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Jacques Rivette

Jacques Rivette (Pierre Louis Rivette) è un regista, scrittore, sceneggiatore, è nato il 1 marzo 1928 a Rouen (Francia) ed è morto il 29 gennaio 2016 all'età di 87 anni a Parigi (Francia).

Un grande apostolo della Nouvelle Vague

A cura di a cura della redazione

Figlio di un farmacista e precoce appassionato di cinema, a diciassette anni dirige un cineclub a Rouen. Nel 1949 si trasferisce a Parigi e frequenta assiduamente lo Studio Parnasse, il Cineclub du Quartier Latin e la celeberrima Cinématheque Française.

La Cinématèque, i giovani turchi e la Nouvelle Vague
La Parigi di quegli anni è la scena su cui un gruppo di giovani critici muoveranno i loro primi passi. Rivette incotra e conosce François Truffaut, Jean-Luc Godard, Eric Rohmer e il poco più anziano critico e teorico André Bazin. Questo manipolo di cinefili alimentati da una passione smisurata scriveranno alcune tra le pagine più esaltanti della storia del cinema come critici orchestrati da Bazin sulle pagine de I cahiérs du cinema prima e come autori e registi poi.
Inizia la carriera come critico cinematografico scrivendo sulla Gazette du Cinéma insieme a Eric Rohmer e Jean-Luc Godard. Nel 1953 passa ai Cahiérs, diventandone caporedattore dal 1963 al 1965.
Parlare e scrivere di cinema non lo accontenta: diventa aiuto montatore di Jean Mitry, poi aiuto regista di Jacques Becker. Fa il montatore anche per Rohmer per un cortometraggio girato in 16mm. È anche attore in Le beau Serge di Claude Chabrol. Sono anni di fermento e di ricca, variegata attività. Anni irripetibili che si concludono con l'esordio alla regia nel 1956, con Le coup de berger.

I primi passi da regista
Nel 1958 inizia le riprese di Paris nous appartient che riuscirà a terminare soltanto nel 1960. È un film di riflessione esistenziale e di viaggio nella Parigi di quegli anni: in un'atmosfera soffocante, tra i complotti di un'organizzazione segreta, un regista teatrale tenta di mettere in scena il suo Pericle. Rivette offre, sospeso tra realtà e finzione secondo una modalità che ritornerà come costante nel suo cinema, il ritratto di una città caleidoscopica, labirintica e deserta, specchio esteriore di un'umanità preda delle proprie angosce più nascoste. Sono, del resto, gli anni del maccartismo e dell'invasione di Budapest.
Rivette si divide fra cinema e teatro: è il caso di Suzanne Simonin, la religieuse, tratto da Denis Diderot, scritto prima per il teatro e poi trasposto su pellicola. Un film di successo ma anche un'opera aspramente critica e censurata.
Con L'amoru fou del 1967 ritorna a tematiche contemporanee e a riflessioni esistenziali, è quasi cinema verità sulla vita di una coppia.

Verso l'autorialità
Le tematiche predilette tornano di opera in opera: la sensualità della finzione opposta alla tetra e geometrica realtà da scandagliare nell'ambiguità delle sue forme; il tema dell'amore di coppia e le riflessioni esistenziali annesse.
La sua poetica è incline al pedinamento ossessivo del reale, nel tentativo di comprenderne il caos interno per, di tanto in tanto, trovare luci, epifacini spiragli. Non di rado le sue opere superano le tre o perfino le quattro ore di durata alla ricerca di un senso recondito tra le pieghe del reale.
Rivette diventa sempre più un autore lodato dai critici e poco conosciuto dal grande pubblico. Nel 1970 realizza Out one, una saga della durata di dodici ore, proiettato integralmente solo una volta; la successiva edizione è ridotta a quattro ore. La pratica della doppia edizione, prima cinematografica e poi televisiva, diventa sempre più comune. Si delinea il tema del teatro e dei suoi rapporti con la vita, con le azioni dei componenti di una troupe teatrale pedinate costantemente anche al di fuori delle prove, laddove il personaggio torna a essere attore-artista prima di essere uomo. È un'idea balzachiana (da L'histoire des treizes) e Rivette, appassionato di letteratura francese del XIX secolo, la sposa in pieno.
Nel 1974 gira il film Céline et Julie vont en bateau, ispirato ad Alice nel paese delle meraviglie. Duelle e Noroît del 1976 sono film sul rapporto tra sogno e fiaba insieme ad una riflessione sul linguaggio cinematografico e sulla potenzialità comunicativa del cinema che continua con il film Merry-go-round del 1977. Rivette propone di opera in opera un cinema sospeso, liquido, ostico ma al tempo stesso terribilmente affascinante: la donna è spesso il centro di storie che hanno la perfezione geometrica e stilistica del triangolo equilatero.
Ambienta nella Parigi dei suoi primi film Le pont du nord (1981) e Paris s'en va (1981). In L'amour par terre (1983) con Jane Birkin e Geraldine Chaplin, ambientato in una villa liberty, sono protagoniste di una ipotetica recita e di un dibattito sull'amore.

La belle Noiseuse e gli anni novanta
Ne La bella scontrosa (1991), di nuovo distribuito sia in versione integrale di quattro ore sia in versione accorciata a due, Emanuelle Béart diventa simbolo e celebrazione di una monade femminile imperscrutabile e ignota all'universo maschile.
Dopo il doppio bel film sulla figura di Giovanna d'Arco (Giovanna d'Arco - Parte I: Le battaglie e Giovanna d'Arco - Parte I: Le prigioni, rispettivamente del 1993 e del 1994), ritroviamo ancora Emanuelle Béart in Storia di Marie e Julienne, uscito in Italia nell'estate del 1993 e, a torto, ignorato dal pubblico. Un amore impossibile, fatale e necessario sospeso nella dimensione del sogno. Opera di un autore maturo ancora in grado di stupire.
Nel 2007 esce La duchessa di Langeais. Rivette si confronta con la letteratura e, partendo da Balzac, restituisce al cinema la dimensione e i tempi della lettura insieme al lento stillicidio della passione amorosa grazie anche alla magistrale interpretazione dello scomparso Guillaume Depardieu.
Nel 2009 ritorna al cinema con Questione di punti di vista presentato al Festival di Venezia.
Muore a 87 anni il 29 gennaio 2016.

Ultimi film

Commedia, (Francia, Italia, Germania - 2001), 154 min.
Commedia, (Francia - 1995), 122 min.
Commedia, (Francia - 1991), 130 min.
Drammatico, (Francia - 1983), 125 min.
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