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Robert De Niro

Robert De Niro è un attore statunitense, regista, produttore, produttore esecutivo, co-produttore, art director, è nato il 17 agosto 1943 a New York City, New York (USA).
Nel 2020 ha ricevuto il premio alla carriera al SAG Awards. Dal 1975 al 2020 Robert De Niro ha vinto 7 premi: Festival di Berlino (2007), Festival di Venezia (1981, 1993), Golden Globes (1981), Premio Oscar (1975, 1981), SAG Awards (2020). Robert De Niro ha oggi 80 anni ed è del segno zodiacale Leone.

C'era una volta in America... il timido Bob Milk

A cura di Fabio Secchi Frau

Trema Hollywood di fronte al suo nome. Nella sua lungimirante carriera è riuscito a mescolare l'action al dramma, la commedia all'horror, guadagnandosi la nomea di "tuttofare della recitazione". Ma non è stato sempre così, non è sempre stato potente, malvagio e deciso a eliminare la concorrenza quando si trattava di descrivere al meglio un ruolo, all'inizio era solo bello e promettente. Poi è diventato il maestro dell'autoanalisi, uno dei migliori interpreti del Metodo, che è entrato nel mondo dell'interpretazione per esorcizzare la timidezza di un'adolescenza che vedeva confuso il suo nome con quello di Bob Milk ("Bob Latte" per via della sua carnagione pallidissima). Ha indossato magistralmente i panni più sporchi e violenti che il cinema anni '70 e '80 potesse offrirgli. Ritratti cinici, machi e psicopatici. È con quelli che ha inanellato perfomances che sono state cesellate dentro veri e propri capisaldi della storia del cinema (la maggior parte firmati dall'amico Scorsese).

Gli inizi
Principe nell'azzeramento della propria identità al fine di costruirne altre, si è lasciato totalmente coinvolgere dai personaggi che ha incarnato: siano essi giovani e terrificanti mafiosi all'apice del potere o camaleontici pugili, o meglio ancora diavoli in carne e ossa, scatenando l'orrore dello spettatore per le sue inguardabili cicatrici neogotiche che dipingevano una Creatura senza padre. Poi sente il bisogno di narrare lui stesso una storia e si mette dietro la macchina da presa per raccontare quella Little Italy a cui è tanto affezionato, che gli ha fatto da casa e gli ha offerto terreno per le sue radici, o gli intrighi del potere della gente comune che non è più tanto comune. Misurato e discreto, è il simbolo di quell'interprete che è specchio fedele dell'uomo che cambia di generazione in generazione.
Figlio di due artisti di origini italo-americane (suo padre era pittore, scultore e poeta e sua madre pittrice), dopo la sua nascita, i suoi genitori divorziarono immediatamente, dato che suo padre era omosessuale. Cresciuto nella Little Italy, cominciò a pensare alla carriera di attore a soli 10 anni, quando (terribilmente timido) recitò in uno spettacolo scolastico la parte del Leone Codardo di "Il Mago di Oz" e lasciati gli studi liceali alla Rhodes Prep High School di New York (dove portò in scena "L'orso" di Checov), a soli 17 anni, Bobby Milk (così chiamato per via del suo fisico scheletrico e del suo pallore) si iscrisse direttamente alle lezioni di Stella Adler, entrando poi nell'Actor's Studio di Lee Strasberg.
Incredibile a pensarci, ma la carriera di Robert de Niro inizia con tutti i segni del destino che ne faranno un grande attore. Se la nascita di Gesù Cristo era stata preannunciata da una stella cometa che viaggiava sopra i cieli, la nascita dell'attore Robert De Niro è cosparsa di immense stelle luminose che lo guideranno, come registi, nel mondo della settima arte. Dopo tanta gavetta in teatri off-Broadway, pochi lo sanno, ma De Niro esordisce ufficialmente sotto la direzione nientemeno che di Marcel Carné in Tre camere a Manhattan (1965). Dopo Carné, segue un lungo e appassionato sodalizio artistico con un regista emergente - destinato a fare strada nel mondo del cinema - Brian De Palma, che allora muoveva i primi passi nella commedia firmando Oggi sposi... (1966), Ciao America (1968) e Hi, Mom! (1970), tutte pellicole che vedranno De Niro come protagonista. A tendergli la mano, sarà poi un'altra leggenda: il re dei b-movies della Hammer Roger Corman che lo affiancherà a un'incestuosa Shelley Winter nel coinvolgente Il clan dei Barker (1970).

Direzione Oscar!
Da Corman a Scorsese il passo è veramente breve. Nonostante i due fossero vicini di casa al Greenwich Village di Manhattan, servì un party nel 1972, per conoscerlo effettivamente. Da quel momento in poi, fu De Niro a diventare una stella. I primi passi in Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all'inferno (1973) di Scorsese gli fecero conoscere uno dei suoi migliori amici, Harvey Keitel, e notare da un altro regista italo-americano, Francis Ford Coppola che lo inserirà in Il padrino - Parte II (1974) nel ruolo di Vito Corleone da giovane. La sua performance è così ineccepibile che a soli 29 anni, già stringe nel pugno l'Oscar come miglior attore non protagonista.
Il ritorno fra le braccia di Scorsese è solo per creare capolavori. Primo fra tutti lo psicodramma Taxi Driver (1976). De Niro era impegnato in Italia nelle riprese di Novecento (1976) di Bernardo Bertolucci (nel ruolo di un signorotto locale), ma accetterà ugualmente di girare il film con Scorsese, sottoponendosi a un autentico tour de force: lavorando sul set di Novecento dal lunedì al venerdì, poi volando in America per girare Taxi Driver. Perfezionista e maniacale sin da allora, si allenò per due settimane a guidare il taxi per le strade di New York. Nel film, infatti, guida realmente l'auto. Il ruolo del veterano del Vietnam Travis Bickle e quella frase maniacale e ossessiva di fronte allo specchio: «Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi, con chi sta parlando? Dici a me?» lo imporrà all'attenzione del pubblico, facendogli guadagnare una nomination all'Oscar come miglior attore protagonista.
Dopo aver recitato per Elia Kazan in Gli ultimi fuochi (1976), entrando in contatto con tre leggende della cinematografia moderna (Robert Mitchum, Jeanne Moreau e Jack Nicholson) e dopo il lungo fidanzamento con l'attrice Leigh Taylor-Young, si sposa però con Diahnne Abbott, cantante e attrice anch'essa e madre dell'attore Raphael De Niro. L'attore adotterà anche la figlia della Abbott, nata da una precedente unione: Drena De Niro, modella e attrice. Il matrimonio si concluderà però nel 1988.
Al flop con Liza Minnelli New York New York (1977), segue il capolavoro della settima arte Il cacciatore (1978) di Michael Cimino. De Niro che porta nuovamente in scena gli incubi di chi ha combattuto nel Vietnam, ammettendo che un ruolo del genere lo aveva esaurito psicologicamente ed emotivamente. A prova di questo sappiamo che, durante la ripresa del salvataggio con l'elicottero, si ferisce abbastanza seriamente, infatti le urla e il furore contro gli stuntmen che controllavano il velivolo sono autentici. Ma a consolarlo è la presenza di Meryl Streep con la quale non avrà mai una relazione, ma che stimerà profondamente, ammettendo pubblicamente che la donna è destinata a diventare grandissima ad Hollywood. Profezia che si è avverata, peccato che per lui invece si riservi solo la candidatura all'Oscar come miglior attore protagonista. Si rifarà con Toro scatenato (1980) dell'amico Scorsese, dove De Niro vestirà i panni del pugile Jake La Motta, sostenendo (per prepararsi al ruolo) tre veri incontri di boxe a Brooklyn (vincendone due) e ingrassando di qualche abbondante chilo. Paranoico, furioso e sardonico, fu De Niro stesso a invitare il regista a leggere l'autobiografia del pugile italo-americano e a lavorare alla stesura della sceneggiatura con lui, passando ben 19 giorni segregati a St. Marteen, un'isola dei Caraibi. L'Oscar come miglior attore protagonista fu assicurato e così pure il Golden Globe nella stessa categoria.
Grandissimo amico di Joe Pesci e del defunto John Belushi, venne ridiretto da Scorsese in Re per una notte (1983), scegliendo poi un piccolo, grazioso ruolo in Brazil (1985), meraviglia audiovisiva dell'ex Monty PythonTerry Gilliam, dove sarà uno straordinario idraulico guerrigliero che ripara ciò che il Potere del Consumismo destina alla demolizione, anche se lui preferiva il ruolo di Jack, che però era già stato promesso a Michael Palin. Bertolucci non sarà l'unico italiano ad avere l'onore di lavorare con De Niro. Sergio Leone e lo splendido C'era una volta in America (1984) lo aspettano al varco con il superlativo personaggio del gangster Noodles. La lavorazione del film durò ben dieci anni e leggenda vuole che De Niro avesse fatto coniare una serie di medagliette per tutta la troupe con su scritto: "Complimenti, siete sopravvissuti alla lavorazione di C'era una volta in America".
Roland Joffé, Alan Parker, Neil Jordan, Martin Ritt e ancora De Palma - che gli offre la possibilità di urlare la famosa frase «Sei tutto chiacchiere e distintivo!» come volto del prepotente Al Capone in Gli intoccabili (1987) - sono i registi con i quali cavalca l'onda alla fine degli anni Ottanta, rifiutando però la parte di Gesù in L'ultima tentazione di Cristo (1988) e quella del pizzaiolo Sal in Fa' la cosa giusta (1989).

Il produttore De Niro
Fondatore della TriBeCa Productions, finanzierà pellicole come Cuore di tuono (1992), About a boy - Un ragazzo (2002), Stage Beauty (2004) e Rent (2005), passando di donna in donna per tutti gli anni Novanta, da Uma Thurman alla modella Naomi Campbell, fino all'attrice Ashley Judd. Una nuova nomination all'Oscar come miglior attore protagonista lo aspetta nel film drammatico di Penny Marshall Risvegli (1990), nel ruolo di un sopravvissuto a una grave epidemia di encefalite letargica; poi, dopo aver rifiutato il ruolo di Dick Tracy nell'omonimo film di Warren Beatty, recita in quello che è considerato il suo miglior film, Quei bravi ragazzi (1990) di Martin Scorsese, nel ruolo di un gangster. Violento e ipercinico, un ritratto del genere lo porta a interpretare il criminale da denti sudici (ottenne dal produttore 5.000 dollari per sporcarsi la dentatura e altri 20.000 per rimetterla a posto terminate le riprese) di Cape Fear - Il promontorio della paura (1991), sempre per Scorsese. Il fascino del Male seduce l'Academy che lo fa entrare nella rosa dei candidati all'Oscar per la migliore performance da protagonista maschile, ma che però non lo fa vincere.
E dopo Fuoco assassino (1991) e Voglia di ricominciare (1993) è consacrato con il Leone d'Oro alla Carriera dal Festival di Venezia, spinta che lo porterà dietro la macchina da presa con il drammatico Bronx (1993), buona narrazione di un cammino mafioso con gli occhi di un ragazzino, e a progettare un film su Enzo Ferrari per la regia di Michael Mann, che però non troverà mai luce. La sua filmografia si arricchirà poi di vari generi come l'horror (Frankenstein di Mary Shelley), il poliziesco (Heat - La sfida), il drammatico (Casinò, The Fan - Il mito, Sleepers, Paradiso Perduto), la commedia (Sesso & potere, Flawless - Senza difetti) e il thriller (Ronin). Mentre la vita privata procede - dopo la nascita di due gemelli (Aaron Kendrick e Julian Henry De Niro) da parte della sua ragazza, l'attrice Toukie Smith che fece l'inseminazione artificiale - con il matrimonio con l'assistente di volo Grace Hightower, madre di Elliot De Niro e sua attuale compagna di vita, nonostante qualche profonda crisi - causata da un'indagine del 1998 della polizia francese che trovò le sue impronte digitali impresse sull'agendina di una prostituta e dopo che fu provata la sua estraneità nel coinvolgimento dell'inchiesta, De Niro restituì la Legion d'Onore ottenuta qualche anno prima, giurando di non tornare mai più in Francia).
Passa da Tarantino (Jackie Brown, 1997) a essere il testimonial per la Beghelli, dal rifiuto per il ruolo di Tony D'Amato in Ogni maledetta domenica (1999) al ruolo dell'ex spia maniacale e ossessionante che nessuno vorrebbe mai avere come suocero in Ti presento i miei (2000) e nel sequel Mi presenti i tuoi? (2004). Dopo la diagnosi di un cancro alla prostata, De Niro continuerà ugualmente a recitare, cercando di combattere come meglio può contro questa malattia. Nel 2004 lo vediamo fra i doppiatori di Shark Tale, mentre nei due anni successivi rifiuta due ruoli grandiosi: quello di Willy Wonka in Charlie e la fabbrica di cioccolato (2005) e quello di Frank Costello in The Departed - Il bene e il male (2006), preferendo dirigere Matt Damon e Angelina Jolie in L'ombra del potere - The Good Shepherd (2006) e recitare il ruolo di Capitan Shakespeare nel fantasy Stardust (2007) con Michelle Pfeiffer, Peter O'Toole e Rupert Everett, preparandosi al ruolo di produttore nel film Disastro a Hollywood (2008) con Bruce Willis e Sean Penn. Contribuisce con la sua partecipazione a I Knew It Was You (2009), documentario che ripercorre la vita della meteora cinematografica John Cazale. Continua col celebre ruolo del terribile suocero di Ben Stiller in Vi presento i nostri e sempre nel 2010 torna protagonista: lo fa nella commedia sentimentale Stanno tutti bene di Kirk Jones, remake dell'omonimo lungometraggio di Giuseppe Tornatore, dove interpreta Frank Goode, padre burbero che si accorge di aver dedicato poco tempo ai figli e perciò parte per riunirsi con loro. Immancabile la sua presenza in una grande produzione come Machete (2010) di Robert Rodriguez e, da buon 'Little Italyano' in Manuale d'Amore 3, di Veronesi. Nel 2011 è nel cast dell'adrenalinico Limitless, accanto a Bradley Cooper e nel corale film natalizio Capodanno a New York, diretto da Garry Marshall, oltre che protagonista di Killer Elite dell'esordiente Gary McKendry.
Tra i film del 2012 da segnalare sono la commedia amara di David O. Russell Silver Linings Playbook, The Big Wedding di Justin Zackham, e il nuovo film Red Lights di Rodrigo Cortés. Nel 2013 è protagonista del thriller di Luc Besson Cose nostre - Malavita e della commedia di Jon Turteltaub Last Vegas. Inoltre è al fianco di Sylvester Stallone ne Il grande match di Peter Segal. Nel 2016 è il protagonista dell'esilarante commedia Nonno scatenato, al fianco di Zac Efron e nel 2019 è tra i protagonisti di The Irishman di Scorsese, col quale tornerà a lavorare in Killers of the Flower Moon (2023).

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