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Francesco Piccolo

Francesco Piccolo è un regista, scrittore, sceneggiatore, musicista, è nato il 12 marzo 1964 a Caserta (Italia).
Nel 2014 ha ricevuto il premio come miglior sceneggiatura al Nastri d'Argento per il film Il capitale umano. Dal 2011 al 2014 Francesco Piccolo ha vinto 3 premi: David di Donatello (2014), Nastri d'Argento (2011, 2014). Francesco Piccolo ha oggi 60 anni ed è del segno zodiacale Pesci.

Piccolezze

A cura di Fabio Secchi Frau

Prolifero scrittore e sceneggiatore, Francesco Piccolo è l'autore di molti degli script portati al cinema da Nanni Moretti, Paolo Virzì, Silvio Soldini e Francesca Archibugi.
Ottimo nell'adattare cinematograficamente e televisivamente opere letterarie di grande successo, è anche un autore di numerosi programmi televisivi e collaboratore per diverse testate giornalistiche, come IL CORRIERE DELLA SERA e REPUBBLICA.

Il Premio Strega
Nato a Caserta, dopo essersi laureato in Lettere all'università La Sapienza, esordisce in letteratura con il romanzo "Diario di uno scrittore senza talento" (1993), che si qualifica finalista al Premio Calvino.
Seguiranno: "Scrivere è un tic: i segreti degli scrittori" (1994); la raccolta "Storie di primogeniti e figli unici" (1996); "E se c'ero, dormivo" (1998); "Il tempo imperfetto" (2000); "L'Italia spensierata" (2007); "Momenti di trascurabile felicità" (2010) e "Momenti di trascurabile infelicità" (2015); "La separazione del maschio" (2008); "Allegro occidentale" (2003); "L'animale che mi porto dentro" (2018); e "La bella confusione" (2023).
Tutti libri scritti con uno scopo ben preciso: capire e far capire il mondo.
Raccontare la verità sull'esistenza umana, piuttosto che le cose piacevoli o confortanti, è infatti una prerogativa della sua letteratura. Ma questo non significa che non si debbano offrire emozioni, riflessioni, sorrisi e commozione al lettore che, diversamente, non arriverebbe all'universalità della storia.
Ma c'è chi storce il naso davanti alle sue opere, giudicandole sopravvalutate, fin troppo semplicistiche, abbastanza confuse e con una superficialità che può essere facilmente scambiata per una prosa minimalista.
Ma non sembra di questo parere la Fondazione Bellonci che, tramite i membri votanti dello Strega, gli consegna il noto e prestigioso premio letterario nel 2014 per il romanzo "Il desiderio di essere come tutti".
Alla luce dei risultati artistici emersi, dal 2018, diventa docente all'Università IULM di Milano nel master di Arti del racconto, dove tiene il corso di adattamento cinematografico e televisivo.

Gli inizi da sceneggiatore
La sua carriera di sceneggiatore inizia nel 2002, quando firma con Doriana Leondeff quella che viene definita la "fiacca" sceneggiatura del film di Gianluca Greco Nemmeno in un sogno (2002), una fiaba surreale e leggermente satirica, ma non graffiante.

Il lungo sodalizio artistico con Paolo Virzì
Ci sarà poi l'incontro con Paolo Virzì, avvenuto nello stesso anno, cioè quando, con Francesco Bruni, scrive soggetto e script di My Name is Tanino, una storia di formazione americana on the road, che affibbia ignoranti, ma simpatiche disillusioni e facilonerie alla Generazione X, simbolo di una rassegnazione contemporanea di fronte allo scontro tra il mondo che hanno appreso da ciò che hanno letto o visto alla tv/cinema e quello che invece esiste nella realtà, al di là di queste manifestazioni.
Il Tanino della film diventa quindi il simbolo di quegli allora ragazzi approssimativi, che volevano fare cose alte, importanti e intellettuali, ma erano totalmente impreparati per metterle in atto.
La collaborazione con Virzì e Bruni continua con La prima cosa bella (2010), che si aggiudica il Nastro d'Argento per la migliore sceneggiatura, grazie a un'ottima calibratura di una commedia amara su una splendida ed esuberante madre livornese degli Anni Settanta (Micaela Ramazzotti prima e Stefania Sandrelli dopo), che ha condizionato la sua famiglia, ma soprattutto le vite dei due figli, interpretati da Claudia Pandolfi e Valerio Mastandrea, due personaggi indelebili, riempiti di cose non dette e di segreti tenuti nascosti l'uno all'altra.
Sarà sempre la stessa squadra a lavorare all'adattamento cinematografico omonimo del romanzo "Il capitale umano" di Stephen Amidon nel 2014, che sarà poi portato sul grande schermo da Virzì e otterrà un nuovo Nastro d'Argento per la sceneggiatura. Similmente, accadrà per il libro di Michael Zadoorian "In viaggio contromano. The Leisure Seeker", trasposto nel 2017 nella pellicola Ella & John - The Leisure Seeker con una sceneggiatura che stavolta sarà firmata, oltre che da Piccolo, anche da Amidon e da Francesca Archibugi.
Proprio con quest'ultima, lavorerà allo script di Notti magiche (2018), una pellicola su tre ragazzi alla scoperta di un'agrodolce Roma cinematografica, sospesa tra Anni Ottanta e Novanta, che mostrerà loro tutta la sua autoironia nel castigare i costumi dei suoi cittadini. Un approccio a un'affiatata scrittura che è leggero, disincantato e sarcastico, ma nell'insieme anche solare, positivo e malizioso.
Quasi opposta la scrittura contenuta in Siccità (2022), dove al team Virzì-Archibugi-Piccolo si aggiunge Paolo Giordano nel descrivere una Roma sporca e sabbiosa, per mancanze di piogge da ben tre anni. Poi arriverà Un altro ferragosto (2023), sequel del cult Ferie d'agosto (1996).

I film con Renato De Maria
Due invece i film con Renato De Maria, che prima lo affianca a Ivan Cotroneo nello script di Paz! (2002), tratto dalle opere "Pentothal", "Zanardi", "Pompeo" e "Il libro rosso del male" di Andrea Pazienza, narrando sesso, pessimi esami universitari, sogni a occhi aperti, canne, ielle e cazzate di un gruppo di ragazzi della Bologna del 1977, e poi gli fa ritrovare Doriana Leondeff nel dramma sentimentale Amatemi (2005), su una donna che percorre un difficile itinerario di accettazione di se stessa e della propria vita. Se Paz! viene accolto positivamente, non si può dire lo stesso di questa seconda opera, che invece non è del tutto convincente ed espressiva da un punto di vista della scrittura, presentando evidenti lacune di compiutezza in una formula che, forse, non è sempre quella vincente per richiamare il pubblico in sala.

Le sceneggiature per Silvio Soldini
Dopo aver lavorato con Umberto Contarello e Domenico Starnone ai racconti di Luigi Pirandello "L'uomo dal fiore in bocca" e "All'uscita", che verranno trasposti da Michele Placido in Ovunque sei (2004).
Importantissima, nello stesso anno, la sua collaborazione con Silvio Soldini, che inizia assieme alla Leondeff attraverso l'insolita commedia Agata e la tempesta, all'interno della quale gli autori indagano sul tema della felicità, su quella meravigliosa scoperta che è quella sensazione di gioia che conduce a un mutamento profondo dell'attimo vissuto. Peccato che la sceneggiatura, malgrado i divertenti e variopinti personaggi presentati, sia biasimata per troppa leziosità e per una mancanza di emozione che dovrebbe, invece, essere comunicata. Secondo alcuni critici, Agata e la tempesta è uno spreco di "potenziale narrativo ipercitazionista", seppur lieve e colorata.
Ci riproveranno con Giorni e nuvole (2007), aggiungendo al gruppo Federica Pontremoli, con un racconto più serio, incentrato sulla precarietà e sulla disoccupazione, sul senso di delusione e di fallimento incarnati da una coppia di coniugi che hanno perso il loro equilibrio e le loro certezze e si sentono oppressi dalle insicurezze sociali. L'opera non è perfetta. Si percepisce l'improvvisa mancanza di tranquilla stabilità e la crisi della serenità, ma la scrittura è fine, ben dosata e attenta alla psicologia dei personaggi smarriti e persi nel loro infinito dolore individuale.

Il leggero E se domani
Molto più leggero E se domani (2005) di Giovanni La Pàrola, dove Piccolo gioca con la tragicommedia italiana di genere sul tema dell'eroismo quotidiano, strizzando l'occhio ai facili sentimentalismi, ma con intelligenza. Anche qui, non mancano i difetti, un certo girare a vuoto della sceneggiatura, che si avvicina pericolosamente all'etichetta di "occasione mancata", forse per un abuso del grottesco e del surreale.

Piccolo incontra Nanni Moretti
Comincia nel 2006, la collaborazione con Nanni Moretti che lo vuole con la Pontremoli per il suo Il caimano, pellicola su una pellicola che non s'ha da fare, ma che porta ricchezza e umanità a un'arte strozzata dal berlusconismo. Piccolo si unisce a Moretti nel considerare i film divertenti come pericolosi e sovversivi, sfruttando lo stratagemma della ricerca dell'interprete perfetto per un progetto cinematografico su Silvio Berlusconi. Da qui in poi, iniziano le sorprese, mischiando amarezze e dolcezze morettiane davanti alla crisi italiana che la figura politica scatenò politicamente e socialmente.
L'esperienza porterà i tre autori a lavorare assieme anche nel 2011 con Habemus Papam, vincitore di un Nastro d'Argento proprio per una sceneggiatura malinconica su un Papa depresso a causa delle pressioni per le sue future responsabilità e tentato dal gran rifiuto a occupare il posto di pontefice, come a rappresentare la morte di un'istituzione vetusta e confusa e, quindi, molto più umana che divina, e meno solida e compatta di come si presenta. La storia era rischiosa e insidiosa, ma l'originalità viene indubbiamente premiata.
Nel 2015, esce invece Mia madre, stavolta con l'aggiunta di Valia Santelli come sceneggiatrice, ma nonostante questo, il film è talmente personale e introspettivo da essere più "morettiano" che "piccoliano" o "santelliano". Le frecciatine del regista ci sono e sono peculiari, ma il doloroso e struggente disincanto per una malattia e un lutto che stanno prendendo il sopravvento sulla vita di una regista sono membra mnemoniche ed elaborative del solo Moretti, perché realmente vissute, portando dentro interrogazioni sulle proprie azioni e sulle proprie scelte. Piccolo forse semplica quel magma di dolore relativo alla perdita di una madre soave e lievissima ed esplicita le conseguenze psicologiche delle evoluzioni dei personaggi con attenta sapienza, compreso quel sempre presente senso di inadeguatezza che permea tutto il racconto e che rappresenta il vero movimento emozionale del film.
Ma Moretti e Piccolo (assieme a Laura Paolucci) si ritroveranno gomito a gomito anche per la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Sandro Veronesi Caos Calmo (2008), che verrà diretto da Antonello Grimaldi.
E, sempre da un libro di Veronesi, Francesco Piccolo lavorerà ancora con la Paolucci a Gli sfiorati (2011) di Matteo Rovere.


Altri lavori
Varca inaspettatamente le soglie del genere horror nel 2013 con Controra di Rossella De Venuto, thriller soprannaturale inquietante e avvincente e tremendamente ben scritto, ma sfortunatamente sottovalutato.
Nel 2014, lavora invece con Dino Gentili al remake del film italiano dello spagnolo Un novio para mi mujer (2008) di Juan Taratuto, che prenderà il titolo di Un fidanzato per mia moglie, poi sarà ancora tempo di un nuovo adattamento (ancora una volta con la Paolucci) al grande schermo con il romanzo "Limbo" di Melania Mazzucco, che verrà prodotto con omonimo titolo nel 2015.

Accanto a Francesca Archibugi
Più divertente e facile il riversamento su pellicola italiana della pièce teatrale "Le prénom" di Alexandre De la Patellière e di Matthieu Delaporte in Il nome del figlio (2015) di Francesca Archibugi, che segna per la prima volta una collaborazione tra la regista e lo sceneggiatore in queste due posizioni, che si ripeterà con Gli sdraiati (2017), liberamente tratto dal romanzo omonimo di Michele Serra.
Seguirà Vivere (2019), con la partecipazione di Paolo Virzì nelle vesti di solo sceneggiatore, che descrive l'esistenza di una famigliola di una periferia residenziale, e Il colibrì (2022), dal romanzo omonimo di Sandro Veronesi.

I lavori con Daniele Luchetti
Nel 2019, Daniele Luchetti sceglie di portare sul grande schermo i libri gemelli "Momenti di trascurabile felicità" e "Momenti di trascurabile infelicità", usando però solo il titolo del primo romanzo come titolo cinematografico. Il film è un'apologia delle piccole gioie da un punto di vista quasi filosofico, che però purtroppo spesso vira verso il facile buonismo.
Andrà meglio con Lacci (2020), dove Piccolo lavora sul romanzo omonimo di Domenico Starnone.

Il David di Donatello
Il primo David di Donatello per la sceneggiatura originale arriva invece nel 2019, accompagnato da un altro Nastro d'Argento, per lo script di Il traditore di Marco Bellocchio. Un premio che Francesco Piccolo divide con la Santella e con Ludovica Rampoldi e che restituisce il ritratto del pentito mafioso Tommaso Buscetta, lontano da tormenti moralistici, ma non da incubi a occhi aperti legati alla sua scelta di sopravvivenza.
Siamo di fronte al suo migliore lavoro. Ispirandosi ai fatti del maxiprocesso palermitano contro Cosa Nostra, Piccolo e gli altri autori sono tesi nell'allestimento di un teatro grottesco, dove gli uomini si travestono da bestie (fuori e dentro le gabbie) e dove ogni bestia deve fare il suo verso, svelando ciò che per molti era ancora nascosto. Rivelazioni che priveranno (purtroppo troppo brevemente) la mafia del potere dell'impunità.

Esperienze televisive
Non mancano i lavori per la tv. Piccolo è, infatti, lo sceneggiatore della fiction L'avvocato Guerrieri - Testimone inconsapevole (2007), ma soprattutto della miniserie di successo L'amica geniale, dall'omonima saga letteraria di Elena Ferrante.
Sempre della Ferrante, lavorerà alla trasposizione di "La vita bugiarda degli adulti" (2023).
A queste opere, si aggiungono i lavori come autore di programmi televisivi: "Quello che (non) ho", vari Festival di Sanremo, "Vieni via con me", "Viva il 25 aprile". Nel 2023 presenterà alla Mostra del Cinema il documentario da lui co-diretto insieme ad Annalena Benini Le mie poesie non cambieranno il mondo su Patrizia Cavalli.

Vita privata
Francesco Piccoli è sposato con Gabriella D'Angelo e hanno due figli.

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