100 min.
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