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Davide Ferrario

Davide Ferrario è un regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, è nato il 26 giugno 1956 a Casalmaggiore (Italia). Davide Ferrario ha oggi 67 anni ed è del segno zodiacale Cancro.

Il militante del cinema italiano

A cura di Nicoletta Dose

Regista, sceneggiatore, produttore e critico cinematografico. Davide Ferrario è un intellettuale che ama il cinema, la magia delle immagini in movimento, sperimenta generi e stili diversi, con l'intento di raccontare piccole storie di italiani, provinciali alla ricerca di una vita più piena. Con uno spirito critico acuto, ha realizzato commedie e drammi, e si è affezionato all'animo dell'inchiesta dei documentari.

Critico, scrittore, regista
Si avvicina giovanissimo al mondo della critica cinematografica e dopo la laurea in Letteratura angloamericana, comincia ad occuparsi a tempo pieno alla scrittura e alla distribuzione di prodotti del grande schermo con la Lab80 di Bergamo. Scrive sulla prestigiosa rivista "Cineforum", pubblica una monografia sul regista tedesco Rainer Werner Fassbinder e prende i primi contatti con il cinema indipendente americano, di cui diverrà l'agente più importante, portando in Italia le opere di Jim Jarmusch, John Sayles e Susan Seidelman. Nei primi anni Ottanta si dedica alla stesura della sceneggiatura di 45° parallelo di Attilio Concari, poi debutta alla regia con il cortometraggio Non date da mangiare agli animali (1987). Scrive sceneggiature per numerosi registi con i quali collabora (Occhi che videro e Manila Paloma Bianca su tutti) e forma il suo stile, sperimentando e indagando nelle strutture di diversi generi cinematografici. Nel 1989 esordisce alla regia di un lungometraggio, La fine della notte, seguito poi dalla commedia Anime fiammeggianti (1994), melò rielaborato in commedia grottesca con risvolti surreali che racconta la 'cattiva' rinascita di un uomo abbandonato dalla moglie.

Tv, documentari e i giovani in crisi
Si occupa anche di serialità televisiva e nel 1990 dirige sei puntate della mini-serie American Supermarket, un ritratto ironico sulle abitudini degli italiani degli anni Cinquanta, e il documentario Lontano da Roma (1991), incentrato sulla struttura della "Lega Lombarda", presentata nei suoi pregi e difetti. Lo spirito militante di Ferrario lo porta a sentirsi a proprio agio nella realizzazione di documentari: nel 1995 lavora assieme a Guido Chiesa per dare voce al progetto di Materiale resistente, dove le immagini d'epoca della resistenza partigiana si mescolano ad una colonna sonora dall'animo pop/rock, poi ripercorre le tappe del viaggio Reggio Emilia-Mongolia del gruppo musicale CSI in Sul 45° parallelo (1997). Ritorna al cinema di fiction con il giovanilista e cinico Tutti giù per terra (1997) con Valerio Mastandrea nei panni di uno studente di filosofia fuori corso, bloccato tra la voglia di scappare e quella di restare e lottare per una vita migliore. In quest'ultimo film, Ferrario riesce a dare voce a quelle generazioni di disorientati che caratterizzano la fine degli anni Novanta, senza strafare ma mantenendo saldo uno sguardo di sincero realismo.

Sperimentazioni stilistiche
Si confronta con la commedia di viaggio in Figli di Annibale (1998) con Diego Abatantuono, cambia totalmente genere con Guardami (1999), ispirato alla vita della pornostar Moana Pozzi, film spregiudicato che indaga senza pudore nel mondo del cinema pornografico, tema che non ha trovato consensi nel pubblico e nella critica. Gira i documentari La rabbia (2000) e Le strade di Genova (2002), dopodichè ritrova un dialogo più sereno con gli spettatori con il film successivo, Se devo essere sincera (2004), dove una straordinaria Luciana Littizzetto si divide tra l'amore un po' raffreddato del marito e quello nuovo per un commissario di polizia interpretato dal comico Neri Marcorè, una commedia col morto tratta dal romanzo di Margherita Oggero "La collega tatuata".

La magia dell'arte e l'omaggio a Primo Levi
Nel 2004 prende la macchina da presa e la porta a perlustrare i corridoi, gli angoli nascosti e la magia del Museo Nazionale del Cinema di Torino, presentati poi nel film Dopo mezzanotte, interamente realizzato in digitale che ottiene tre nomine al premio David di Donatello. L'anno dopo ripercorre i seimila chilometri che Primo Levi fece da Auschwitz per raggiungere Torino nel documentario La strada di Levi (2005), scritto e diretto assieme a Marco Belpoliti. Nel 2008 esce nelle sale Tutta colpa di Giuda - Una commedia con musica dove una vitale Kasia Smutniak interpreta una regista teatrale alle prese con la messa in scena della Passione di Cristo all'interno di un carcere, tra la questione dell'indulto e lunghe riflessioni acute sul senso della religiosità.
Nel 2014 il suo film La zuppa del demonio, un documentario sugli effetti che l'industrializzazione e il progresso hanno avuto sulla società, viene presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia. Nel 2015 racconta uno dei tesori d'Italia da poco riaperto al pubblico, l'Accademia Carrara di Bergamo, nel documentario L'Accademia Carrara - Il museo riscoperto. E lo stesso anno dirige due danzatori nel documentario incentrato sul corpo e sul sesso Sexxx.
Tra i suoi ultimi film troviamo i documentari Cento anni (2017) Nuovo cinema paralitico (2020), e Umberto Eco - La biblioteca del mondo.

Ultimi film

Commedia, (Italia - 2021), 97 min.
Documentario, (Italia - 2017), 85 min.
Documentario, (Italia - 2015), 70 min.
Commedia, (Italia - 2013), 90 min.
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